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Bari, intitolata a Beniamino Finocchiaro, già sindaco di Molfetta, la sala riunioni del Consiglio regionale Primo presidente del consiglio della Puglia dal 1970 al 1975. Il ricordo di Onofrio Introna
05 luglio 2011

BARI - “Uno dei pilastri del regionalismo pugliese, padre dello Statuto, studioso di vaglia. Un grande socialista”. È il ritratto di Beniamino Finocchiaro (foto) primo presidente del Consiglio Regionale dal 1970 al 1975, nelle parole del’attuale presidente Onofrio Introna, in occasione dell’intitolazione della nuova sala riunioni allestita al primo piano della sede consiliare di via Capruzzi.

Una breve cerimonia, alla presenza della signora Elena Germano Finocchiaro, degli ex presidenti Giovanni Copertino e Nicola Di Cagno, di Franco Borgia, vicepresidente della Giunta negli anni Ottanta, di numerosi capigruppo e consiglieri regionali in carica e degli assessori Silvia Godelli e Guglielmo Minervini. Il saluto dell’Associazione Consiglieri regionali è stato portato dal presidente Luigi Ferlicchia.
“L’Ufficio di presidenza e l’intero Assemblea – ha detto Introna - hanno ritenuto doveroso ricordare il nome e l’operato di Beniamino Finocchiaro dedicandogli uno spazio in questo edificio che ospita la creatura che ha così intensamente contribuito a far nascere e crescere: il Consiglio regionale. È significativo che questa cerimonia si svolga a pochi giorni dall’aggiudicazione dei lavori per la nuova sede consiliare nel quartiere Japigia, che sarà la prima degna cornice dopo quarant’anni dell’Istituzione che riconosce in Beniamino Finocchiaro una colonna fondante”.
Il presidente del Consiglio regionale ha scoperto una targa dedicata all’uomo di Stato e di lettere molfettese. Riprende una citazione del letterato Francesco Flora, che Finocchiaro aveva adottato come suo biglietto da visita: “Non abbiamo né tempo né voglia di diventare furbi, cosa facile e trista”.
E c’è un’altra frase, questa volta di Gaetano Salvemini, che per Onofrio Introna inquadra appieno l’uomo Finocchiaro: “Non possiamo essere imparziali, soltanto intellettualmente onesti. L'imparzialità è un sogno, l'integrità morale un dovere”.
Beniamino Finocchiaro (Barletta, 3 luglio 1923 – Molfetta, 13 agosto 2003), laureato in lettere, insegnante di scuola media, ha aderito al Partito Socialista Italiano dopo la scissione di Palazzo Barberini nel 1947. A Molfetta è stato consigliere comunale nel 1953, vicesindaco dal 1962 al 1963, assessore dal 1966 al 1968 e sindaco per due mandati.
Alla Camera dei Deputati dal 1963 al 1968, poi presidente del Consiglio regionale della Puglia dal 20 luglio 1970 al 29 luglio 1975 e per due anni, fino al 1977, presidente della RAI.
Eletto al Senato nel 1983, è stato sottosegretario al Tesoro nel secondo governo Craxi (1 agosto 1986 - 17 aprile 1987). Giornalista pubblicista, ha collaborato con L'Avanti e Mondoperaio.
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Ho sentimenti contrastanti nei confronti di "Beniamino il Sindacone"... certo, se penso ai politici di oggi, i difetti di quell'uomo, alcune sue scelte politiche controverse e vicende personali, mi appaiono cose veramente di poco conto. La stazza c'era, e non era solo fisica, ma soprattutto intellettuale, pur non volendo considerare affatto gli importanti ruoli politici assunti nel corso della sua carriera di uomo di governo a Molfetta, in Puglia e a Roma. Era espertissimo di Bilancio dello Stato - lui sì, certamente a differenza di quelli che oggi millantano una conoscenza che non hanno, "refusi" a parte - fu il primo che iniziò a parlare - ma questo lo faceva solo fuori dalle pieghe dell'ufficialità - del futuro possibile default della finanza statale nell'arco di qualche decennio, se non si fossero arrestati i mille rivoli, i mille sprechi che portano alla dispersione di ingenti risorse finanziarie. Mi piaceva tantissimo, la definizione - in realtà l'epiteto - con il quale apostrofava nemici e denigratori della sua persona, l'ormai famosissimo "straccioni". Beh, se poco poco mi giro intorno, penso che quella definizione oltre che essere azzeccatissima, è sopratutto attualissima. Ma come poi posso dimenticare che le fortune politiche, professionali, bancarie degli "straccioni" di oggi, sono state proprio dallo stesso originate? Elemosinieri alla corte di "Re Beniamino" che oggi, navigano nella ricchezza, negli affari, investiti di un potere inversamente proporzionale alle capacità, ma soprattutto alla moralità. Uomo dalle mille contraddizioni, dunque, ma comunque di una statura politica ed intellettuale che non ha paragoni, con quelli che attualmente oggi lo soverchiano nel potere, rispetto a quello che lui aveva nella prima repubblica, ma solo in quello e non in altro.

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