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Casa, diritto sempre negato
15 febbraio 2006

Quindici ha esordito 12 anni fa con un dossier sulla casa a Molfetta, denunciando speculazioni, responsabilità di politici e costruttori, giri di affari miliardari e rendite parassitarie: tutti fattori che avevano portato a un esorbitante costo degli appartamenti, costringendo le famiglie molfettesi a indebitarsi per due generazioni per acquistare una casa. Era quello il nostro biglietto da visita alla città, affrontando il primo e più scandaloso problema di Molfetta, finita alla ribalta nazionale per la follia dei prezzi di una città di provincia più cara, in proporzione, di una metropoli. Il mercato drogato aveva fatto sì – come denunciava un rapporto dell'«Osservatorio 7 luglio sull'illegalità» - che le case venissero a costare più del doppio del loro valore reale («Paghi due e compri uno») a tutto vantaggio dei proprietari dei suoli e degli imprenditori edili. Sull'edilizia sono state fatte tutte le campagne elettorali degli ultimi 40 anni, sono prosperate e cadute amministrazioni comunali, mentre cresceva la rabbia e l'impotenza della gente. Così i molfettesi sono stati costretti ad abbandonare la propria città per acquistare nei Comuni vicini a prezzi fortemente ridotti e soprattutto con case di qualità. Perché c'è da dire anche questo: in molti casi la qualità delle abitazioni lasciava a desiderare e il proprietario era costretto, se non subito, per mancanza di denaro investito nel mutuo, a ristrutturare l'appartamento che, alla fine, gli costava 4 volte tanto il suo valore reale, con la conseguenza che molte di queste case risultavano difficili da vendere. E il valore di mercato cresceva in modo spropositato. E parlando di qualità non si può non citare l'esempio delle palazzine di via Fontana, rivelatesi lesionate e pericolanti dopo pochi anni e oggi oggetto di demolizione a spese del Comune che ha deciso di sopportare un onere che sarebbe dovuto ricadere sui costruttori. Al di là della legittima e condivisibile necessità delle sfortunate famiglie di avere subito una nuova casa, non si capisce il motivo per cui di responsabilità private, si debba fare carico l'ente pubblico e quindi l'intera collettività. Ma veniamo all'ultimo scandalo edilizio locale denunciato da una cittadina disperata che lancia un SOS a Quindici chiedendo aiuto per una situazione intollerante di carenza di urbanizzazioni, per cui ci si ritrova con una casa pronta, ma non abitabile per mancanza di acqua e fogna e, in alcuni casi, anche di luce e gas. Alla beffa si aggiunge il danno del pagamento del mutuo per la nuova casa e dell'affitto di quella in cui si è costretta a risiedere, non avendo alternative. Comprensibile la disperazione della gente che si era illusa di realizzare il proprio sogno vedendo tante gru e la propria casa crescere giorno dopo giorno fino alla sua conclusione. Ma non ancora abitabile, anzi oggetto di frequenti atti di vandalismo (con conseguenti nuove spese). L'amministrazione di centrodestra ha cavalcato il problema dell'edilizia arrogandosi meriti non propri e addossando la responsabilità dei ritardi nell'approvazione del piano regolatore generale alla passata amministrazione. Per dimostrare la propria efficienza (elettorale?) ha dato un colpo di acceleratore all'iter burocratico per far sì che, in coincidenza con le nuove elezioni amministrative, il panorama della città fosse arricchito dalla presenza di decine di gru (ammesso che questa visione sia appagante) che per i molfettesi hanno un solo significato: case, finalmente! Ma a che prezzo? La risposta è tutta nella lettera della signora disperata che si è rivolta a Quindici come ultima spiaggia per ricevere giustizia, per ottenere un «diritto negato» (titolo di un'altra nostra inchiesta sull'argomento). Potrebbe sicuramente lusingarci questo Sos alla nostra rivista, ma non è così. Quest'appello ci deprime come cittadini perché rivela il fallimento di una gestione della cosa pubblica, dimostrazione di incapacità e superficialità a tutto danno dei molfettesi. Un giornale deve denunciare queste cose, come ha sempre fatto sollevando, oltre a tanti problemi, anche quella questione morale, che dà fastidio a qualcuno, che, evidentemente, si sente punto sul vivo. Ecco perché dedichiamo il primo piano al problema sollevato dalla nostra lettrice: non abbiamo mai nascosto le notizie, anche quelle scomode, ma soprattutto non nascondiamo fatti e misfatti di fronte ai quali crediamo che un giornale debba avere quel coraggio civile e quell'impegno sociale, unico motivo della propria esistenza. Altrimenti si rischia di essere solo fiera di vanità e contenitore di pettegolezzi ed esercitazioni più o meno accademiche. Questo è Quindici e questo continuerà ad essere, respingendo tutti i tentativi di intimidazione: lo sanno bene i nostri lettori che ci danno quella crescente fiducia, che ne ha fatto un giornale leader e di opinione, fiducia che non tradiremo. LE PRODEZZE DI MAGO MINERVINO Al momento in cui andiamo in stampa è ancora irrisolta la questione della candidatura del centrodestra che vede il sindaco Tommaso Minervini il quale, nell'incertezza di scegliere fra centrodestra e possibile «terzo polo», promette di non candidarsi per «tirarsi la calzetta» (ci si perdoni l'inconsueto uso di un detto dialettale, che, però, rende efficacemente la situazione). «Mi dimetto», «non mi dimetto», «non mi ricandido», «candidatemi» è questa la lunga tiritera che la città deve subire da parte del novello mago Merlino (efficacemente riassunte nella bella vignetta del nostro Michelangelo Manente) il quale pensa di risolvere tutto con un colpo di bacchetta magica. Una noiosa telenovela. Forse sarebbe il caso di cambiare canale.
Autore: Felice de Sanctis
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