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Comitato referendario per la buona scuola anche a Molfetta
15 maggio 2016

È nato anche a Molfetta il Comitato referendario che promuove l’abolizione di alcune parti della L. 107, meglio conosciuta come la Buona scuola. Dopo che il 17 marzo 2016 alcune sigle sindacali, tra cui Gilda Unams, CGIL e Cobas e associazioni della società civile hanno depositato in Cassazione i quattro quesiti, è partita la raccolta delle 500.000 firme necessarie per l’indizione del Referendum. I suddetti quesiti riguardano: - Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede; - Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione; - Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro; - Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private. Partiamo dai primi due quesiti, cioè dalla volontà di abolire i poteri totalmente discrezionali del dirigente scolastico, sia in merito alla scelta e/o alla conferma dei docenti in una scuola, sia nella scelta dei docenti meritevoli da premiare economicamente. Tali poteri stravolgerebbero l’attuale gestione partecipata, e quindi democratica, della scuola rendendola ampiamente discrezionale e affidata ad una sola persona. Si tratta di una visione verticale che non può essere applicata alla scuola, essendo essa un organo costituzionale, tutelata dall’articolo 33, comma 1 della Costituzione che riconosce la libertà di insegnamento; quest’ultima non è un privilegio degli insegnanti ma una garanzia per il cittadino, affinché i giovani studenti siano formati secondo i principi i libertà e crescano come menti critiche. Il terzo quesito riguarda l’abolizione delle 400/200 ore di alternanza scuola- lavoro che, innanzitutto, modificano significativamente l’assetto del curriculum e dell’organizzazione scolastica e poi rischiano di diventare mano d’opera a costo zero per le imprese, che potrebbero non avere a cuore la formazione degli studenti, ragionando in un’ottica del fare piuttosto che dell’imparare. Infine, il quesito che mira ad abolire le norme sui finanziamenti privati a singole scuole, sia pubbliche che private. La nostra Costituzione afferma all’articolo 33 che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”; tuttavia, una vergogna tutta italiana vede lo stato finanziare, a tutt’oggi, le scuole private presenti sul territorio. Il cosiddetto “school bonus”, previsto dalla L. 107, aggraverebbe ulteriormente la situazione, perché permetterà a enti o privati di finanziare singole scuole, creando una pericolosa classifica di scuole di serie A e B. La scuola pubblica statale deve essere, invece, libera da qualsiasi condizionamento ideologico, aperta al contributo di tutti e, soprattutto, finanziata dignitosamente dallo Stato Italiano che, purtroppo, vanta il triste primato di stato europeo con i minori stanziamenti per l’istruzione pubblica. E’, quindi, evidente che l’abolizione di alcune parti della L. 107 non sia affatto una battaglia degli insegnanti per gli insegnanti, in difesa di fantomatici privilegi di categoria, bensì una difesa dell’essenza stessa di libertà nel sistema democratico. Con queste premesse qualunque libero cittadino ha la responsabilità, l’interesse e il diritto di apporre la propria firma affinché siano indetti i referendum.

Autore: Maria Mastropierro
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