Centro-sinistra tra vendette e veti incrociati
Ancora difficile la scelta del candidato sindaco
di Giulio Calvani
Avremmo voluto essere nelle condizioni di dare finalmente la notizia dell’avvenuta indicazione, da parte delle forze del centrosinistra, del nome del candidato sindaco, ma anche per questo mese non ci sarà possibile, vista la perdurante situazione di stallo all’interno dell’aggregazione del “Nuovo Ulivo”. Una vicenda, questa del nome (sebbene appaia assolutamente riduttivo limitarla solo a questo aspetto), che si trascina stancamente ormai da troppi mesi e che davvero, mai come in questo periodo, sta assumendo i caratteri del farsesco. Infatti noi che cerchiamo di seguire quanto più possibile da vicino queste vicende, dobbiamo inevitabilmente constatare che quotidianamente (o quasi) i termini della questione cambiano repentinamente e che candidature (più o meno credibili) durano il breve volgere di un mattino, a causa di un triste, squallido, deprimente gioco di veti incrociati tra partiti (e tra uomini) che nuoce gravemente alla solidità della coalizione.
Ed allora sul “famigerato” tavolo delle forze politiche di centrosinistra si consumano ormai da quattro mesi antiche vendette, si cerca la resa di conti in sospeso da tempo, si pretendono risarcimenti per chissà quali vetusti torti subiti ora da questo ora da quell’altro, si pongono condizioni e distinguo che inducono a comportamenti di un infantilismo disarmante (della serie “io con Tizio non parlo”) e, in definitiva, non si fa alcun passo per la chiarificazione del quadro.
Problema di metodo?
Ma è evidente che il problema è assolutamente politico, che quello del nome costituisce solo la più palese rappresentazione di una situazione che affonda le radici non solo nella valutazione di merito sulle due ultime esperienze amministrative del ’94 e del ’98 ma anche nell’idea stessa di coalizione e quindi ha alla base la determinazione delle regole fondamentali che a questa devono sottendere. Spesso, infatti, ci è toccato di sentire in questi giorni da parte di autorevoli rappresentanti di partito che “il problema è di metodo”, e se per alcuni questo ci è parso essere solo un argomento pretestuosamente utilizzato per portare acqua al proprio mulino, in altre circostanze ci è sembrato avere alla base ragioni solide e, per certi aspetti assolutamente condivisibili.
Il problema non sono i nomi, perché di questi ce ne sono in abbondanza (tra un attimo ne faremo alcuni) ma cosa ognuno di queste personalità rappresenta in termini di impostazione politica e programmatica, e di maggiore o minore continuità con la passata esperienza amministrativa. In questo senso il fatto che il confronto sia aperto e franco non potrebbe che essere valutato come un aspetto assolutamente positivo, onde evitare di ripetere gli errori commessi in passato, al fine di costituire una piattaforma di base solida che consenta alla coalizione la massima omogeneità e la massima convergenza sul candidato e sull’idea di città che questo deve rappresentare. Ma se, come spesso si è avuta la sensazione che sia, lo scorrere del tempo viene utilizzato artatamente da parte di alcune forze politiche per accreditare una candidatura piuttosto che un’altra, in un gioco di tatticismi deleteri per tutti, allora sarebbe opportuno porre un punto fermo, fosse anche impopolare, assumendosi tutte le responsabilità che questo dovesse comportare.
Ma noi crediamo che non sia ancora tempo di giungere a tanto, rimaniamo convinti del fatto che vi siano ancora le condizioni per poter presentare una candidatura unitaria, che veda protagoniste le forze politiche che, sebbene in tempi diversi e con varie “sfumature”, hanno condiviso la responsabilità di governo negli ultimi otto anni, e crediamo che in questa direzione occorra lavorare.
I candidati in ballo
Nel momento in cui scriviamo la situazione è in questi termini: sulla candidatura dell’avv. Mino Salvemini, presentata dai Ds, si registra la convergenza dei Democratici e del Pdci ai quali pare essersi aggiunta anche la disponibilità del Percorso; il resto della coalizione, pur non eccependo nulla sulla figura del candidato, nega il proprio sostegno. Il nodo è rappresentato dal fatto che l’avv. Salvemini è visto come troppo vicino all’ex sindaco Guglielmo Minervini (quale vergognosa onta!) e quindi si porrebbe in stretta continuità con la passata esperienza amministrativa, sulla quale, evidentemente, le valutazioni di merito tra le forze politiche sono profondamente diverse.
Permangono tuttora sul tavolo le tre candidature dello Sdi (Fiorentini, Casamassima e Colonna) e su almeno una di queste (Fiorentini, ex presidente del Consiglio Comunale) vi sarebbe la disponibilità dei Verdi, senza dimenticare poi la proposta dell’Udeur (l’ing. Di Gioia, segretario provinciale di questo partito) che vedrebbe il sostegno anche dei Popolari (che in precedenza avevano posto sul tavolo la candidatura dell’avv. Oronzo Amato).
Rifondazione Comunista pone “problemi di metodo” , nega il proprio assenso a qualsiasi alleanza che veda partecipe anche l’Udeur, rigetta la proposta dei Ds per l’avv. Salvemini e chiede una candidatura che non sia “imposta dall’alto” (leggasi da Guglielmo Minervini) ma sia espressione diretta del “tavolo di centrosinistra”.
