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Bancarella selvaggia prima udienza: patteggiamento e rito abbreviato
15 novembre 2012

Prima udienza ed è già «fuggi fuggi». Sette imputati hanno optato per il giudizio con rito abbreviato, mentre 12 hanno richiesto il patteggiamento durante la prima udienza del processo ribattezzato «Bancarella selvaggia», celebrato nell’aula penale della sezione di Molfetta del Tribunale di Trani, con giudice monocratico Roberta Savelli. La formalizzazione delle istanze (per i patteggiamenti è necessario il consenso del PM Giuseppe Maralfa, sostituto procuratore della Repubblica di Trani) e lo stralcio delle 19 posizioni avverrà nell’udienza dell’11 dicembre, entro cui altri imputati potranno chiedere il rito abbreviato o il patteggiamento. Occupazione abusiva di suolo pubblico, il presunto reato contestato in aula, concretizzatosi per assenza di autorizzazione amministrativa o per invasione di un’area superiore a quella effettivamente concessa dal Comune di Molfetta. Tra l’altro, in molti casi, dopo i blitz dei Carabinieri che avevano sequestrato le aree pubbliche occupate e i mezzi usati, molti commercianti stanziali e ambulanti avevano invaso nuove aree viciniori o addirittura violato i sigilli e rioccupato la zona con bancarelle, pedane e banchi di frutta già sequestrati. Durante le indagini, partite nel dicembre 2009, grazie a una serie di accertamenti e rilievi fotografici, gli inquirenti hanno ipotizzato 5 presunti reati: occupazione di suolo pubblico durante gli orari di apertura degli esercizi e anche negli orari di chiusura senza aver avuto una autorizzazione, occupazione con autorizzazioni scadute o non più rinnovate, ambulanti a posto fisso senza autorizzazione o ambulanti di fatto autorizzati al commercio in sede fissa (violazione della Legge Regionale n.18/01). Intanto il Comune di Molfetta si è costituito parte civile, come già Quindici online aveva annunciato. Non ha avuto scelta il dimissionario sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, sospinto soprattutto dall’indignazione dell’opinione pubblica di Molfetta, molto sensibile a questa problematica. Infatti, la condanna sociale non è indirizzata ai commercianti o agli ambulanti stanziali, bensì al sistema di omertà, di mancato controllo e di libertinaggio amministrativo che ha innescato quel tipo di comportamento irregolare con l’occupazione di suolo pubblico e l’ambulantato diffuso. Una situazione aggravata dall’approvazione del Piano del Commercio che ha trasformato Molfetta in una vera e propria qasba pakistana, con tutte le varie conseguenti problematiche di tipo urbanistico (i chioschi della frutta potrebbero essere considerati varianti al Piano regolatore comunale, approvate in assenza di un Piano dei Servizi e senza passare dalla Regione Puglia), finanziario (per i costi di edificazioni lievitati in un paio di mesi e per le procedure di appalto e assegnazione) e sanitario (i chioschi non rispettano i criteri sanciti per legge, eccetto gli ultimi due edificati dotati di bagno). Tra l’altro, non costituirsi parte civile in questo importante processo avrebbe non solo leso i diritti dei cittadini contribuenti di Molfetta, ma soprattutto caldeggiato la proliferazione del libertinaggio urbano, ormai radicatosi: basti pensare ai mezzi lasciati sui marciapiedi accanto ai chioschi o alle cassette delle frutta e banconi che debordano oltre il perimetro della struttura, lasciando inalterata la situazione. O, peggio, aggravandola

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