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Carlo Formenti in Comitando. E-democracy e civic media: partecipazione tra mito e realtà
15 gennaio 2014

Il problema di costruire la democrazia dal basso è grosso. E’ possibile usare i mezzi tecnologici, tenendo conto però dei loro limiti, soprattutto sui meccanismi della politica. Infatti succede spesso che finita la campagna elettorale, il potere politico non ha nessun interesse a tenere in piedi delle strutture che possono veramente controllarlo e che possano avere voce in capitolo sulle deliberazioni e decisioni. Vogliono di nuovo chiudersi nella stanza dei bottoni. Eppure ciò può funzionare, soprattutto se applicate in un contesto locale… la tecnologia può permettere di realizzare progetti culturali e politici. Con queste parole si è espresso il giornalista e scrittore Carlo Formenti durante l’incontro avvenuto nell’Associazione di promozione sociale “Comitando”. Formenti, laureato in Scienze Politiche a Padova e ricercatore e professore aggregato presso la facoltà di Teoria e tecnica dei nuovi media presso l’Università di Lecce, ha cercato di argomentare, in un intervento durato circa due ore, la storia della cultura e rivoluzione digitale, le sue promesse, i suoi fallimenti e lo stravolgimento della sua funzione: da dispensatrice della conoscenza messa a disposizione del cittadino ad acquisizione incontrollata dei dati creati dagli utenti connessi in rete che, inconsapevolmente, favoriscono le multinazionali presenti sulla piattaforma internet. Questa visione, che ad un primo avviso sembra catastrofista e pessimista, è in realtà la vera rappresentazione di ciò che sta accadendo tuttora, soprattutto a livello di social network, in una situazione di Panopticon (una sorta di carcere ideale, progettato dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, in cui si permette ad un sorvegliante di osservare i soggetti senza far capir loro se sono controllati o meno) tecnologico all’incontrario. Tuttavia, secondo il noto giornalista del Corriere della Sera, la rete e i civic media non possiedono solamente un’accezione negativa, ma stanno acquisendo sempre di più il ruolo di luogo virtuale in cui è possibile lo sviluppo, mobilitazione e passa parola per l’organizzazione di movimenti sociali che promuovano, amplifichino l’impegno civico. In questo modo essi hanno la possibilità di agire da controllore della struttura politica, “costringendola” a offrire un servizio che sia corrispondente alle necessità del cittadino. Concludendo, la domanda che potremmo porci sarebbe questa: la rete è quindi un mezzo utile per il miglioramento della società e per la persona? Assolutamente sì, ma i suoi fruitori dovrebbero utilizzarlo in modo moderato e coscienzioso.

Autore: Gabriele Vilardi
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