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Battiato, evento culturale di alto livello Il concerto non ha deluso le aspettative
15 gennaio 2000

Evento culturale di grande spessore, su questo tutti dovrebbero essere d’accordo (al di là di ogni polemica), quello che ha visto Franco Battiato protagonista il 22 dicembre dell’ormai consueto “Concerto di Natale ”, organizzato dal Comune di Molfetta e dalla Provincia di Bari, nella splendida cornice che ha rappresentato la Cattedrale della nostra città. All’altezza delle aspettative, e non poteva essere diversamente lo spettacolo offerto dal cantautore catanese, personalità sicuramente atipica nel panorama, (mediocremente uniforme) della musica italiana attuale, sempre capace di cimentarsi, in maniera sublime, con nuovi e arditi progetti. E tra questi rientra di certo “Fleur(s)”, l’album che ha dato il titolo allo spettacolo (difficile definirlo semplicemente “concerto”) presentato, e che contiene brani altrui (si va da De Andrè a M. Jagger, da un classico della musica napoletana qual è “Era de Maggio” ai memorabili chansonnier Aznavour, Trenet e J. Brel) , “evergreen”, interpretati con delicatezza e lirismo. Battiato, seduto sull’immancabile tappeto orientale, ha riproposto, nella prima parte, questi “fiori musicali”, questa raccolta delle sue “canzoni preferite” (per sua stessa ammissione) per poi proporre nella seconda parte alcuni dei suoi “cavalli di battaglia” (“La cura”, una delle più belle canzoni d’amore italiane, sicuramente la più eletta, “E ti vengo a cercare” dagli accenti mistici e intimisti, “I treni di Tozeur”, “La stagione dell’amore”) con il quale ha letteralmente trascinato un pubblico all’inizio molto composto e irrigidito, ma poi sempre più appassionato ed ardente. Accompagnato dall’ormai immancabile Manlio Sgalambro, (filosofo e pensatore che ha concentrato parte dei suoi recenti studi al valore della musica, e con il quale Battiato ha collaborato nella composizione dei testi degli ultimi album) il quale ha declamato poesie e letto brani di Platone, da un pianoforte e da un eccelso quartetto d’archi, l’artista catanese ha dato mostra, in un’atmosfera quasi surreale ed inebriante, delle sue geniali capacità, confermando ancora una volta, laddove ve ne fosse bisogno, la sua maturità musicale, interpretativa e spirituale, sempre pronto, d’altro canto, a mettere coraggiosamente in discussione, ricercando e sperimentando nuovi orizzonti. Uno spettacolo, in definitiva, d’altissimo livello, capace di trasmettere vibranti emozioni, così come nella migliore tradizione della musica, presentato a Molfetta per la prima volta prima di “esportarlo”, con il clamoroso successo che tutte le cronache nazionali hanno evidenziato, a New York, di fronte ad un pubblico tradizionalmente scettico ma che ha saputo apprezzare quello che si può, a ragion veduta, definire un genio (atipico) della nostra musica. Giulio Calvani
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