Borgo antico tra integrazione e disagio giovanile
In questi ultimi dieci anni il centro storico ha fatto grandi passi avanti nel processo di integrazione con il resto della città. Si sono fi nalmente “aperte le porte” ai cittadini molfettesi e non, che la domenica sera, quasi fosse una tradizione, passeggiano lungo le stette stradine del quartiere ammirando le vetrine delle botteghe artigianali che creano ancor più l'idea di esser tornati indietro, al tempo in cui in quei “bassi” c'erano gli artigiani che lavoravano l'argilla o tessevano la lana. L'immagine attuale del centro storico è profondamente differente da quella di qualche anno fa, quando lo si osservava con timore e avversione. Strade pulite, muri con pietre quasi splendenti, locali per l'intrattenimento…: tutto fa pensare ad una rinascita. Esteticamente parlando è rimasto ben poco di quella “Molfetta vecchia”, dove per vecchia si intendeva trasandata, sporca e abbandonata a se stessa. “L'immagine che abbiamo oggi di questo quartiere può essere paragonata ad una bella fotografi a: se la si guarda superfi cialmente si rimane quasi esterrefatti per la sua bellezza ma se ci si sofferma attentamente ad analizzarla, si scopre che sullo sfondo c'è un palo o una persona non molto fotogenica che fa perdere un po' il valore a questo ritratto”. Così Paola Sciancalepore, che fi no a due anni fa ha “servito” il quartiere in qualità di rappresentante del gruppo scout della zona (A.G.E.S.C.I. Scout Molfetta 1) e qui risiede, ha voluto defi nire questa realtà: una similitudine che rende perfettamente l'idea della particolare situazione del centro storico. Se da un lato c'è stato un miglioramento generale dovuto anche all'eterogeneità della popolazione che oggi vi risiede (dalle famiglie più disagiate a quelle benestanti), è anche vero che da un punto di vista sociale non sono ancora stati superati i gravi problemi che caratterizzano da sempre questa parte di Molfetta. Paola Sciancalepore ci spiega che proprio ultimamente sono state fatte molte segnalazioni ai vigili urbani e ai carabinieri di alcuni “branchi” di ragazzi che monopolizzano determinate zone impedendone addirittura il passaggio. “Nel largo Chiesa Vecchia sosta sempre un gruppo di giovani dalle prime ore del pomeriggio che si diverte a giocare a pallone tirando delle fortissime pallonate contro una porta, disturbando in tal modo sia i professionisti che lavorano nelle strade vicine, sia Don Ignazio, parroco del Duomo, che non riesce a svolgere le attività pomeridiane; senza contare il fatto che anche per i passanti costituiscono un disagio poiché non è da escludere la possibilità di essere colpiti dal pallone”. Ma non è tutto. Dall'altro versante c'è chi, entrando di nascosto nel Giardino delle aloe (peraltro costantemente chiuso al pubblico), si diverte a lanciare sassi e manciate di terreno contro chiunque percorra quella via. E non sono da dimenticare casi di rinvenimento di siringhe nella parte retrostante il parchetto. La situazione, insomma, è diventata insostenibile, ma ciò che rende ancora più serio questo problema è che questi gruppi sono principalmente formati da adolescenti che abitano nel quartiere. Si parla ovviamente di ragazzi che non hanno alle spalle una famiglia solida in grado di dar loro i valori fondamentali della convivenza civile, primo fra tutti il rispetto degli altri e dell'ambiente in cui si vive. Da sempre, quindi, si è cercato di supportare l'educazione di questi bambini e degli adolescenti mediante attività pomeridiane e serali. In questo si impegnano costantemente gli scout del quartiere, la cooperativa Koinos e le due parrocchie della zona: S. Corrado e la Cattedrale.
Autore: Serenella d'Ingeo