Centrodestra, crisi risolta. Ma le contraddizioni restano
La crisi del centrodestra che ha tenuto paralizzata l'attività del Comune per circa un mese, prima con l'azzeramento operato dal sindaco di tutti gli incarichi amministrativi, poi con le dimissioni dello stesso Tommaso Minervini, sembra svanita come una bolla di sapone. O almeno questa è l'impressione che la coalizione al governo della città intende dare. E in effetti a vedere la compattezza della maggioranza durante l'ultimo Consiglio comunale ci sarebbe anche da crederci sebbene, come vedremo, tutta questa vicenda ha lasciato pesanti strascichi.
Perché, ad essere onesti, le ragioni che hanno portato la maggioranza “sull'orlo di una crisi di nervi” sono, ai più, del tutto sconosciute e di certo non ha contribuito a chiarire il quadro, il dibattito avvenuto in Consiglio comunale lo scorso 11 novembre, qualche giorno prima che le dimissioni del primo cittadino diventassero, per legge, irrevocabili.
In un'aula consiliare gremita di gente, infatti, tutti gli esponenti della maggioranza hanno riconfermato la loro piena fiducia nell'operato del sindaco e la ferma volontà di condurre a termine questa stagione amministrativa, durante la quale, a loro giudizio, è stato possibile raggiungere straordinari risultati.
E davvero c'era da chiedersi come mai, allora, da quasi un anno, per stessa ammissione di Tommaso Minervini, il Consiglio comunale non fosse più in grado di affrontare i problemi della città, trascinandosi stancamente di rinvio in rinvio, con una maggioranza sempre più sfilacciata, tanto da indurre il primo cittadino prima al gesto clamoroso dell'azzeramento di tutti gli incarichi amministrativi, poi alle sue stesse dimissioni (ritirate al termine del dibattito consiliare). “Era giunto il momento di fare una verifica sulle cose da fare in questi ultimi cinque mesi” ha sostenuto il capogruppo di Forza Italia, Giusi De Bari.
Sarà, ma i problemi politici nella coalizione, al di là di questa compattezza di facciata, sembra non siano stati del tutto superati. I due nodi principali, infatti, per i quali questa crisi si era aperta erano, da un lato, il rilancio del “progetto civico”, visto che in maggioranza oggi siede un partito, il Nuovo Psi, che alla Regione è parte integrante, con il suo consigliere Franco Visaggio, della coalizione di centrosinistra, e, dall'altro, la richiesta rivolta dal sindaco a tutte le forze politiche della sua maggioranza affinché queste assumessero già oggi un impegno preciso per ripresentarsi compatte al giudizio degli elettori, in vista delle elezioni amministrative del 2006. Bene, su queste due questioni non si può dire che siano arrivate risposte soddisfacenti: il rilancio del “progetto civico” è stato annunciato a parole ma, nei fatti, la squadra di assessori che il sindaco Minervini si appresta ad annunciare sarà composta in larghissima parte da personalità di partito, esplicitamente indicate dalle forze politiche (fatta eccezione per “Nuovo Psi” e “Molfetta che vogliamo” che si sono dichiarate disinteressate a proporre i loro nomi), mentre l'impegno a ripresentarsi compatti alle consultazioni amministrative del prossimo anno è stato derubricato a semplice “auspicio”, termine molto vago e decisamente meno vincolante. Le contraddizioni, quindi, di questa maggioranza restano ancora tutte irrisolte e nascono principalmente dalle continue frizioni che da tempo vedono contrapposte le due principali forze politiche della coalizione: da un lato Forza Italia e, dall'altro il Nuovo Psi che continua a mantenere questo suo ruolo ambiguo di forza politica di centrosinistra alla Regione e di partito a sostegno di una coalizione di centrodestra qui a Molfetta. Insomma, per usare le parole di un consigliere di opposizione “la resa dei conti nella maggioranza è solo rimandata”.
E, nelle fila del centrodestra, c'è già chi sussurra che questa amministrazione non riuscirà a concludere il suo mandato e che il sindaco difficilmente arriverà a “mangiare il panettone”.
Giulio Calvani
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