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CHI SIAMO? Campagna adesione dell'Azione Cattolica diocesana
04 novembre 2011

MOLFETTA - E' partita in questi giorni la nuova campagna adesione dell'Azione Cattolica diocesana. Sulle plance delle città di Molfetta Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi è stato affisso il primo manifesto, a cui ne seguiranno altri due a distanza di dieci giorni uno dall’altro, che invita all’adesione, ma soprattutto spiega, in modo sintetico ed efficace, l’identità dell'Azione Cattolica.

Il primo manifesto racconta le caratteristiche dell’Azione Cattolica, il secondo l'impegno per la formazione,  e il terzo l’attenzione al bene comune.
La speranza è che la scelta associativa, sia una scelta sempre più entusiasta e consapevole!
 
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Gli antichi filosofi, a differenza dei sapienti che ritenevano di possedere la verità, sapevano che un conto è la verità, un conto è la “comprensione della verità”. E alla comprensione della verità hanno dedicato la loro massima cura, istituendo, a partire da Socrate, le scuole, persuasi com'erano che una verità non compresa non serve a niente. A condizionare la comprensione non sono solo fattori culturali, ma soprattutto ed eminentemente fattori “emotivi”, per cui,ad esempio, se una classe di studenti si sente amata dal suo professore l'apprendimento sarà facilitato, se un messaggio viene veicolato da un testimonial apprezzato dal pubblico, sarà più facilmente recepito. Ciò significa che l'intelligenza che si accompagna a una competenza emotiva sa che cosa, di quanto esprime, può essere recepito o rifiutato. E, se le interessa che il messaggio passi, questa intelligenza sa anche rinunciare a dire tutto quello di cui è competente, per limitarsi a enunciare solo ciò che può essere compreso. Riduce quindi le sue possibilità enunciative a favore della trasmissibilità dei messaggi. In una parola, “mimetizza” la sua intelligenza a misura delle recettività di chi ascolta, per favorire l'acquisizione delle informazioni. La mimetizzazione dell'intelligenza è quindi una grande virtù: la virtù degli insegnanti che non sfoggiano tutto il loro sapere, ma solo quello che può essere recepito e nelle forme in cui può essere recepito.........Dimensioni, queste, tutte impedite alle intelligenti narcisistiche che, non percependo nulla dell'altro, del suo livello di comprensione e del valore delle sue obiezioni (che i narcisisti scambiano per attacchi), irrigidiscono la loro intelligenza, facendola diventare sempre più “dogmatica”, e alla fine arida e fossilizzata, perchè non dialoga e non recettiva di quanto gli altri e il mondo hanno ancora da insegnare.
E' possibile AMARE in una civiltà consumistica e repressiva? L'uomo moderno è staccato da se stesso, dai suoi simili, dalla natura. E' stato trasformato in oggetto, sente le sue forze vitali come un investimento che gli deve dare il massimo profitto ottenibile alle condizioni del mercato del momento. Le relazioni umane sono essenzialmente quelle degli automi, ognuno dei quali basa la propria sicurezza tenendosi vicino al gregge e non divergendo dal pensiero, nei sentimenti o nell'azione. Mentre ognuno prova ad essere il più vicino possibile agli altri, ognuno rimane disperatamente solo, pervaso da un profondo senso d'insicurezza, ansia e colpa, che sempre si verificano quando la separazione umana non può essere vinta. La nostra civiltà offre molti palliativi che aiutano la gente a essere “coscientemente inconscia” di questa solitudine: primo fra tutti la stretta routine del lavoro meccanico, burocratico, che aiuta la gente a restare inconscia dei più fondamentali desideri umani, del desiderio di trascendenza e unità. Finchè la routine da sola non riesce, l'uomo supera la propria inconsapevole disperazione mediante la routine dei divertimenti, della consumazione passiva dei suoni e delle immagini offerti dall'industria del divertimento; oltre a ciò, mediante la soddisfazione di comprare sempre nuove cose, per scambiarle con le altre. L'uomo moderno è in realtà vicino al quadro che Huxley descrive ne “Il mondo nuovo”: ben nutrito, soddisfatto sessualmente, eppure unito solo superficialmente ai propri simili, guidato dagli slogans di Huxley: “Quando l'individuo sente, la comunità vacilla”, oppure: “Mai rimandare a domani il divertimento che potete avere oggi”, o: “Tutti sono felici, al giorno d'oggi”. La felicità odierna dell'uomo consiste nel “divertirsi”. Divertirsi significa consumare e comprare cibi, bevande, sigarette, gente, libri, film – tutto è consumato, inghiottito. Il mondo è un grosso oggetto che suscita i nostri appetiti, una grossa mela, una grossa bottiglia, un grosso seno; noi siamo i consumatori, gli uomini in eterna attesa, gli speranzosi, e gli eterni delusi. Il nostro carattere3 è congegnato in modo da scambiare e ricevere, da barattare e consumare; tutto, sia le cose spirituali sia quelle materiali, diviene oggetto di scambio e di consumo.- (E. FROMM – L'ARTE D'AMARE) - - L' AMORE? -

