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Assessorato alla Socialità: nuova sede, ancora disagi
15 ottobre 2005

Dal giugno scorso gli uffici dell'assessorato alla Socialità di Molfetta si sono trasferiti in via Cifariello, accanto al mercato ittico, poco distante da quella che era la sede storica di Corso Dante. Vi arrivo in una mattinata di sole, trafelata ed affannata per la ricerca di un parcheggio (sarà questo il primo problema che dovrò segnalare?), tra le grida dei venditori di pesce che l'avvento dell'euro ha reso più rudi e battaglieri a causa della diminuzione degli affari. Uno di questi, dopo aver tentato inutilmente di vendermi per fresche spigole che sospetto essere congelate, mi indica dove sono ubicati gli uffici e riferisce delle numerose proteste a cui assiste, quasi quotidianamente, da parte di invalidi e gente in carrozzina che, non avendo, in alcun modo, accesso all'edificio è costretta ad entrare da un cancello laterale per poi aspettare di essere raggiunta da un impiegato disponibile. In effetti, sostando un po' nell'androne, mi rendo conto dell'esiguità degli spazi (la strada è stretta e molto trafficata) e dell'inadeguatezza della struttura alla recezione e al transito di anziani e di chiunque abbia problemi di deambulazione (disabili, portatori di handicap, ecc.). L'andirivieni è comunque intenso da parte di un pubblico abbastanza eterogeneo che non è però molto disposto a parlare e a dire le ragioni per cui si trova qui, un po' per la fretta, un po' perché, in molti casi, esse rientrano nell'ambito di conflitti e problemi familiari o indicano uno stato di bisogno e di indigenza economica e sociale che non si vuole raccontare anche se evidente e manifesto. C'è, a tratti, anche una certa gentilezza e determinazione nelle risposte e negli atteggiamenti delle persone che incontro: mi colpisce, ad esempio, una donna dall'aspetto provato e di età indefinibile, che accenna, in maniera vaga, a “problemi di tossicodipendenza avuti in passato” e che dimostra di avere dimestichezza con uffici e impiegati tanto da dirmi che, se ho bisogno, può farmi immediatamente ricevere dall'assessore “altrimenti ti toccherà aspettare chissà quanto tempo”. Le rispondo timidamente che non è il caso di disturbarsi ma lei quasi si offende e borbotta qualcosa in dialetto poi si dirige in uno dei “gabbiotti” dove le assistenti sociali effettuano la prima accoglienza e informano il pubblico sulle diverse procedure da seguire per poter avere accesso ai servizi. Noto che tali gabbiotti, ognuno contrassegnato dal nome dell'assistente sociale che vi opera, sono in vetro trasparente e consentono a chiunque la vista dall'esterno, inoltre, chi è lì in attesa, ha anche la possibilità di ascoltare quanto viene detto dentro questi strani contenitori di vite e di storie che di certo non consentono la difesa della privacy. Se fossero insonorizzati sarebbero simili ad acquari, mi dico, mentre osservo dal di fuori labbra che si muovono, gesti che sottolineano, occhi che chiedono o aspettano, in una sorta di disagio o di estrema apparente sicurezza. La mia presenza viene dopo un po' notata e desta curiosità perché, per qualche ragione, è evidente che non sono qui come utente. Il sorriso scompare immediatamente dal volto del dirigente tecnico Gaetano Caputi quando dichiaro di essere una collaboratrice del mensile “Quindici”: secondo lui ogni nostro servizio ha come scopo principale quello di “attaccare l'Amministrazione” così si rifiuta di rispondere alle mie domande e corre ad avvertire l'assessore Mauro Brattoli che mi riceve dopo qualche minuto (potere della carta stampata!) ma che, essendo molto impegnato, si dice disposto ad incontrarmi in altra data, preferibilmente in un giorno di chiusura al pubblico (il lunedì, il mercoledì ed il venerdì si riceve dalle 10 alle 12 mentre il martedì ed il