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Bari, patria del mondo libero, anello di congiunzione tra culture oppresse, alleata fedele contro il vacuo dispotismo antiegualitario Il prof. Pasquale Gallo ha presentato il suo ultimo libro alla settimana della memoria presso la libreria “Il Ghigno”
20 marzo 2019

MOLFETTA - “E’ giusto dare importanza ad un elenco di nomi apparentemente privo di significato, ma in realtà colmo di importanza storica, utile nella sua semplicità strutturale e contenutistica a ricostruire i fatti di “casa nostra”, quella Bari, che durante il Secondo Conflitto Mondiale è stata casa apprezzata e rifugio sicuro di migliaia di profughi europei in fuga dalla tirannia nazista, dalla sua prigionia fisica e, soprattutto, intellettuale”.

E’ questo il motivo fondante, il leitmotiv dominante, dell’ultima fatica letteraria del prof. Pasquale Gallo, “Profughi austriaci nella Bari del 1944 – Franz Theodor Csokor, Alexander Sacher-Masoch, Hermann Hakel tra Poesia e Propaganda”, presentato alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta.

Da sempre impegnato nello studio dell’Interculturalità tedesca e nella ricerca contestuale di nuove fonti documentarie, l’autore è riuscito con tale opera nel suo primario obiettivo di donare, o meglio, restituire ai cittadini baresi testimonianze storiche di essenziale importanza per ricostruire, con minuziosità di particolari e precisione d’indagine, i racconti di chi ha vissuto in prima persona le atrocità belliche, ed ha trovato nel capoluogo pugliese una radiosa fonte di luce; una luce che sapeva di libertà.

Il libro si configura essenzialmente come un viaggio attraverso gli anni bui della guerra, quelli compresi tra il ’38 e il ’45, in cui alle nefandezze civili si aggiungeva una moria intellettuale e di pensiero altrettanto tristemente diffusa; è in questo contesto di difficile integrazione ed impossibile accettazione del “diverso” che si collocano i tre protagonisti delle vicende narrate, ”i moschettieri del coraggio”: Alexander Sacher-Masoch, Franz Theodor Csokor e Hermann Hakel, austriaci di nascita ma “anti-austriaci per scelta”, la cui fama letteraria andava di pari passo con un comune e fermo impegno civile, un denominatore comune che univa il senso della giustizia alla disincentivazione della propaganda nazista.

Un comportamento di indubbio e onorevole coraggio ma di inevitabile condanna politica, che valse loro dapprima l’estradizione e successivamente la prigionia in campi di internamento (come la “Casa Rossa” di Alberobello): luoghi della memoria comune, in cui si respira ancora con cupo rammarico l’aria di chi li ha abitati, le voci delle mura che ne hanno sentito le storie, le grida di aiuto, i discorsi di vana speranza, i battiti della vita farsi sempre più languidi…

Poi la fuga a Bari, centro nevralgico di quella piccola parte di Europa rimasta scevra da ogni condizionamento filo-nazista, e l’incontro decisivo dei tre protagonisti: da lì in poi nascerà un’amicizia speciale, oltre che una grande alleanza professionale, che li porterà non solo ad una mirata collaborazione con l’emittente radiofonica “RadioBari”, storicamente nota per dare voce  e consenso al giudizio popolare, ma anche alla riqualificazione delle minoranze cittadine, in particolare quella ebraica, attraverso la fondazione di un vero e proprio centro di accoglienza in grado di ospitare tutti quelli che come loro, avevano la “colpa” di essere ebrei, o forse semplicemente giusti.

Un libro drammaticamente attuale, in cui l’arma della memoria viene oculatamente utilizzata per vivere e tramandare saggiamente il prezioso tesoro della cultura, delle radici, della storia.

Claudio Pacucci

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