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Città sconvolta Condanne dai partiti e dalla Chiesa
15 luglio 2011

Inchiesta senza precedenti nella storia di Molfetta, la peggiore dagli anni ’50. È un punto di non ritorno che ha sconvolto non solo la vita politica e amministrativa di Molfetta, ma anche la serenità civile dei cittadini. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Trani ha evidenziato una sconsiderata gestione del territorio e una serie di confl itti d’interesse all’interno dell’amministrazione Azzollini e dei suoi uffi ci dirigenziali, come già l’opposizione locale e Quindici avevano rilevato nel recente passato. Ad esempio, la nomina nel novembre 2006 dell’ing. Rocco Altomare a dirigente del Settore Territorio, militante politico del Pdl e professionista del settore (azzerata la diff erenza tra controllore e controllato). O ancora, il mancato controllo politico (o connivenza politica?) del sindaco Antonio Azzollini e dell’assessorato all’Urbanistica sull’operato dirigenziale. Infi ne, gli interessi personalistici legati alla Commissione Paesaggistica e alla redazione del Piano dell’Agro. Solo per citare i già noti. Intanto, il Comune di Molfetta non si costituisce parte civile nell’eventuale processo a carico dei responsabili. Le reazioni politiche. Tralasciati gli aspetti giudiziari, tutte le compagini politiche locali hanno chiesto le dimissioni del sindaco Azzollini e della sua amministrazione, in primis dell’assessore all’Urbanistica, Pietro Uva (l’unico con delega), per la responsabilità politica. «Nessuno tra coloro che ricoprono incarichi politici e amministrativi di primissimo piano può, oggi, lavarsi pilatescamente le mani, scaricando con immane ipocrisia ogni responsabilità sui tecnici», il commento del Pd, che punta il dito sul «graduale processo di svilimento delle istituzioni democratiche, avviato dal centrodestra» nella città di Molfetta, del loro «asservimento a interessi particolari e personalistici». «È l’atto giudiziario più grave degli ultimi anni, dopo l’omicidio Carnicella», secondo Guglielmo Minervini (Pd), assessore regionale ai Trasporti, che condanna l’arroganza e «lo squallido fallimento» dell’amministrazione Azzollini, evidente «nel silenzio imbarazzato, che suono di complicità». Azzollini, come il premier Silvio Berlusconi, preferisce nascondersi dietro pubblicità-propaganda, spostando l’asse dell’attenzione pubblica su problemi minori, e tutelare «piccoli gruppi d’interesse, attraverso strumenti corruttivi o arroganti». Scioglimento del Consiglio comunale per infi ltrazioni mafi ose? «Non c’è la mafi a, nonostante ci sia una dinamica mafi osa, priva però dell’esercizio della coercizione violenza», la replica di Minervini alla domanda del direttore di Quindici, Felice de Sanctis durante la conferenza stampa. Si tratta di sola associazione a delinquere (l’articolo richiamato dalla Procura di Trani è il 416 del Codice Penale, e non il 416-bis). Oltre alle dimissioni del sindaco Azzollini «per salvare il decoro e la dignità della città», il Prc ha richiesto non solo il ripristino della legalità nel Settore Territorio, ma anche chiarezza pubblica sulla vicenda «adottando in via di autotutela tutti gli atti necessari», come la revoca dei provvedimenti sotto inchiesta. «Desolante scenario», secondo Sel, per «questo sistema aff aristico» che non è solo «legato all’edilizia e al territorio, ma anche pilastro fondante dell’attività del governo di centrodestra». È l’arroganza di chi «si sente un intoccabile, forte della convinzione di non dover mai render conto né alle forze di opposizione, né alla collettività». Oltre alle dimissioni del sindaco Azzollini e della sua amministrazione, per Sel è necessaria «la sospensione del Piano dell’agro e di tutti gli atti oggetto d’indagine, le dimissioni dalle pubbliche funzioni di quanti coinvolti nella vicenda affi nché l’istituzione comunale non ne sia in alcun modo coinvolta». Rifl essione politica anche del Terzo Polo (Udc e Fli), che attacca l’amministrazione Azzollini per «un sistema di fare politica tutto improntato sull’uso personalistico della stessa» e chiede le dimissioni di sindaco e giunta. «Non serve la lapidazione mediatica, men che meno quando nascosta dietro l’ipocrisia delle parole», la reazione del Pdl, che attacca i partiti di opposizione perché cavalcano politicamente le azioni della magistratura. Nel puro stile berlusconiano, il sindaco Azzollini prima attacca con arroganza la stampa libera, invece di spiegare alla città il mancato controllo politico o i confl itti di’interesse della sua amministrazione, poi rigettata al mittente le dimissioni, pensando di cavarsela con una battuta in aperta polemica con il governo Vendola per la vicenda Tedesco-Frisullo: «come modello ho Vendola, ma sono meglio di lui. Mi dimetterò trascorso lo stesso numero di giorni che trascorrono dalla data di arresto di Frisullo a quella in cui si dimetterà Vendola». Vanta le democrazie anglosassoni, dimenticando che in quelle democrazie i personaggi istituzionali, appena sfi orati da vicende giudiziarie e scandalistiche, lasciano subito l’incarico. L’esempio dev’essere integrale, anche nel rispetto della stampa e dell’opinione pubblica, e non parziale. Le altre reazioni. «Dal 2004 si sono moltiplicate le iniziative fi - nalizzate alla generalizzata cementifi cazione del territorio, del litorale e dell’agro, in un’ottica di sistematica alterazione del paesaggio». Così Legambiente ha denunciato la cattiva gestione del territorio di Molfetta da parte dell’amministrazione Azzollini: «autorizzazioni edilizie per l’incremento di volumetrie e cambi di destinazione d’uso di porzioni del territorio hanno stravolto e mistifi cato le linee dettate dal Piano Regolatore», perseverando «nel colpevole processo di cancellazione delle lame». Controllo di tutti i manufatti realizzati negli ultimi 5 anni e demolizione delle opere abusive, la proposta del WWF, che dal 2007 denuncia «gravi irregolarità in materia urbanistica non solo nella nuova zona di espansione, ma anche su tutto il territorio comunale» e una «evidente gestione privatistica del territorio da parte del dirigente responsabile ing. Altomare con vecchi piloni eretti a ville e piccoli depositi agricoli trasformati in imponenti strutture abitative multifamiliari». Dura la condanna dell’Uffi cio Diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, sperando che «l´accertamento della verità [sia] rapido e rispettoso della tutela di ogni persona». Sgomento per gli arresti e «per le numerose persone coinvolte nell´operazione». «Se confermata la gravità dei reati contestati, ci rattrista e ci addolora il presunto e sistematico abuso condotto ai danni del territorio cittadino, violentato senza remore e rispetto delle leggi, al fi ne di produrre interessi a benefi cio esclusivo di uno spregiudicato comitato di avventori». Richiamo dell’Uffi cio Diocesano ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa per la «corretta gestione del bene comune», non disgiunto «dalla custodia e dalla salvaguardia del creato, criteri inscindibili e inderogabili del rispetto della dignità dell´uomo». La gestione del bene comune «si manifesta attraverso comportamenti eticamente e moralmente liberi da tentazioni di potere e di facili guadagni specialmente da quanti sono al servizio della città e dei cittadini che la abitano».

Autore: Marcello la Forgia
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