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Bari, la Finanza esegue 10 arresti e oltre 100 perquisizioni nei confronti di un'associazione a delinquere finalizzata alla concussione Indagati altri 17 pubblici ufficiali e 55 professionisti per i reati di corruzione, falso in atto pubblico e accesso abusivo ai sistemi informatici
29 novembre 2006

BARI - Oltre 300 militari del Nucleo di Polizia Tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari, hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare domiciliare e 3 provvedimenti di obbligo di dimora, nei confronti di altrettanti dipendenti dell'Agenzia del Territorio (ex Catasto), nonchè oltre cento perquisizioni tra uffici dell'Agenzia, abitazioni e studi professionali. Le misure cautelari personali firmate dal GIP presso il Tribunale di Bari - Dott. Giuseppe De Benedictis - sono state emesse su richiesta del dott. Giuseppe Carabba, Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Bari e titolare delle indagini. A 9 dei dieci dipendenti pubblici colpiti dal provvedimento restrittivo è stata contestata l'associazione a delinquere finalizzata alla concussione; gli altri indagati - ulteriori 17 pubblici dipendenti e 55 professionisti destinatari di avvisi di garanzia - sono chiamati a rispondere, a vario titolo, di altri reati, tra cui, corruzione, falso in atto pubblico e accesso abusivo ai sistemi informatici. Le indagini, avviate nel maggio 2005, ed eseguite anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno interessato l'intera Provincia di Bari ed hanno documentato un abuso sistematico dei poteri da parte di taluni dipendenti dell'Ufficio Provinciale di Bari dell'Agenzia del Territorio (già Catasto), i quali, strumentalizzando la qualifica soggettiva rivestita nell'ambito dell'Ufficio Pubblico, hanno dato origine e/o comunque alimentata una vera e propria “consorteria” che li vedeva stabilmente e costantemente impegnati nell'esecuzione, in proprio ed a fine di lucro, di pratiche catastali apparentemente predisposte e prenotate da privati professionisti (geometri, ingegneri, architetti ecc). Questi ultimi, e per loro tramite, gli utenti privati, al fine di eliminare qualsiasi tipo di accanimento burocratico nei loro confronti, erano costretti e/o indotti ad affidare, dietro remunerazione, le pratiche catastali agli stessi dipendenti del Catasto. I dipendenti pubblici arrestati eseguivano di fatto una doppia attività, la seconda delle quali, remunerata secondo un “tariffario”, variabile in relazione all'importanza economica della pratica ed all'entità del lavoro, era finalizzata ad accelerare o forzare le pratiche di accatastamento di loro personale interesse. A tal fine, gli stessi si sono anche dotati di una vera e propria stabile organizzazione professionale e di costose apparecchiature; quest'ultime, paradossalmente, spesso non possedute dai professionisti abilitati all'espletamento di tali pratiche. Su molte pratiche catastali è stato utilizzato un timbro professionale del quale il legittimo proprietario (geometra), ne aveva persino perso le tracce. Numerose pratiche di accatastamento sono inoltrate risultate irregolari con attribuzioni di rendite catastali inferiori, con evidenti vantaggi tributari (ICI, imposte sui redditi) per i clienti privilegiati dal rapporto illecito istituito da taluni professionisti con i dipendenti pubblici infedeli. Di rilievo anche l'ulteriore attività di “visurista” esercitata dai dipendenti pubblici indagati per fine di lucro. Essa consiste nell'effettuazione, per conto di privati professionisti, parenti ed amici, di visure catastali ad “Uso Ufficio” e, quindi, senza il pagamento dei relativi diritti previsti per legge, con conseguente danno patrimoniale per lo Stato. Sono tutt'ora al vaglio degli inquirenti le posizioni di numerosi altri pubblici ufficiali e privati professionisti.
Autore: Domenico Sarrocco
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