“Città della moda”, concesse 108 licenze
Saranno realizzati negozi e un mega cinema con 9 sale. A marzo si parte
Procedono le operazioni che porteranno alla costruzione nella zona industriale alla periferia di Molfetta di quella che abbiamo imparato a chiamare “Città della moda” e che va più propriamente sotto il nome di outlet.
Il Comune di Molfetta, è questo l'atto più recente, ha concesso agli imprenditori che dovranno realizzarla un nutrito pacchetto di licenze per ben 108 negozi no-food e per la realizzazione di un mega cinema con nove sale di proiezione. L'Ufficio tecnico comunale ha anche rilasciato la relativa licenza edilizia. L'inizio dei lavori, già rimandato più volte, è previsto per la primavera, per la precisione fissato per il prossimo marzo.
La realizzazione di questo complesso, assieme ad altri tre dislocati a Santhià in Piemonte, Mantova e nei pressi di Roma, è il frutto di una joint venture tra il gruppo Sandretto di Torino, in mano ad una famiglia di imprenditori già affermatisi in campo metalmeccanico ed ora interessato ad espandersi nell'ambito immobiliare, e Mario Dora di Brescia, industriale ben conosciuto nel business del mattone.
Questi due gruppi hanno fondato la “Fashion district”, che si propone di diventare la prima catena italiana di centri commerciali di grandi superfici, con un investimento complessivo di 400 milioni di euro.
Chi pensa che si tratti del solito ipermercato, di cui in fondo sono già costellate le città vicine e di cui i molfettesi hanno imparato a servirsi negli anni scorsi come meta della propria spesa settimanale e in qualche caso anche di una specie di gita fuori porta, si sbaglia.
Questa sorta di “città degli acquisti” si differenzia, in quanto specializzata nell'offerta di prodotti di marca, magari dell'anno prima, scontati fino al 70%. Sconti così forti ed attraenti sono possibili in quanto si salterebbe ogni intermediazione e le merci proverrebbero direttamente dalla fabbriche produttrici.
Il rapporto con le grandi firme della moda sarà rigidamente regolamentato. Le griffe più famose non gestiranno loro punti vendita, ma affitteranno locali e licenza, secondo un contratto che permetterà alla “Fashion district” di controllare da vicino il mix dell'offerta, aspetto ritenuto decisivo per la redditività degli outlet.
Per i visitatori non vi sarà solo l'opportunità di acquistare prodotti di marca a prezzi stracciati, ma anche di rifocillarsi in bar e ristoranti, i cui menù dovranno rispecchiare i cibi tipici del luogo. I rappresentanti della “Fashion district” hanno tenuto a precisare che si dovrà utilizzare l'olio, la mozzarella, il pesce della zona nelle cucine all'interno dell'outelet molfettese, dovrà assicurarlo ogni ristoratore che voglia entrare nel giro, unica pregiudiziale: tempi veloci. Impossibile che si stia a tavola in attesa di un risotto o di una frittura mista, sarebbero ore sottratte agli acquisti.
La struttura di Molfetta è l'unica prevista al Sud. L'obiettivo è che attiri visitatori non solo dalle città circostanti, ma diventi un'attrattiva capace di muovere persone anche da zone più lontane: saranno quindi messi a punto pacchetti turistici per abbinare lo shopping a escursioni sul territorio, manifestazioni culturali ed altre attrattive locali.
La scelta di Molfetta da parte della “Fashion district” è stata fatta non solo per la presenza di un'ampia area a disposizione della zona industriale, ma proprio perché inserita in una rete stradale che la rende facilmente raggiungibile da più luoghi del Sud.
Nelle previsioni della “Fashion district” l'outlet di Molfetta dovrebbe essere l'ultimo dei quattro in cantieri ad entrare in funzione, nel maggio 2004. Imponenti le dimensioni: 26 ettari di estensione, 260 metri cubi di volumetria sviluppata, 94.460 metri quadri di parcheggio per la capienza di 2.934 automobili. Proporzionato il giro d'affari annunciato, il business plan prevede una movimentazione di 600 milioni di euro l'anno e 1 milione mezzo di visitatori. A risaltare anche i numeri degli occupati previsti: 1300, di cui 600 tramite indotto.
Poche certezze sulla qualità del lavoro offerto e su come si ripercuoterà la nascita della “Città della moda” sulla città dei cittadini. L'apertura dell'outlet nel suo piccolo sarà una rivoluzione. Non pare, almeno fino ad ora, che i molfettesi se ne rendono conto.
Lella Salvemini