Codice Etico dell'AC: una nuova primavera civica
Io cambio! Il mio voto non lo scambio». Questo è stato lo slogan della campagna «Per un voto libero e responsabile» organizzata dall’Azione Cattolica Italiana della Diocesi di Molfetta-Ruvo- Giovinazzo-Terlizzi. Una provocazione rivolta ai cittadini per una “democrazia partecipata” che annulli le solite deleghe in bianco. I rappresentanti dell’AC hanno presentato alla Sala Finocchiaro di Molfetta un codice etico, auspicando un nuovo stile di vita di fronte alla grave crisi politica, economica, morale e culturale che sta mettendo a rischio il tessuto sociale del Paese e della città, di fronte al grave deficit di ideali dei partiti e dei gruppi politici spesso assoggettati a logiche di una finanza e di una economia arroganti. Chiaro è stato il riferimento ai partiti politici invitati a rispettare i principi fondamentali della legalità, della trasparenza, dell’etica, della difesa dei più deboli, della salvaguardia del bene comune. Anche per questo motivo, l’AC è stata criticata e accusata di trasformarsi in un partito politico. «Siamo un’associazione di laici impegnati a vivere, ciascuno “a propria misura” ed in forma comunitaria, l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità - ha ribadito Angela Paparella, presidente diocesano dell’AC -. Crediamo che sia doveroso e possibile educarci reciprocamente alla responsabilità, in un cammino personale e comunitario di formazione umana e cristiana. Vogliamo essere attenti, come singoli e come comunità, alla crescita delle persone che incontriamo e che ci sono state affidate». Angela Paparella ha perciò invitato i cittadini ad esercitare il diritto di voto e a farlo seguendo determinati criteri. «Partecipare è nostro dovere perché è l’unico modo per difendere i nostri diritti, l’unico modo per essere gli artefici del nostro domani e del futuro dei nostri figli; il voto è la massima espressione di democrazia - ha continuato -. Nelle votazioni politiche e amministrative non esiste un quorum di validità, per cui non andare a votare significa fare il gioco di chi potrebbe approfittare di minoranze clientelari per governare nel nome di tutti, perseguendo unicamente i propri interessi». In virtù di questa dichiarazione, l’AC ha stilato un “Codice Etico” per gli elettori, invitandoli a partecipare alla vita pubblica, seguendo la propria coscienza, senza farsi ingannare o farsi abbindolare da false speranze e falso perbenismo, ma privilegiando chi fa dell’interesse della collettività il suo unico fine, perseguendolo con rigore morale e correttezza. È necessario che i cittadini si riapproprino del proprio ruolo critico e della propria identità politica perché «c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare», ha sottolineato Angela Paparella citando il Testo Biblico. «Dobbiamo essere credenti, non creduloni, seguire la coerenza, non il trasformismo». Molto interessante è stata la riflessione di Graziano Antonio Salvemini, coordinatore cittadino dell’AC, che ha delineato utopicamente la politica come cultura della legalità, senso della misura, del decoro e del rispetto. «La politica deve essere incentrata sul confronto e sul dialogo, bisogna preoccuparsi di porre le basi per la crescita del territorio e della società», la conclusione Salvemini. Nella discussione finale, numerosi sono stati gli interventi dei politici, interventi che forse non potranno mai competere con il primo codice etico che recita così: «esercita sempre il tuo diritto di voto, ricorda che tanta gente in passato ha dato la propria vita, perché questo tuo diritto di esprimerti e partecipare liberamente venisse riconosciuto e tutelato».
Autore: Elisabetta Ancona