Azione Cattolica, lettera in vista delle elezioni politiche
MOLFETTA - 1.4.2006
In vista delle elezioni politiche, l'Azione Cattolica diocesana propone un documento di riflessione. Ecco il testo:
"L'Azione Cattolica Italiana della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi, Ruvo, consapevole del momento carico di responsabilità sociale e civile che le prossime scadenze elettorali comportano come massima espressione della vita democratica del paese, sia a livello nazionale che locale, intende ribadire con il presente documento i principi generali, appartenenti alla dottrina sociale della Chiesa, che costituiscono da sempre i contenuti ispiratori del modo di essere dei movimenti associativi laico-ecclesiali e del loro pensare la politica come ambito educativo e di partecipazione alla costruzione del bene comune.
Pertanto, con stile dialogico e aperto all'ascolto senza pregiudizi, l'AC diocesana si pone nel solco del pensiero sociale del Magistero della Chiesa, che « argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale, cioè a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano, [per] servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e la disponibilità ad agire in base ad esse » (Deus caritas est, n° 28).
Consapevole che gli obiettivi “alti” non si acquistano ai saldi, l'AC, fedele alla “scelta religiosa” attorno alla quale ha ripensato la sua identità ecclesiale e associativa, considera centrale il valore della persona e di tutto ciò che ad essa fa riferimento, allineandosi alla molteplice e svariata azione politica, economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, che organicamente e istituzionalmente la promuovano in tutte le sue espressioni.
Convinta che la politica è una forma di carità al servizio dell'uomo comune e del cittadino e che essa esige specifiche competenze e puntuali conoscenze delle compatibilità reali che possano favorirne il successo, ritiene che il fine ultimo di ogni azione di gestione della cosa pubblica è il bene comune, inteso non come mera somma dei beni e degli interessi dei singoli cittadini e neanche come forma totalitaria o collettivistica, per la quale l'individuo come persona diventa realtà semplicemente strumentale o funzionale al bene della società. Esso, invece, si concreta nell'insieme di quelle condizioni strutturali di vita sociale che permettono ad ogni cittadino, considerato sia come singolo che aggregato in forme istituzionali naturali o civili, di ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della propria realizzazione, attraverso la più ampia esplicazione delle proprie qualità e attività umane.
L'Azione Cattolica è convinta che il bene comune si realizza nella promozione della giustizia, intesa come giustizia legale (rispetto delle leggi) e distributiva (dare a ciascuno il suo). Ne consegue che la politica deve promuovere quelle strutture sociali che assicurano a tutti, in maniera imparziale, il godimento dei diritti fondamentali della persona: il diritto all'autentico sviluppo economico-sociale che rispetti la destinazione universale dei beni, il diritto di espressione delle proprie convinzioni religiose e di partecipazione alla costruzione della vita pubblica, il diritto di avere una formazione ed un'istruzione professionale adeguate ed eticamente ispirate a valori umani condivisi.
Tra i valori condivisi, verso i quali dovrà dirigersi uno sguardo aperto al futuro proprio di ogni autentica progettazione politica, l'AC diocesana ritiene di dover additare soprattutto il rispetto, la difesa e la promozione della vita e della pace. La vita umana deve essere il valore originario e la misura ultima che orienta l'esercizio del potere politico; la pace è una modalità fondamentale e irrinunciabile di servire la vita, la sua dignità e inviolabilità.
Tuttavia tale giustizia non può essere sociale se non trasforma le potenzialità in possibilità per tutti (giustizia commutativa), pur nel rispetto delle diversità, traducendosi in atteggiamenti di solidarietà e sussidiarietà, quest'ultima intesa come attribuzione di responsabilità pubbliche alle autorità territorialmente e funzionalmente più vicine al cittadino, finalizzate all'assolvimento di funzioni e di compiti di rilevanza sociale che mirino alla promozione e all'elevazione materiale e spirituale delle famiglie, dei gruppi e della comunità intera, senza eccessivi regionalismi e campanilismi o asservimenti a logiche partitiche o di spartizione del potere. Ne consegue che la tutela del lavoro e la riduzione della sua precarietà, attraverso una flessibilità sostenibile che protegga le persone e non esclusivamente le imprese, il miglioramento del funzionamento dei mercati (dei beni, del lavoro e dei capitali), l'inserimento di sistemi più efficienti di controllo, al fine di evitare la creazione di profitti abnormi per pochi a scapito del benessere di tutti, possono essere forme di politiche economiche adeguate per garantire autentici processi di sviluppo per tutto il Paese.
Non va dimenticato, inoltre, che la crescita umana e civile passa attraverso una autentica crescita culturale, servita da una adeguata e intelligente politica della scuola. Valorizzare e sostenere la ricerca, la cultura, ponendo l'istruzione scolastica e universitaria in condizione di assolvere il proprio compito, significa per un Paese scommettere sul proprio futuro, valorizzando la passione e la creatività delle giovani generazioni e abilitandole all'esercizio responsabile di una cittadinanza critica e consapevole.
È precisa convinzione considerare la politica anche come solidarietà all'uomo comune e alle classi meno abbienti ed emarginate, nel rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza e libertà che spingono le istituzioni a rimuovere quei fattori ostativi che impediscano il « pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese » ( art 3 Cost.)".