Azzollini (F.I.): “Abbiamo vinto, perché rappresentiamo tutti gli strati sociali”
Riconfermato al Senato
Il sen. Antonio Azzollini ha ottenuto ben 54.508 preferenze, il 45,8% ed è stato riconfermato con successo al Senato della Repubblica nel collegio Molfetta-Bisceglie.
Ma lui si aspettava questo grande risultato, soprattutto in considerazione del difficile confronto con candidati locali abbastanza agguerriti come il molfettese Guglielmo Minervini (Democratici) e i biscegliesi Francesco Contò (Democrazia europea) e Vincenzo Ciani (Rifondazione comunista)?
“Non in queste proporzioni – dice a “Quindici” il sen. Azzollini – le previsioni erano buone, anche se riconosco che si trattava di una campagna elettorale difficile. Del resto anche l’autorevole quotidiano di Londra “Financial Times” si è occupato di Molfetta, sostenendo che la nostra città, più che Gallipoli, rappresentava un vero test elettorale per i risultati nazionali. E così è stato, ancora una volta. Questo, però, mi aveva dato maggiori responsabilità in questa battaglia, impegnandomi in un lavoro meticoloso e intenso”.
L’effetto Berlusconi l’ha aiutata?
“Certamente, c’è stato un effetto trascinamento, come dimostrano anche i risultati della Casa delle libertà, ma il mio successo è frutto anche del lavoro fatto in Parlamento la scorsa legislatura che ha avuto delle ricadute sul nostro territorio”.
La sconfitta di Guglielmo Minervini, secondo lei, è dovuta a qualche fattore particolare? Del resto da parte del Polo di centro-destra, anche alle amministrative, è stata fatta più una campagna contro l’ex sindaco, che contro il candidato del centro-sinistra Nino Sallustio”?
“Purtroppo vedo che i toni della sinistra dopo la sconfitta restano inutilmente accesi. Io, invece, ritengo con estrema serenità che Guglielmo abbia pagato per aver commesso errori profondi ed ha disamministrato questa città. Se dovessimo elencare i casi di cattiva gestione di questi ultimi anni, non basterebbe un intero giornale. Né oggi si può dare colpa agli avversari delle proprie insufficienze e quindi ella propria sconfitta. La gente bada ai programmi, non alle maldicenze. La sinistra ha detto al termine della campagna elettorale, che i nostri consiglieri comunali sono portantini e infermieri. Credo che la sinistra storica abbia avuto un sussulto. Evidentemente questo giovane non ha più cultura, né memoria storica, perché non sa quanti consiglieri della sinistra in passato venivano da quegli strati della società, che meritano rispetto per la loro voglia di riscatto, di andare avanti, di salire per contare”.
Oggi voi di “Forza Italia”, del centro-destra rappresentate anche il proletariato, si sono rovesciate le posizioni?
“Il nostro elettorato non è fatto di alcuni strati sociali, ma di tutti, dall’imprenditore al lavoratore dipendente, dall’operaio al professionista, all’agricoltore”.
Insomma, la nuova Dc?
“No, la nuova società. Loro, invece, sono il vecchio. Siamo la società italiana che ha voglia di riemergere e rappresentiamo tutti”.
Una specie di partito unico di infausta memoria?
“No, siamo il partito che raccoglie tutte le istanze della società. Non siamo la nuova Dc. Siamo un partito che riesce a conciliare interessi e forze sociali contrapposte, ma che hanno tutti lo stesso fine comune: crescere e svilupparsi. Il nostro progetto è quello di far crescere il nostro paese per far ricadere su tutti gli strati sociali il benessere, come negli anni ’50 e ’60. Noi col presidente Berlusconi intendiamo invertire la tendenza di un’Italia che mostra i segni del declino e dello scivolamento verso la depressione, portandola ai livelli del proprio ruolo nel mondo”.
Felice de Sanctis