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Chiara Colamartino a New York per “Change the World”
15 aprile 2018

Due le parole d’ordine: disciplina e rigore; due gli enti coinvolti: l’ONU e l’Italian Diplomatic Academy. Si chiama “Change the World” il progetto ed è Chiara Colamartino la studentessa della II B del Liceo Classico “Leonardo Da Vinci” di Molfetta ad avervi preso parte. Dal 5 al 14 marzo il suo spirito libero e la sua voglia di immedesimarsi in ambasciatrice sono partiti assieme a lei per New York. È durata tre giorni la full immersion nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che l’ha resa più autonoma e soprattutto più responsabile. Nei panni di ambasciatrice Chiara ha rappresentato la Repubblica del Cameroon e ha fatto parte della commettee CCPCJ (Commission on Crime Prevention and Criminal Justice),all’interno della quale ha trattato il tema della droga nel mondo. Soffermandosi sull’importanza dell’informazione su questo argomento nelle scuole e sulla legalizzazione del cannabis a scopi medici, la studentessa molfettese ha potuto constatare la sua solida padronanza della lingua straniera, ma anche l’impostazione teorica ben strutturata che si differenzia dal pragmatismo che contraddistingue, invece, i giovani ambasciatori degli altri Paesi. Nella sede dell’ONU non ci sono state barriere di alcun tipo: Chiara ha socializzato con i suoi colleghi ambasciatori, a cui era unita dal traguardo “pace nel mondo” e con i quali non ha perso i contatti grazie ai social network. Ma quale tempo per i social network durante il soggiorno a New York! La studentessa ha avuto un approccio diretto con il mondo del lavoro dei diplomatici, di cui ha appreso sicuramente il senso del dovere e la puntualità. «La sveglia suonava presto perché ad attendermi c’erano ben cinque ore di assemblea mattutine ed altre cinque pomeridiane, dopo le quali il breve svago veniva interrotto dalla ricerca delle soluzioni ai problemi discussi. Sono stata sommersa dal ruolo affidatomi ed è questo ciò che rimarrà con me. Sentivo di dover portare assolutamente a termine il mio compito». Pur non lasciandosi facilmente coinvolgere emotivamente, anche a Chiara i minuti di public speaking hanno teso una trappola: la sua emozione più grande resterà l’aver contribuito attivamente ad un tentativo di migliorare il mondo. Il suo intervento in assemblea è difatti stato registrato nel Working Paper, il documento contenente le risoluzioni rintracciate ai problemi individuati. «È stata una grande soddisfazione per me vedere che qualcun altro avesse preso sul serio un mio pensiero», dichiara la studentessa, convinta anche che, al fine di poter intraprendere esperienze simili a questa, non sia sufficiente una solida padronanza della lingua inglese. «La fiducia in se stessi è fondamentale: più di tutto conta credere di potercela fare e mettercela tutta». È racchiuso in queste parole l’insegnamento di vita che Chiara ha appreso a New York ma che certamente non è valido solo all’estero. © Riproduzione riservata

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