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Comitato 2 Sì per l'Acqua Bene Comune, incontro a Molfetta sulla non applicazione dei quesiti referendari
27 ottobre 2011

MOLFETTA - Solo 4 mesi fa si realizzava un “piccolo grande miracolo” di partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine italiane alla vita politica del nostro paese: ben 27milioni le croci su quei “2 sì” per l'acqua bene comune, una vera e propria presa di coscienza popolare riguardo la necessità di ripubblicizzare i servizi idrici.
La vittoria referendaria ha rappresentato una sfiducia dal basso alla teoria del pensiero unico che, da oltre 30 anni vede nel neoliberismo l'unica strada maestra per la crescità dell'umanità, da perseguire a suon di privatizzazioni e liberalizzazioni dei beni comuni, partendo dall'acqua, dal territorio, sino a toccare la sanità, la cultura, il lavoro.
Si pensava che in Italia dopo il referendum iniziasse una nuova stagione politica, partisse la riscossa dell'idea della gestione pubblica dei beni, annullando le teoria del “privato efficiente e poco dispendioso” e rispettando la volontà dei cittadini. Ad oggi, sembra che le cose non siano cambiate. Sembra che il referendum non sia mai esistito.
Per informare la cittadinanza di quanto accaduto in questi 4 mesi, il Comitato «2 Sì per l'Acqua Bene Comune» ha organizzato l'assemblea pubblica «Verità Bene Comune» per venerdì 28 ottobre alla Sala Turtur (ore 19), cui parteciperà Federico Cuscito, referente provinciale del Comitato pugliese «Acqua Bene Comune».
Sarà un momento di riflessione, in cui porre domande e cercare di dare risposte certe: le amministrazioni locali hanno davvero fatto partire i processi di ripubblicizzazione dei servizi pubblici? Sono davvero diminuite le tariffe del 7% grazie alla soppressione del "full recovery cost"? Siamo davvero certi di poter parlare di ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese ad opera della regione Puglia? I due quesiti referendari sono stati applicati?
 
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Non penso, non ho mai creduto, e nemmeno ho scritto che la storia sanguigna cambia il mondo solo apparentemente! Al contrario: la storia sanguigna cambia il mondo irreale e ingiusto, in un mondo reale e giusto (in un certo senso). Trattasi di una vittoria e non la fine della guerra. La guerra continua nel voler imporre ancora una volta, un mondo irreale e ingiusto: sarebbe l'eterna lotta fra il bene e il male. Come si fa a decidere cosa è il bene e cosa è il male? Tutto dipende dalla posizione di ognuno di noi, in base alle personali conoscenze, alla personale istruzione, (vedi le continue Riforme Scolastiche) collocazione culturale e di pensiero politico, anche religioso. La Rivoluzione Americana e la Rivoluzione Francese, ne sono un esempio. Ognuno usa i mezzi a propria disposizione per far valere e imporre i "valori" e la "giustizia" "manovrando" l'accoglienza e la credenza popolare, a far valere democraticamente le proprie convinzioni. La STORIA, anche questo fa discutere, si ripete in continuazione anche se le situazioni e le condizioni sono diverse e imparagonabili al quelle passate. Vedi la povertà, la schiavitù, i grandi privilegi, le disuguaglianza, ritornate prepotentemente alla ribalta e visibili nella realtà di questo nostro secolo. Certamente non sono le stesse del passato. Sono cambiati anche i mezzi e i fini, sia da parte di coloro che da queste "ingiustizie" ne ricavano benefici, sia per coloro i quali decidono di denunciarle e combatterle. Le masse si possono addomesticare e narcotizzare con l'uso improprio del progresso tecnologico, del giornalismo e, in primo luogo dalla televisione che, essendo un grande mezzo di comunicazione di massa, insieme al consumismo scellerato, hanno prodotto una realtà irreale e mediatica, e quello che Bauman chiama "lo sciame inquieto dei consumatori". Dopo un secolo di felice coabitazione tra etica e razionalità strumentale, il secondo elemento della coppia si è autoescluso dal matrimonio e l'etica è rimasta, da sola, a farsi carico di tutto. E quando rimane sola, l'etica è più vulnerabile. Non le è facile restare in piedi per conto proprio.

