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Celebrati dal Panathlon i 100 anni di calcio a Molfetta
13 ottobre 2017

MOLFETTA - L'ascolto dell'inno olimpico, dell'inno europeo e di quello nazionale e la commemorazione di Antonio Giancaspro, Presidente fondatore del Panathlon che ha dedicato l'intera vita al mondo dello sport anche quando le condizioni di salute glielo hanno impedito, inaugurano l'incontro dedicato al Centenario del calcio a Molfetta e al Quarantennale dell'associazione Panathlon Molfetta, introdotto dal presidente Domenico Valente.

 Il primo a prendere la parola è Franco Pansini, curatore della mostra storica “Una città nel pallone”, nata in seguito alla pubblicazione del libro “Olio,petrolio, benzina minerale”, e Direttore Generale Molfetta Sportiva: 

“È una soddisfazione che la mostra organizzata non solo abbia riscosso il successo sperato nella cittadinanza, ma abbia anche suscitato la curiosità di turisti, tifosi e sportivi di tutta Italia che hanno apprezzato l'iniziativa, volta a mostrare il calcio pionieristico, gli anni d'oro e gli ultimi anni di calcio a Molfetta”.

Quei 10 giorni di ricordi sono stati più che significativi per le nuove generazioni, che rivedendo in quelle immagini genitori, fratelli e altri parenti protagonisti del calcio, sono stati spronati a tener vivo l'impegno a cui quotidianamente il Panathlon si propone di adempiere, ma che sarebbe più facile portare avanti con l'appoggio di un'amministrazione comunale che, seppur come sostenuto in loco da Mariano Caputo, assessore Lavori Pubblici, ritiene lo sport recupero sociale e inclusione, non investe quanto dovrebbe per il calcio e per la cultura sportiva. 

Una cultura che, secondo i relatori come lo stesso Pansini, come Nicoló de Robertis, Past President Panathlon Club Molfetta e già Segretario Molfetta Sportiva, come Vito Roberto Tisci, Presidente Regionale FIGC – LND e Presidente Nazionale Settore Giovanile e Scolastico FIGC, come Antonio de Leo, Presidente AIA FIGC Sezione Paolo Poli, e come Angelo Gilberto, Presidente Regionale CONI Puglia, sta andando persa per far posto al cosiddetto 'sport di salotto', nel quale entrano in gioco le console e il risparmio di fatica.

“Lo sport lo si fa con i piedi, con la testa, con il cuore e con il sudore, ma ora non ne si conoscono più neanche le regole, fattore che si evince dall'interesse sempre più scarso, da parte dei giovani, nel proporsi come arbitri”, sostiene de Leo.  

Toccante la visione delle tappe salienti della storia del calcio molfettese, tra le quali la prima inaugurazione dello stadio “Paolo Poli” nel marzo 1922 e la partita Bologna-Milan nella quale c'era Mimì La Forgia, il primo calciatore molfettese a giocare in serie A e con il Bologna nel 1953 ha battuto il Milan per 2-0 con una sua doppietta

C'è stato con Vincenzo Carabellese, primo presidente della Sporting Fulgor, con Angelo Terracenere, che ha giocato per diversi anni nel Bari Calcio e ci può essere ancora: è tutta questione di buona volontà, incentivata da finanziamenti del Comune per le attività sportive che mettano la nostra città al passo coi tempi, facendola brillare più di quanto abbia brillato anni fa e promuovendo la sensibilizzazione all'educazione sportiva negli enti fondamentali.

Nelle scuole, nelle famiglie, nelle parrocchie: in tutti questi ambienti bisognerebbe porre particolare attenzione a non lasciare che lo sport diventi un gioco di strada, ma a trasformarlo in un lavoro di squadra, che alleni il corpo e la mente e insegni a saper vincere ma anche a saper perdere.

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