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Azzollini, la capitaneria, e i marxiani insegnamenti
22 novembre 2008

MOLFETTA - Quell'omone barbuto che per tanto tempo ha agitato gli studi del nostro sindaco Antonio Azzollini, dal nome di Karl Marx, non sembra aver abbandonato il motore intellettuale che porta il senatore verso nuove idee e trovate. La sua è una lotta per la preservazione dell'arte e del suo consumo, indipendente da ogni logica mercantile e coercitivamente istituzionale. Perché l'uomo, oltre al bisogno della sicurezza e della libertà, abbisogna di trascendere la bellezza artistica verso gli orizzonti dei più variopinti e lontani, in cui il pensiero viaggia lasciandosi cullare dalla creatività che i nostri monumenti ci offrono. Non diceva forse Marx che “l'animale forma cose solo secondo la misura e il bisogno della specie cui appartiene, mentre l'uomo sa produrre secondo la misura di ogni specie e dappertutto sa conferire all'oggetto la misura inerente; quindi l'uomo forma anche secondo le leggi della bellezza”? Allora il reale motivo di esistenza di un'opera è quello di essere trascesa dal fruitore, in quanto “il possesso di un'opera d'arte come proprietà esclusiva di una persona non ha nulla a che fare con il suo consumo estetico: l'appropriazione di un'opera d'arte semplicemente come proprietà privata è uno pseudo consumo”. Quindi, in un momento in cui il mare sembra cadere nelle trappole teseci nell'immediato dopoguerra, in cui la crisi economica dilagante investe gran parte della cittadinanza e non solo, in cui la socialità cede il posto al vandalismo e al totale senso di appartenenza alla “nazionalità dal fiato corto” costituita da grandi magazzini e pseudo - città commerciali, tutte le attenzioni delle associazioni molfettesi sembrano tendere a questo solo obiettivo. Incuranti del costo ancora ignoto, di un'amministrazione che smentisce se stessa avversando una propria stessa approvazione, i molfettesi sembrano recuperare una vecchia consuetudine in cui “l'uomo non aveva altro valore se non come membro di una famiglia, di un popolo, di un partito, di una razza o di un'altra qualsiasi collettività”, citando Burckhardt. E questo grande gruppo tende energicamente al recupero di tale visuale, senza pensare neanche al fatto che in linea con la capitaneria il piano regolatore del porto approvato dal consiglio comunale prevede la costruzione di ben cinque capannoni e di una enorme piattaforma al servizio degli stessi cantieri, che coprirebbero ugualmente la basilica. Del resto "L'uomo è un essere appassionato. La passione è la forza essenziale dell'uomo che tende energicamente al proprio oggetto", tornando a Marx. E nel costruire questo “oggetto”, il nostro sindaco mostra ancora di tenere ben in conto la lezione del nostro Karl, in quanto gli “appetiti immaginari” demagogicamente introdotti e diffusi nel senso comune, si rivelano come sempre più forti di qualsiasi motivazione che, oggi come oggi, dovrebbe allarmare un uomo davvero guidato dai propri bisogni, individuali e collettivi. Tutti uniti col sindaco che, solo, senza aver neanche proposto il tema in consiglio comunale quando il problema si è fatto incombente, lotta contro tutti gli altri. E il gioco è fatto.
Autore: Giacomo Pisani
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Il mondo e gli uomini cambiano, immortali le idee. Forse quel quadro dell'uomo barbuto, villipeso e tradito, potrebbe ritornare a confortare le pareti di studi e uffici: chissà la vita è strana e sorprendente, anche misteriosa. Si potrebbe quasi parafrasare la storica prima frase del "Manifesto del partito comunista": uno spettro si aggira per l'Europa. Non lo spettro del comunismo, ma quello di Karl Marx. Scosso dalla tempesta della grande crisi finanziaria mondiale, Il Vecchio continente riscopre il filosofo-politologo che insieme a Friedrich Engels scrisse quel volume e fu in sostanza il padre del socialismo scientifico e delle ideologie di sinistra poi degenerate con Lenin e Stalin. Il "CAPITALE" l'opera più celebre di quei due austeri signori barbuti del 19mo secolo, va a ruba. Corsi di marxismo tornano materia di studi in ben trentuno università tedesche. E un casuale omonimo del grande pensatore riabilitato predica anche lui cambiamenti di fondo, perchè "senza umanità, solidarietà e giustizia il capitalismo non ha futuro". Non è un ultrà di sinistra, bensì monsignor Reinhard Marx, vescovo di Monaco e Freising. Il ritorno di Marx è il fatto culturale del momento, nella Germania cuore d'Europa che pure per forza della sua struttura industriale e del suo welfare resiste meglio d'altre economie alla grande crisi. "Abbiamo lasciato per troppo tempo Marx sugli scaffali" afferma il prof. Wolfang Fritz Haug, docente di filosofia dell'Università di Friburgo. Il capitalismo è sull'orlo del baratro, rileggere Marx può aiutare a capire l'attuale crisi. Volano anche le vendite de "Il Capitale: una preghiera" l'opera in cui il vescovo Marx attacca i rapaci e gli avvoltoi del sistema economico odierno. Il libro inizia così:"Stimato Karl Marx, le dobbiamo delle scuse. Abbiamo gettato in fretta alle ortiche le sue opere. Del resto lo stesso ministro delle Finanze tedesco, ha appena detto che "alla luce della crisi attuale ammettiamo pure che non tutto quanto ha scritto Karl Marx era sbagliato". Caro sindaco Azzollini, se vuole si rispolveri il ritratto di quell'uomo con la barba e anche di nascosto a noi tutti, gli faccia l'occhiolino: non sarebbe anche una cattiva idea un bacetto.

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