Come nasce un natante da pesca di 20 metri XV parte. Il varo
Il lavoro di costruzione dello scafo degli interni e della sovrastruttura della barca, da parte dei mastri d’ascia, è praticamente terminato; piccoli, ulteriori interventi saranno fatti da mastro Michele, a misura che si renderanno necessari a completamento degli interventi degli altri tecnici. Adesso entrano in scena fabbri, meccanici, elettricisti, elettronici, frigoristi e pittori che completeranno l’allestimento. Le apparecchiature da installare saranno moltissime: un moderno natante adibito alla pesca è un concentrato di tecnica e tecnologia. Oltre alle opere relative alle attrezzature di pesca, descritte precedentemente, è necessario interconnettere e rendere reciprocamente interattive, moltissime apparecchiature. Le “connessioni” non sono solamente di tipo elettrico. Partendo dal cuore della “creatura”, il motore: esso dovrà essere collegato con comandi a filo con la plancia; infatti e da lì che il Capitano – nel nostro caso, si tratta del giovane Giovanni Panarosa – azionando due leve gestirà il funzionamento del motore. La macchina dovrà essere sempre tenuta sotto controllo pertanto, i sensori che ne monitorano le caratteristiche di funzionamento ed i parametri di temperatura, pressione, numero di giri, consumo di combustibile, ecc. dovranno essere collegati, spesso con linee ridondanti, con i pannelli di controllo in plancia. Nello scafo, al di sopra della linea di galleggiamento, vengono praticati dei fori di diametro adeguato, attraverso i quali, le tubazioni dell’acqua di raffreddamento del motore, scaricheranno fuori bordo; lo stesso vale per gli scarichi di cucina e del locale igienico. La macchina idraulica che aziona, con la rotazione della ruota del timone, la pala del timone medesimo, sarà collegata con un circuito idraulico ad alta pressione azionato da una pompa volumetrica (che mette in altissima pressione piccoli volumi di fluido idraulico che aziona un torchio idraulico) , alla plancia dove appunto c’è la ruota a caviglie del timone (volgarizzando il gergo, il volante), ruotando la quale si permette alla barca di virare a dritta o a sinistra. Il verricello – apparecchio importantissimo sia per gli scopi di pesca propriamente detti, sia per le manovre di cavi, cime, sollevamento pesi, ecc. - si collega ad una presa di potenza sull’albero motore, attraverso cinghie di trasmissione. Sull’alberetto sono sistemate le antenne ed i captatori dei segnali che i diversi satelliti adibiti alla navigazione marittima (GPS) trasmettono a terra; le antenne radio a diverse bande di frequenza, l’antenna del radar, la sirena di segnalazione (quello che in gergo viene chiamato corno da nebbia), il proiettore ad alta potenza; tutta le serie di luci di diverso colore che le norme di navigazione impongono a qualsiasi bastimento in mare. Nelle celle frigorifere si impiantano le batterie refrigeranti, collegate ad un compressore di gas frigorigeno sistemato in sala macchine. In fondo allo scafo, in corrispondenza della chiglia, vengono sistemate, una per lato, le navicelle contenenti i trasduttori del sonar, che permettono ala Capitano di individuare le zone di pesca migliori; esse saranno collegate con monitors sistemati in plancia. Lo scafo viene rifinito con mani di colore secondo il gusto dell’Armatore. Si segna, con estrema cura, la linea di galleggiamento che è determinata dall’altezza calcolata dal fondo della chiglia, in relazione al dislocamento (il peso del volume d’acqua spostato dallo scafo, che corrisponde esattamente al peso del medesimo). Il Mastro d’ascia allestisce la via di corsa della nave durante il varo. Al di sotto dello scafo vengono sistemate e livellate le palanche (travi di legno duro – quercia o olmo, opportunamente insevate per diminuire l’attrito di scorrimento, durante la fase del varo) che formano una sequenza, dallo scalo fino all’inizio della scala (letteralmente una scala semi sommersa che servirà da scivolo in acqua, fino alla profondità di galleggiamento). Sulle palanche, previa operazione di ingrassaggio con sego caldo, liquido, saranno tirate le due invasature che saranno sistemate sotto lo scafo. Con un opportuno uso di cunei e spessori, si fa adagiare il peso dello scafo sull’invasatura, in forma stabile. In tal modo, il peso dello scafo si può trasferire sull’invasatura, demolendo le taccate che lo tenevano diritto sullo scalo, durante tutta la fase di costruzione. Viene allestito il gioco di funi metalliche che collegheranno il sistema scafo/invasatura al verricello di alaggio a terra. Tutto è pronto per il varo: la nave viene decorata con bandiere (impavesata), gli ospiti donano bouquet di fiori beneauguranti al bastimento; a terra si allestisce un sontuoso buffet per gli invitati alla cerimonia. Viene invitato un Sacerdote per la benedizione della barca e una preghiera propiziatoria. Si apre il buffet a tutti i presenti alla cerimonia. La Madrina rompe la benaugurante bottiglia di spumante sullo scafo, dopo di che, nel tripudio generale, il Maria di Medjugorje scende in mare, fra gli applausi di tutti. Prima di poter incominciare la sua attività di pesca, il natante sarà sottoposto a diversi controlli e lavori di allestimento in banchina.
Autore: Tommaso Gaudio