Centrosinistra, divisi alla meta
Torna puntuale il masochismo del centrosinistra e il centrodestra esulta. Del resto non è la prima volta, soprattutto a Molfetta che il centrosinistra fa harakiri e favorisce gli avversari: il Pd alla ricerca di una politica e di un candidato, Rifondazione in attesa di rifondarsi, il Sel guardato con sospetto nel timore di una riedizione dell’operazione trasversale di Tommaso Minervini (anche le recenti dimissioni di Uva vanno in questa direzione?) che, nel 2001, pur di indossare la fascia tricolore, non esitò ad allearsi col centrodestra in una sorta di milazzismo molfettese, aprendo la strada al successivo trionfo di Antonio Azzollini, allora quasi sconosciuto. Non è solo questione di programmi, anche qui ancora confusi, ma anche di personaggi che, pur avendo perduto gran parte della loro credibilità, si ripresentano contando sulla memoria corta dei cittadini o attuando quegli abili trasformismi, ormai di casa in una città dalla classe dirigente impresentabile e di scarsa qualità, come abbiamo visto negli ultimi 10 anni. Insomma, il centrosinistra sarebbe capace di perdere anche quando ha la vittoria in pugno, come ora, dopo oltre 10 anni di azzollinismo arruffone e improduttivo, oltre che dannoso per le tasche dei cittadini che pagheranno per anni i suoi errori. I molfettesi sono stanchi, hanno voglia cambiare, ma non trovano ancora interlocutori validi a cui affidare le sorti di una città finita in un degrado impensabile solo qualche anno fa. Lo si rileva dai commenti che il nostro quotidiano “Quindici on line” riceve ogni giorno. Quindici giornale leader di questa città, ora ha assunto involontariamente il ruolo di punto di riferimento dei cittadini liberi ed onesti, grazie ad una credibilità conquistata sul campo, attraverso una moralità indiscutibile, non piegandosi non solo ai ricatti del potere, ma nemmeno chiedendo, come altri, prebende professionali o modifiche urbanistiche per interessi privati. Ecco perché, come scrive in altra pagina della rivista il nostro Nicola Squeo, molti ci chiedono di fare una lista di “Quindici” e di guidarla (abbiamo notizia anche di raccolte di adesioni da parte di gente della società civile che non ha mai fatto politica), o di promuovere un movimento di opinione (siamo rimasti gli unici a creare dibattito e opinioni) tipo “Il Percorso” (su quell’esperienza ospitiamo l’intervista di Dante Altomare, all’epoca assessore della prima giunta di Guglielmo Minervini il quale ritiene che il centrosinistra debba ripartire dal ’94). Vi rimandiamo a quelle pagine per conoscere le nostre posizioni in merito. Qui ci preme rilevare il fenomeno che, pur gratificante per noi, ci riempie di responsabilità che non ci toccano almeno sul piano della gestione amministrativa o politica, se per politica intendiamo il governo della città. In senso lato la politica, come dimensione naturale dell’uomo, come la intendeva Aristotele, come teoria del diritto e della morale, di condivisione di idee e progetti per cambiare in meglio la vita e la storia di una comunità, questa ci interessa e questo credo rientri anche nella mission dell’informazione. Ci interessa la partecipazione dei cittadini alla politica, alla gestione onesta e competente della cosa pubblica e per questo non abbiamo esitato a denunciare in questi anni la scarsa qualità della classe dirigente e il prevalere degli interessi privati su quello collettivo, che hanno portato all’attuale degenerazione. Auspichiamo quella “passione dell’onestà” ormai dimenticata. Lasciamo alla Storia giudicare gli uomini, i loro errori e i danni provocati in questi anni, a noi contemporanei spetta il giudizio politico che ci porta a scegliere liberamente a chi affidare il destino nostro e dei nostri figli. “La politica si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini”, scriveva Hannah Arendt, per questo non può essere cosa di pochi, ma deve essere di tutti. Ecco perché aborriamo l’antipolitica agitata da grillini (il cui leader perde sempre più spesso la maschera del comico, per assumere quella autoritaria del padrone, che non accetta critiche ed espelle i dissidenti, rivelandosi peggiore del male che dichiara di voler combattere): si tratta di populisti pericolosi non da meno dei berlusconiani, i cui danni stiamo pagando duramente in questi mesi e pagheremo ancora nei prossimi anni. Per la cecità di una minoranza, oggi soffre la maggioranza dei cittadini. Noi auspichiamo, non l’antipolitica, ma una politica diversa, condivisa e attenta alle esigenze dei cittadini ed è quella che chiediamo al centrosinistra, oggi ancora alla ricerca di una identità, mentre personaggi del passato o nuovi soggetti dalle idee confuse cercano di conquistare spazi in una contesa che non lascia presagire nulla di buono e soprattutto di costruttivo. C’è chi auspica addirittura un “Comitato di liberazione” cittadino, mentre il sindaco-senatore incompatibile, come “Quindici” lo ha definito, come tutti i despoti non vuole mollare il proprio potere e studia tutti gli artifici e i trucchi (che vi raccontiamo in altre pagine) per mantenerlo. Azzollini non accetta l’idea che la sua maggioranza si sia già frantumata e non vuole mollare perché non gli bastano due mandati, non crede nell’alternanza democratica, ma nel potere assolutistico a vita. Un “monarca straccione”, l’avrebbe definito un altro personaggio della storia politica molfettese, che trasforma il potere in regime: assessori senza deleghe, strapotere a dirigenti comunali (“potere degli uffici” come scriveva Max Weber) fedeli e premiati (anche di questo ci occupiamo in altre pagine), obbligo di servitù in cambio di prebende immediatamente esigibili. E chi ribella, chi dice “no” alle illegalità urbanistiche e al saccheggio del territorio, è fuori, come racconta il vice sindaco dimissionario Pietro Uva in esclusiva a “Quindici”. Abbiamo visto (o rivisto) il minuetto con Carmela Minuto in questo matrimonio, questi “fiori di nutella” (a quale prezzo?) che il nostro Michelangelo Manente rappresenta nella vignetta di questa pagina raffigurando la famiglia Addams-Azzollinams con i suoi personaggi Azzollini – Gomez; Minuto – Morticia; Nicola Camporeale – maggiordomo Lurch; Caterina – la nonna e Antonio Camporeale – zio Foster. Ridiamoci su per non deprimerci ulteriormente. Se lo scenario è questo (come lo è), possiamo ben comprendere la reazione di rigetto della politica da parte dei cittadini molfettesi, ma se non vogliamo lasciare che la città passi dall’attuale degrado al progressivo imbarbarimento della cultura del “me ne frego” fascista, occorre fare un salto di qualità, con la partecipazione di tutti coloro che credono che un cambiamento è possibile in nome della moralità, dell’onestà, della buona politica che punta agli interessi di tutti e non solo a quelli particolari di chi vuole solo arricchirsi nel disprezzo degli altri, soprattutto dei più deboli. Occorre riscoprire la solidarietà, la giustizia sociale e soprattutto l’unità di intenti adottando il motto “I care”, scelto da don Milani per dire mi importa, mi interessa, ho a cuore la mia città. E per questo servono programmi comuni in cui tutti credono, mettendo in gioco le proprie persone. Su un programma credibile si può scegliere il candidato giusto che, siamo sicuri, alla fine il centrosinistra troverà e sosterrà lealmente, senza colpi bassi, come è avvenuto in passato. L’alternativa è un altro decennio di libertinaggio politico nella mani di un sindaco fantoccio, manovrato sempre dallo stesso padrone. E’ questo che si vuole? Noi non ci stiamo.
Autore: Felice de Sanctis