MOLFETTA - La nomina ad assessore della
consigliera Carmela Minuto da parte del sindaco senatore
Antonio Azzollini sembra abbia mietuto la prima “
vittima politica”. Doveva essere
Giacomo Spadavecchia il rientrante, dopo la positiva risoluzione delle pendenze penali emerse lo scorso anno per il sequestro della sua villa costruita a ridosso di Lama Martina-Cupa (immobile interessato dalla ormai famosa
strada asfaltata nel comparto 4). Secondo indiscrezioni, lo stesso Spadavecchia avrebbe giustamente richiesto ad Azzollini la (ri)nomina come assessore, visto che con le dimissioni dello scorso luglio 2011 aveva voluto evitare qualsiasi imbarazzo al Comune di Molfetta e all’amministrazione comunale.
Azzollini ha, però, deciso diversamente. La conta dei voti ha, purtroppo, un valore maggiore rispetto alla fedeltà politica (883 i voti della Minuto nel 2008 con il partito dell’Udc, rispetto ai 636 voti di Spadavecchia con il Pdl). Ha accolto la Minuto nella sua giunta (dopo la nomina sindacale, si attende la decisione dell’interessata che pare sia in attesa di una delega per un assessorato, forse proprio quello di Spadavecchia, Marketing Territoriale e Centro Storico), offrendo a Spadavecchia un mero contentino: un contratto di collaborazione a titolo gratuito come esperto del centro antico di Molfetta. In pratica, uno schiaffo alla dignità politica e umana.
Spadavecchia avrebbe, perciò, rifiutato. E la frattura con il senatore potrebbe essersi trasformata in una pustola. A questo punto, è molto probabile che Spadavecchia decida di non appoggiare la futura coalizione di centrodestra con la sua lista civica: anzi, avrà la possibilità di muoversi abbastanza liberamente sulla linea delle alleanze visto il bottino di voti raccolti nel 2008 e visto che è, allo stato dell’arte, soggetto che non ha alcuna pendenza con la giustizia (condizione che, in questo momento, non sembra interessare affatto il sindaco).
È evidente che Azzollini sta cercando di ricostruire una mera squadra elettorale, privilegiando non certo scelte di coerenza, ma grosse famiglie elettorali, rastrellando voti e clan familiari (con tutti gli “annessi&connessi”), piuttosto che la qualità di progetti e idee per la città.
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