Che cos'è la verità? Un convegno per capire
E' su questo che si sono interrogati, in una densissima tre giorni presso il Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI” di Molfetta, i relatori e tutti i convenuti, non con l'intento di trovare una risposta, ma col desiderio di dare voce alla questione attraverso tre testimonianze diverse, tre approcci culturali e spirituali intensissimi. Le voci “interpellate” sono state quelle del prof. Michele Mirabella, conduttore televisivo, docente universitario e profondo conoscitore della realtà dei media; del prof. Salvatore Natoli, filosofo e docente Universitario presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca; di Padre Bartolomeo Sorge, docente e direttore di “Aggiornamenti Sociali”.
Michele Mirabella parla di verità e televisione e si interroga sulla possibilità di giudicare la televisione stessa una cattiva maestra perché, evidentemente, latrice di stereotipi e modelli assolutamente negativi: il filosofo Karl Popper si era posto la stessa domanda, giudicando la televisione come una pistola puntata contro la tempia della democrazia che si sarebbe accorta troppo tardi di questo pericolo. Ma, dice Mirabella, uno che la televisione la vive e la fa non può essere così netto: la gente la ama e la odia, ma la “usa” in massa. E allora il problema non è lo strumento, ma l'uso che se ne fa: la televisione serve a trasmettere luci e suoni e sarebbe necessario insistere sull'importanza della presa di coscienza di questa…verità, piuttosto che demonizzare il mezzo comunicativo attualmente più diffuso.
La televisione gestisce il potere più grande: quello che si vede per immagini è più facile, più immediato e non ha bisogno di particolari conoscenze per essere compreso e assimilato e, insiste Mirabella, non si può impedire che la televisione svolga la sua funzione; quello che invece ciascuno di noi può fare è decidere: decidere cosa guardare e come guardare (magari con il giusto spirito critico); decidere di non parcheggiarci un bambino davanti per ore, perché la televisione non è una baby-sitter ; decidere di spegnerla.
Riappropriarsi della propria dimensione umana e dare il giusto valore agli strumenti che devono facilitarci (in questo caso allietandola) la vita, è il potere ancora più grande di cui l'uomo, non sempre consapevolmente, è dotato. Ed è il caso che si ricordi di esercitarlo.
La voce di Salvatore Natoli, si sofferma invece a parlare di verità e di salvezza lette tra due atteggiamenti opposti fra di loro: nichilismo e cristianesimo.
Una precisa ricostruzione storico-filosofica del concetto di verità permette al relatore di definire dei nodi essenziali per la comprensione del suo punto di vista: falsità, errore, livelli di verità, interpretazione. Dalla filosofia arcaica a quella contemporanea, in termini diversi certo, ma con la stessa ansia di sapere, ci si è sempre interrogati sulle stesse cose e, l'unica conclusione a cui è possibile giungere, è che è l'uomo a decidere ogni volta che cos'è la verità. Questo vale anche per chi identifica, con la fede, la verità nella 'promessa'. Si tratta della promessa del Padre, che attira nel momento in cui si rivela: in questo caso però, non c'è il desiderio di una dimostrazione perché la fede non scaturisce da un processo razionale. La fede è la forma della verità e corrisponde proprio alla promessa: dunque, afferma Natoli, è un salto. E' un salto perché, a tutt'oggi, questa promessa non è stata mantenuta e noi stiamo dimenticando, o peggio, ci stiamo abituando a “fare senza”. Il nichilista è conscio e convinto della mancanza, il cristiano non ha smesso di sperare: entrambi sanno che la verità non abita più il mondo, ma è più sereno chi spera ancora.
L'ultimo intervento, quello di Padre Bartolomeo Sorge, ha il compito di affrontare il tema dei testimoni della verità. Egli è subito diretto, parlando proprio a coloro, i seminaristi appunto, che hanno fatto della vocazione di testimoni della verità il loro percorso di vita: coraggio, è il suo imperativo, coraggio nell'annunciare la resurrezione. La resurrezione è la verità di fede più difficile da predicare perché di fronte a questo dogma non ci si può avvalere nemmeno in minima parte del supporto razionale, non lo si può dimostrare filosoficamente, ma scaturisce solo dal rapporto diretto e personale col risorto. E il corpo, qui direttamente interessato, mostra di avere una duplice valenza: prigione di platonica memoria che blocca l'uomo e lo ancora, seppur riluttante, alla realtà sensibile e finita ma anche, nell'ottica della resurrezione, realtà rianimata dalla nuova e più forte somiglianza con il Padre. Padre Sorge coglie e presenta la resurrezione del Cristo come un punto di partenza; passa attraverso quella dell'uomo per andare ancora oltre e intravedere (e auspicare) una resurrezione di tutto l'Universo nel recupero di quell'ordine perso in seguito al peccato di Adamo. Questo è quello di cui i testimoni della fede oggi, secondo il relatore, si devono fare portavoce, senza timore di non essere compresi, perché il rinnovamento conseguente alla resurrezione sia una certezza e diventi un obiettivo per tutti.
Cultura contemporanea, filosofia, fede per un arricchimento culturale e morale. L'offerta di questi tre giorni all'insegna di cultura e spiritualità è stata ricca e ha prodotto stimoli e nuovi interrogativi, senza eccessivo clamore e attraverso un impegno, quello degli organizzatori, che ha trovato numerosissimi consensi non solo fra gli addetti a i lavori ma anche in tutti i cittadini intervenuti.
Francesca Lunanova