Situazione confusa
Come si può ben capire si è di fronte ad una situazione apparentemente del tutto confusionaria, sebbene i termini della questione, ad una più attenta analisi paiono chiari: la dicotomia che si pone è tra una proposta di continuità rispetto alla passata esperienza politica e amministrativa, rappresentata in questo senso dalla candidatura dell’avv. Salvemini (sebbene non abbia avuto alcun diretto rapporto con la passata amministrazione) ed una esigenza di discontinuità sostenuta, per diverse ragioni, dalle altre forze politiche. Una discontinuità che sia, anche se non nel nome, sicuramente nei metodi e nell’impostazione politica.
Non è dato sapersi se questa “rottura col passato” (o “azzeramento” come ha avuto modo di sostenere Lillino Di Gioia al nostro giornale) comprenda anche gli aspetti programmatici perché di questi non si parla, ed è questo il vero dramma, se non in termini assolutamente vaghi.
A nostro avviso questo (al di là della diatriba sul nome che consideriamo davvero noiosa) è il vero problema che occorre porsi.
Quale idea di città
Su quale idea di città si stanno confrontando le forze politiche di centrosinistra? Quali le proposte alternative che pongono al centro del dibattito? Quali gli aspetti programmatici? Solo risolvendo questi interrogativi si può individuare la persona (o la squadra) che meglio rappresenta tutta la coalizione. Ma tale problema pare interessare a pochi, gli altri sono più propensi a discutere in termini di “quanti voti valgo, tanto pretendo”, ed in questo senso l’ing. Di Gioia, il mese scorso, disse parole “illuminanti”.
A nostro parere il programma di governo c’è ed è quello del ’98 che ottenne la fiducia della città e che non si è potuto portare a termine a causa dei noti avvenimenti. Quel programma dovrebbe costituire la base di partenza e il punto di riferimento. Ed ecco che tornano i problemi relativi alla continuità o meno con la passata amministrazione. Ecco il vero nodo che non si è risolto e che impedisce di compiere passi avanti. Ecco la vera pregiudiziale sulla quale le forze politiche si stanno confrontando.
Come se ne esce? Questo noi non possiamo saperlo, possiamo solo dire che al momento attuale l’ipotesi più probabile (salvo ripensamenti o soluzioni che possano derivare dalle frenetiche consultazioni che si stanno susseguendo anche in queste ore) è che il centrosinistra si presenti agli elettori con tre diversi candidati. E sarebbe una soluzione talmente folle da non volerla credere neanche possibile.
Tommaso Minervini evita i confronti
Sull’altro fronte non c’è niente di nuovo da registrare, visto che purtroppo nell’ultimo mese non vi sono stati incontri pubblici organizzati dalla “NuovAlleanza” che ci potessero consentire di registrare qualche battuta di spirito del candidato sindaco e dei suoi accoliti, o evidenziare le enormi contraddizioni presenti all’interno dello schieramento che (suo malgrado) lo sostiene.
Cominciamo a pensare (maliziosi) che Tommaso Minervini ritenga più opportuno evitare prudentemente il confronto diretto con l’opinione pubblica, ritenendo (giustamente) di perdere consensi ad ogni sua parola, considerate le gaffe e le imprecisioni nelle quali sistematicamente incorre, senza dimenticare le argomentazioni “ardite” che sostiene, e preferisca farsi ritrarre sui mega-manifesti o pagare (quando renderà noti i suoi finanziatori? A chi dovrà essere grato se dovesse diventare sindaco?) costosi spazi autogestiti su emittenti televisive locali, rispondendo a domande debitamente preparate e prudentemente vaghe.
O forse l’ampia coalizione (“pastrocchio”, come l’ha definita qualcuno) che lo sostiene comincia a evidenziare sinistri scricchiolii? Per quanto ancora riuscirà a tenere insieme forze politiche e uomini che in comune non hanno assolutamente nulla, come abbiamo più volte sostenuto dalle colonne di questo giornale? Fino a quando reggerà l’accordo tra lui e il sen. Azzollini che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non ha mai digerito di buon grado questa candidatura e lo ha più volte dimostrato con dichiarazioni che smentivano Tommaso Minervini? Le voci sui forti dissidi tra i due, che si sono rincorse in questi giorni, sebbene non abbiano trovato alcuna conferma (è bene specificarlo), evidenziano tuttavia come i “germi” di una probabile rottura vi siano tutti e, forse, hanno solo bisogno di tempo per maturare.
Finocchiaro fuori gioco
In conclusione dobbiamo dar notizia dell’uscita dall’agone politico del sen. Beniamino Finocchiaro che, per gravi motivi di salute, è impossibilitato a partecipare alla vita pubblica cittadina e ha resa nota la sua volontà di ritirare la candidatura a sindaco annunciata tempo fa. Occorrerà capire a questo punto se il Movimento del Buon Governo e il Movimento Pugliese di Pietro Centrone usciranno di scena con il loro leader o parteciperanno ugualmente alle prossime elezioni; e, se dovessero decidere di prendervi parte, occorrerà capire anche se andranno da soli (così come Finocchiaro aveva sempre sostenuto) o si aggregheranno ad uno degli schieramenti in campo, smentendo quanto sostenuto finora.
In attesa di poter rispondere a questi interrogativi, esprimiamo tutta la nostra solidarietà a un esponente politico di tale spessore culturale (al di là degli schieramenti), e gli auguriamo anche di poter essere al più presto nelle condizioni idonee per riprendere ad essere protagonista della vita pubblica della sua città.