giovedì dalle 15,30 alle 17, 30). Martedì 4 ottobre, alle 10,30 sono a colloquio con il dott. Mauro Brattoli, medico di base, forzista, un passato come consigliere comunale della DC nelle amministrazioni De Cosmo, Carnicella e Annalisa Altomare, assessore alla Socialità dal 2001. Dopo un periodo di sospensione dell'attività amministrativa si ricandidò nel 1998 e subentrò al senatore Azzollini in seguito alle dimissioni di questi, essendo il primo dei non eletti. Glissa sulla mia domanda “Perché un democristiano confluisce nelle file di Forza Italia?” (“sono motivazioni personali di cui sarebbe troppo lungo parlare”) e spiega quanto sia gravoso e delicato il suo ruolo di assessore “esposto continuamente a critiche e giudizi da parte di politici e cittadini”. Per il montacarichi che consentirà l'accesso ai disabili dice che si stanno attrezzando e poi non è vero che non c'è difesa della privacy negli uffici: basta essere discreti e non gridare (“se lei va in banca a chiedere un mutuo si mette ad urlare?”). Il trasferimento della sede in questi locali, di proprietà comunale a differenza di quelli di Corso Dante che lo erano solo in parte (lì, dopo lavori di ristrutturazione verrà dislocato l'Ufficio Tributi che ora si trova in Via Cap. De Candia), è stato fatto per motivi economici ed ha visto l'accorpamento con l'assessorato alla Pubblica Istruzione che una volta si trovava presso l'altro mercato ittico. Mi fa visionare un elenco dei servizi offerti dall'assessorato e relativi ad anziani, minori, disabili, famiglie, extracomunitari, scuole, asili nido, trasporto e ausilio scolastico, ecc. e mi illustra l'iter per poter usufruire di contributi economici ordinari e non: dopo l'informativa dei vigili urbani e la relazione di un' assistente sociale il beneficio viene concesso o la pratica archiviata. Molte sono le campagne informative relative alla prevenzione dell'alcolismo, della tossicodipendenza e delle devianze giovanili, i laboratori interetnici, le occasioni e manifestazioni di confronto culturale, i servizi che prevedono la mediazione culturale nella scuola dell'obbligo, sportelli informativi per immigrati, sostegno scolastico, familiare e segretariato sociale. Un progetto scolastico avviato tre anni fa in collaborazione con il Sert e dal nome “Costruiamo una rete”, nato come osservatorio del disagio giovanile in tutti i tipi di scuole, è ancora in piedi ed è diventato un vero e proprio servizio di sostegno e supporto per educatori e famiglie. Chiedo all'assessore come si potranno realizzare programmi di così ampio respiro dopo i tagli della recente finanziaria a spese sociali, scolastiche e sanitarie: mi risponde che è ancora tutto da vedere e che non sono previsti aumenti di alcun tipo. Con l'assistente sociale Maria Fontana parlo poi dell'affido, un istituto di tutela per minori che prevede l'inserimento di bambini a rischio in una famiglia appunto affidataria per un certo periodo di tempo: a Molfetta sono stati risolti più di 50 casi ma il percorso è ancora duro e difficile per resistenze culturali ed ambientali. Sottolinea che la figura dell'assistente sociale è ancora vista, in certi ambienti, con diffidenza ed ha quindi difficoltà ad operare nell'ambito familiare ed affettivo dove precise e conosciute dinamiche comportamentali escludono qualsiasi tipo di interferenza o di “intrusione” esterna. L'intervista è finita anche se sarebbero ancora molti gli argomenti da trattare. Scendo nella strada sempre più gremita ed affollata per avviarmi verso l'auto parcheggiata un po' più in là ma il pescivendolo di un'ora prima mi ferma e torna ad offrirmi le stesse spigole ad un prezzo più che conveniente: accetto l'offerta e sorrido pensando che, se non altro, questa intervista è servita a farmi risparmiare sul pranzo… Beatrice De Gennaro
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