Bari, maxisequestro di datteri nei pressi del porto
Operazione in collaborazione della Capitaneria di Molfetta
BARI - Continua incessante l’attività da parte del personale della Guardia Costiera di Bari, tesa alla lotta contro la commercializzazione illegale di prodotti ittici appartenenti a specie protette.
A seguito di verifiche, personale militare del nucleo ispettivo pesca della Capitaneria di Porto di Bari, coadiuvato da personale della Capitaneria di Porto di Molfetta ha posto sotto sequestro circa 150 Kg di datteri che si trovavano stivati a bordo di un’autovettura proveniente dalla Grecia.
Va precisato che anche in Grecia la cattura e la commercializzazione del dattero di mare è vietata.
L’operazione si è attivata a seguito di indagini già in corso e che vedevano nel porto di Bari uno dei possibili luoghi di sbarco del richiestissimo prodotto.
Gli appostamenti effettuati già dai giorni precedenti e l’attività di intelligence hanno ottenuto il risultato sperato.
La cattura e commercializzazione del dattero di mare costituiscono una delle ipotesi delittuose più gravi nell’ambito della pesca marittima, in relazione all’alto potenziale distruttivo per l’ecosistema marino, sicché non è esagerato parlare di vero e proprio “crimine ambientale”. Il dattero di mare è il mollusco che, tra i bivalvi, cresce più lentamente: 15 cm. dopo 15/20 anni di vita. Vive scavando nicchie profonde dentro pietre e rocce del litorale, da cui il nome scientifico lithophaga-lithophaga. I fori del dattero di mare nella roccia presentano un’apertura di diametro inferiore a quello del bivalve stesso per cui per estrarre l’animale è necessario frantumare la roccia. Il prelievo del dattero di mare, quindi, comporta la distruzione delle scogliere in cui vive e la completa desertificazione dei fondali per decenni.