Cinque fruttivendoli arrestati blitz dei carabinieri. Occupazione abusiva e violazione dei sigilli
Non c’è due senza tre. Ma questa volta le Forze dell’Ordine e la Procura di Trani non hanno fatto sconti. Cinque le ordinanze di custodia cautelare la mattina dello scorso 7 novembre, emesse dal Gip presso il Tribunale di Trani su richiesta della Procura della Repubblica, per altrettanti fruttivendoli: Vito Di Niddio di 46 anni e Vito Magarelli di 24 anni, entrambi molfettesi in carcere (e dopo qualche giorno ai domiciliari), D.M. di 38 anni, N.S. di 53 anni e A.T. di 48 anni, anch’essi di Molfetta, agli arresti domiciliari (si tratta della moglie di Di Niddio e dei genitori di Magarelli). Occupazione abusiva di suolo pubblico e reiterate violazioni dei sigilli delle aree pubbliche sottoposte a sequestro preventivo, i reati. Inoltre, le istallazioni abusive, non solo danneggiavano il Comune di Molfetta e i cittadini, ma rappresentavano anche un pericolo per la sicurezza delle persone e della circolazione stradale. Non sono bastati i blitz del 2010 nell’operazione «Piazza pulita» con l’emissione di ordinanze di sequestro preventivo di beni prima per 28 negozianti di frutta e verdura, rei di aver occupato aree pubbliche senza la prescritta autorizzazione (6 giugno), poi per altri 13 negozianti che si erano riappropriati dei luoghi e dei beni già sequestrati (21 settembre). Già il 25 maggio 2010 il Tribunale di Trani aveva disposto il sequestro preventivo dei mezzi utilizzati per l’abusiva occupazione del suolo comunale e la vendita di frutta e verdura. L’abile politica tappabuchi del sindaco Antonio Azzollini ha sanato la situazione in favore dei fruttivendoli ambulanti e abusivi, emanando il 21 giugno 2010 un’ordinanza sindacale con cui si istituiva temporaneamente aree destinate al commercio ambulante in sede fissa. Infine, la “sanatoria” del Piano del Commercio, approvato nell’ottobre 2010 con soli voti di maggioranza, e uno strascico di polemiche per l’introduzione del «mercato diffuso» e la realizzazione dei chioschi della frutta di 30m2, in cemento e amovibili. Insomma, azione giudiziaria prima sminuita, poi cancellata con una pernacchia. In particolare, quei cinque fruttivendoli arrestati hanno continuato ad esercitare il commercio nelle aree sottoposte a sequestro da settembre 2010 a novembre 2011, disattendendo quanto disposto dall’autorità giudiziaria con reiterate violazioni dei sigilli. Uso illecito e abusivo, il reato monitorato dai Carabinieri che hanno denunciato, di volta in volta, le violazioni. Quei fruttivendoli credevano di avere le spalle forti e protette, dopo l’ordinanza del sindaco Azzollini e il Piano del Commercio? Ignoranza e consapevole spregiudicatezza? Forse “qualcuno” gli aveva detto di non preoccuparsi? Pensavano di farla franca? Secondo alcune testimonianze, alcuni fruttivendoli avrebbero eliminato la merce venduta e le istallazioni abusive poco prima del blitz. Possibile soffiata? Chi ha parlato? Se la spiata dovesse essere davvero confermata, sarebbe una fuga interna di notizie alle stesse Forze dell’Ordine. L’arresto è stato un provvedimento ineccepibile contro l’arroganza di chi, avvisato già due volte, ha reiterato la sfida all’autorità giudiziaria. A Molfetta è da quasi un decennio che i negozianti di frutta e verdura, ambulanti o fissi, occupano spazio pubblico senza autorizzazione, oltre a quello già avuto in concessione, violando anche il sequestro imposto dopo due blitz. Quasi fossimo di fronte ad un’organizzazione criminale di potere nostrana e radicata sul territorio, che non riconosce la legge e si appoggia sui colletti bianchi locali. E sarebbe forse il momento di avviare un’indagine approfondita anche sulle pagode edificate e da costruire (i chioschi della frutta), se i provvedimenti iniziali sono tutti a firma dell’ing. Rocco Altomare, oggi agli arresti domiciliari per l’inchiesta «Mani sulla Città».