"Ho centoquarantatre anni e non li dimostro" - Classica espressione del mito della giovinezza, paradigma della società dei consumi. "Ho sessantasette anni, ne dimostro settantacinque e mi chiamano nonno anche se non ho nipoti: ne sono fiero!” – ONORA LA FACCIA DEL VECCHIO. Levitico 19, 32. - Siamo soliti curare i nostri disagi psichici e non invece, come ci suggerisce Hillman, le “idee malate” con cui visualizziamo noi stessi e gli aspetti della nostra vita. Queste idee generano falsi miti, neppure avvertiti come tali, e quindi in grado di diffondere i loro effetti nefasti senza trovare la minima resistenza. Uno di questi è il mito della giovinezza, un'idea malsana che contrae la nostra vita in quel breve arco in cui siamo biologicamente forti, economicamente produttivi ed esteticamente belli, gettando nell'insignificanza e nella tristezza tutti quegli anni, e sono i più, che seguono questa età felice, la quale, una volta assunta come paradigma della vita, declina nella forma della mesta sopravvivenza tutto il tempo che ancora ci resta da vivere. A sostegno del mito della giovinezza ci sono quelle idee malsane che regolano la cultura occidentale, rendendo l'età avanzata più spaventosa di quello che è. Vecchio? Perché non “diversamente giovane”? - Chi sono, chi siamo? Il problema dell'origine della vita è senz'altro uno dei più suggestivi, ma anche il più difficile da dimostrare. Bisogna risalire ai tempi in cui la Terra prese forma, probabilmente per condensazione del pulviscolo cosmico attorno a un nucleo primitivo ad altissima temperatura. Dopo, in seguito a un progressivo raffreddamento, si consolidò la crosta terrestre separandosi dall'acqua e circondandosi di un'atmosfera che doveva essere essenzialmente composta di acqua allo stato di vapore , ammoniaca, idrogeno, ecc.; da queste sostanze inorganiche, sia per azione di scariche elettriche, sia per azioni dei raggi ultravioletti, hanno probabilmente avuto origine i primi composti organici semplici. Ultima conquista della genetica è la scoperta del DNA sede dell'informazione ereditaria. Da questa macromolecola, nella quale è contenuta l'informazione genetica, si conosce oggi la struttura chimica, il modo di auto duplicazione e le vie attraverso le quali essa promuove la sintesi proteica: ma questa è storia contemporanea. COGITO ERGO SUM: “penso quindi sono” esisto. Così Cartesio, sancisce l'esistenza dell'uomo in funzione di sostanza pensante e lo stabilisce nel tormento di ricercare l'esistenza reale in contrapposizione al dubbio. - Sono fedele ho un unico Amore - L'amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un'attitudine, un orientamento, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un oggetto d'amore. Se una persona ama solo un'altra persona e è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento simbiotico portato all'eccesso. Eppure la maggior parte della gente crede che l'amore sia costituito dall'oggetto, non dalla facoltà di amare. Infatti, essi credono perfino che sia prova della intensità del loro amore il fatto di non amare nessuno tranne la persona “amata”. (E. Fromm – L'arte di amare). -

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