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Centro d'Accoglienza ospiti anche i rom
15 maggio 2012

Povertà, disoccupazione e solitudine: problemi che, data la crisi economica odierna, devono affrontare emigrati, extracomunitari, cinquantenni disoccupati, padri divorziati ed anziani soli. Il Centro di Accoglienza “Don Tonino Bello” di Molfetta, con la collaborazione del Nucleo di Protezione Civile di Molfetta, accoglie dallo scorso maggio gli extracomunitari arrivati dall’Africa settentrionale, in particolare dalla Libia (situazione che Quindici ha monitorato sin dall’inizio). Tra il 20 dicembre 2011 e il 10 gennaio 2012 la Commissione Territoriale di Bari ha interrogato i 10 richiedenti asilo politico ospitati dal centro, ma ha concesso solo ai 4 ragazzi della Costa d’Avorio il permesso di protezione umanitario della durata di un solo anno, perché il loro Stato non garantisce asilo politico (due di loro hanno lasciato il Centro ed ora lavorano a Foggia). Agli altri è stato opposto un diniego, nonostante nelle loro Paesi di origine la situazione non sia migliore. Immediato il ricorso contro la Commissione Territoriale, di cui si sta occupando l’avv. Domenico Damiani, i ragazzi saranno ascoltati solo alla fine del 2012. Al contrario dei tunisini, arrivati nell’aprile 2011 e ben integrati nella comunità locale (lavorano in bar o pizzerie), questi giovani emigrati (il più grande di loro ha 25 anni), non possono vantare un curriculum apprezzabile dal punto di vista culturale, perché nella loro terra è stata negata la possibilità di studiare, per cui cercare un lavoro onesto e in regola non è semplice per loro, anche perché senza il permesso comunitario non sarebbe nemmeno possibile. Tra l’altro, il Centro impartisce lezioni di italiano e, attraverso un interprete, anche di diritto, ma questo non può essere loro futuro: l’obiettivo è trovare un lavoro che consenta di sfamare le loro famiglie. L’inattività è per gli stranieri alquanto deleteria da suscitare anche forti stati depressivi. Questa sofferenza è condivisa anche da alcuni cittadini molfettesi che, ormai disoccupati, non sperano più di inserirsi nel mondo del lavoro, già carente per i giovani. Per non parlare di uomini divorziati o abbandonati dalle moglie perché disoccupati. Anche gli anziani che vivono da soli preferiscono frequentare il Centro per trascorrere gran parte della giornata in compagnia. Un riconoscimento particolare è per i volontari, religiosi e non, che s’impegnano gratuitamente per regalare un sorriso e qualche ora di felicità. È giusto sottolineare che i volontari del Centro, una ventina in tutto, sono per la maggior parte giovani, tra cui alcuni impegnati negli studi universitari. Tre i turni: mattino, pomeriggio e sera. Ogni turno prevede almeno due volontari. Senza di loro quest’opera di assistenza sarebbe impossibile. Ultimamente frequentano il Centro anche i rom che non chiedono né soldi né cibo, bensì uno spazio di gioco per i loro bambini e la possibilità di lavare gli indumenti. Si servono, quindi, al Centro e, prima di andar via, lasciano tutto in ordine. I loro bambini si rivolgono ai volontari per qualsiasi richiesta con una formula di cortesia (atteggiamento dimenticato dagli italiani). La soddisfazione più grande sta nel vedere i loro occhi brillare di felicità. «Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi albergaste; ero nudo e mi rivestiste; infermo e mi visitaste». Può sembrare banale tale citazione di Matteo, ma sicuramente sono le parole più appropriate. Far del bene al prossimo, rendersi utile nella società è sempre un grande gesto di umanità e solidarietà indipendentemente dal proprio credo religioso.

Autore: Dora Adesso
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