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Barbieri: le aziende del Sud devono investire sui nostri giovani L'assessore regionale alla…. : è sbagliato competere verso il basso tagliando il costo del lavoro, occorre assumere gente qualificata e in Puglia ne abbiamo in abbondanza
15 settembre 2005

Una delle emergenze che la nuova Giunta regionale si trova ad affrontare è senza dubbio il vero e proprio esodo di giovani che in numero sempre maggiore si allontanano per cercare un lavoro al Nord o in giro per l'Europa. Si assiste ad una nuova emigrazione: ma se fino a qualche anno fa ad emigrare era in particolar modo mano d'opera poco qualificata, oggi a partire sono principalmente giovani laureati e molto specializzati che qui non trovano sbocchi occupazionali e si vedono costretti ad andar via. Abbiamo chiesto all'assessore regionale a…. , Marco Barbieri, che destino può avere una regione che continua a perdere i suoi “cervelli” migliori e poi cosa intende fare la Giunta di centrosinistra e il suo assessorato in particolar modo, per arginare questo fenomeno. “E' ovvio che se non facciamo nulla questa regione è destinata ad un triste declino, come in genere è in declino l'Italia. Occorre immediatamente uscire dalla logica per cui, per competere a livello internazionale, si debba risparmiare sul costo del lavoro, perchè questa è una logica che non porta da nessuna parte. Bisogna invece investire sulle capacità dei nostri giovani facendo l'esatto contrario di quanto fatto in passato. Questo cosa vuol dire? Per quanto riguarda il mio assessorato, ad esempio, vuol dire che gli ingenti incentivi che vanno al sistema delle imprese devono essere rivolti ad aiutare le imprese a competere in maniera innovativa e devono essere indirizzati a favorire non solo l'occupazione giovanile, ma soprattutto la “buona” occupazione, sostenendo quelle aziende che si impegnano da un lato ad assumere forza lavoro più qualificata, e dall'altro ad utilizzare principalmente strumenti contrattuali stabili e non precari. Per quanto riguarda la formazione professionale, poi, bisogna capire che occorre investire sulla formazione ad alto livello, cosa perfettamente possibile visto che esistono appositi finanziamenti comunitari che negli anni scorsi non sono stati spesi. Queste sono le prime cose che occorre fare immediatamente”. L'idea di favorire solo quelle aziende che si impegnano ad offrire una “buona” occupazione, qualificata e stabile, rischia di tagliare fuori più della metà del sistema produttivo locale dalla possibilità di accedere agli incentivi regionali… “Questo è il nostro programma. Ma non lo facciamo per cattiveria nei confronti delle aziende, ma perché solo un salto di qualità di tutto il sistema delle imprese aiuterà gli stessi imprenditori a sopravvivere nella competizione attuale, perché se si continua a competere “verso il basso”, tagliando il costo del lavoro, saremmo sempre più fuori mercato anche perché ci sarà sempre un altro Paese (la Cina, ad esempio, ma come lei molti altri) in grado di produrre a costi inferiori. Bisogna elevare la qualità dei nostri prodotti e questo è possibile solo assumendo giovani qualificati ed offrendo loro buone ragioni per non andarsene via”. Il quadro normativo nazionale, in materia di occupazione, si caratterizza per una sempre maggiore precarizzazione del mercato del lavoro, con l'uso o l'abuso di strumenti contrattuali che rendono insicuro ed incerto il futuro per una intera generazione, con danni enormi anche di carattere sociale. Può la regione, nei limiti delle sue competenze, contrastare questa dilagante precarietà del lavoro e se sì, come? “E' possibile per la Regione, almeno in alcuni campi, fronteggiare queste dinamiche. Ad esempio noi stiamo predisponendo una legge sull'apprendistato che tagli, nei limiti delle competenze regionali, gli aspetti di precarietà più censurabili derivanti dalla cosiddetta “legge Biagi”: a questo proposito interverremo sui tirocini formativi, per evitare che siano soltanto una giostra di precarietà in cui i ragazzi lavorano tre o quattro mesi, magari nella grande distribuzione come spesso accade, e poi siano praticamente buttati via senza che abbiano imparato nulla e dopo aver fornito forza lavoro a bassissimo costo. Ecco questi sono gli aspetti che alimentano quella cattiva competizione di cui parlavo prima e che va fermamente combattuta”. La concertazione è il metodo che questa Giunta regionale ha inteso adottare per affrontare e risolvere le più spinose questioni sul tappeto. Quanto è importante che le associazioni degli imprenditori, quelle sindacali, il mondo della formazione e dell'Università, collaborino con l'istituzione Regione per fronteggiare questo dilagante fenomeno di “nuova emigrazione”? “Io penso che questa diversa idea dello sviluppo che noi stiamo cercando di attivare (e che rappresenta l'unico antidoto al drammatico processo di cui stiamo parlando) abbia bisogno non solo del contributo di tutti, per essere poi elaborata nel concreto attraverso le più opportune misure legislative ed amministrative che le diano sostanza, ma abbia anche bisogno della convinzione di tutti gli attori sociali. Noi abbiamo bisogno che il sistema delle imprese, le organizzazioni dei datori di lavoro e quelle sindacali, si convincano ed orientino le loro prassi conformemente a questa idea, ed è per questo che li sentiamo così spesso su ogni problema, fatto che fino a qualche mese fa era assolutamente eccezionale”. Giulio Calvani giulio.calvani@quindici-molfetta.it
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