La risposta di molti paesi del mondo alla crescente richiesta di acqua è stata quella di costruire dighe ambientalmente distruttive e di deviare in modo indiscriminato i fiumi, senza preoccuparsi delle ripercussioni geoclimatiche provocate da queste opere devastanti. Il numero delle super dighe nel mondo è cresciuto dalle 5 mila del 1950 alle 38 mila di oggi. L'80% dei più grandi fiumi cinesi sono così degradati che non consentono la vita fauna ittica. Negli Stati Uniti d'America, solo il 2% dei fiumi e delle terre irrigue del paese rimane libero e non umanizzato: come risultato, il paese ha perso più della metà delle sue terre umide. In questo grande paese, epicentro della diversità delle acque del mondo, il 37% dei pesci d'acqua dolce sono a rischio di estinzione, il 50% dei gamberi di fiume ed il 40% degli anfibi sono in pericolo e il 67% di mitili di acque dolci sono estinti o prossimi all'estinzione. Nei sistemi dei Grandi Laghi, Nature Conservancy ha identificato 100 specie e 31 comunità ecologiche a rischio. Numerosi ricercatori ed organizzatori ambientali stanno suonando l'allarme da più di un trentennio: se l'utilizzo dell'acqua continuerà a crescere ai ritmi attuali il risultato sarà devastante per la Terra e i suoi abitanti. Migliaia di gruppi o comunità stanno combattendo contro la costruzione di nuove dighe, difendendo i fiumi danneggiati e le terre umide, opponendosi alle industrie che contaminano i sistemi idrici, proteggendo le balene e le altre specie acquatiche dalla caccia e dalla pesca intensiva. In molti paesi studiosi ed esperti stanno sottoponendo soluzioni nuove e creative a questi problemi. Questo lavoro è cruciale e questi sforzi hanno bisogno di essere coordinnati e compresi per opporsi alla globalizzazione economica e al suo ruolo nel promuovere la privatizzazione e la mercificazione del sistema idrico.
Crediamo che l'acqua potabile sia un bene infinito, ma questa è una tragica illusione, che ci ha portato, fino ad oggi, a sperperare in modo dissennato questa risorsa che rappresenta l'unico elemento irrinunciabile per la sopravvivenza. La percentuale di acqua potabile presente sulla Terra è meno dello 0,5 di tutta l'acqua presente sul pianeta. Il restante 99% è acqua di mare o è congelata nei ghiacci polari. L'acqua dolce si rinnova solo grazie al ciclo della pioggia, al ritmo di 40/50.000 chilometri cubici per anno. Il consumo globale di acqua si raddoppia ogni 20 anni, più del doppio del tasso di crescita della popolazione umana, e secondo le stime delle Nazioni Unite, già oggi più di un miliardo di persone non ha accesso all'acqua potabile. Se il trend corrente persiste, nel 2025 è probabile che la richiesta di acqua dolce sia superiore del 56% alla quantità di acqua oggi disponibile. Più la crisi dell'acqua si intensifica, più i governi – sotto la pressione delle aziende multinazionali – stanno invocando soluzioni radicali: la mercificazione e il trasporto di grandi quantità d'acqua. Coloro che propongono la mercificazione e la conseguente privatizzazione dichiarano che questo sistema è l'unico modo per distribuire l'acqua nel mondo assetato. Ma, i fatti, l'esperienza dimostra che vendere l'acqua nel libero mercato non risponde ai bisogni dell'umanità nel suo insieme. Al contrario l'acqua privatizzata è riservata a quelli che possono pagare per averla, vale a dire le ricche metropoli, le persone ricche e le grandi aziende consumatrici intensive di acqua come l'agricoltura e le nuove tecnologie. La spinta ad aziendalizzare l'acqua arriva in un momento in cui gli impatti sociali, politici ed economici della scarsità di questa risorsa stanno rapidamente diventando una forza destabilizzante, con i conflitti legati all'utilizzo dell'acqua che spuntano sempre più rapidamente intorno al mondo.


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