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Asm: la città è sporca, ma non abbiamo personale. Alla discarica di Coda della Volpe è tutto in regola
15 novembre 2011

Da alcuni mesi Quindici, con la collaborazione dei suoi lettori che segnalano le situazioni critiche, sta portando avanti una campagna a favore di una maggiore pulizia della città, con articoli e foto che mostrano lo stato di degrado di alcune zone anche centrali, invitando l’Asm a pulire una città sempre più sporca, soprattutto per lo scarso senso civico dei cittadini sempre più zozzoni. Ora abbiamo intervistato Giovanni Mezzina, presidente Asm, e l’ing. Silvio Binetti, direttore dell’azienda dal 1998, per capire quali sono le carenze di organico ed economiche che impediscono all’Azienda municipalizzata di mantenere pulita la città. Tra l’altro dobbiamo riconoscere all’Asm di aver ringraziato i giornalisti di “Quindici” per collaborare nelle segnalazioni, favorendo la pulizia. Abbiamo, perciò, realizzato un’intervista doppia non solo sul servizio di igiene urbana e sul passivo del bilancio Asm, ma anche sui misteri a Coda della Volpe (di cui Quindici, anche sul quotidiano web si è spesso occupata), sugli arresti nel febbraio 2010 per i furti di ferro, sulle vicende della cassa dei pomodori e della fermata a Barletta dalle prostitute, sui processi pendenti per l’ing. Binetti. Presidente Mezzina, perché la città è sempre sporca? Forse si preferisce fare più business con la raccolta differenziata? O ci sono dipendenti che lavorano poco e male? «Il punto di partenza è sempre “la città è sporca”, ma non si sente o scrive che “l’Asm non pulisce”. Infatti, l’Asm pulisce nonostante i tagli del Governo alle fi nanze comunali e la riduzione in appena 10 anni del personale da 118 a 100 unità attuali e delle zone di pulizia da 40 a 28, di fronte alla espansione urbanistica della città del 32%. Le frequenze di spazzamento a Molfetta sono quotidiane, sono poi i cittadini che sporcano. Per quei dipendenti che invece lavorano poco e male il CdA ha intenzione di prendere seri provvedimenti in merito». Alcune segnalazioni riguardano rifi uti ingombranti. Il servizio fornito dall’Asm per questo tipo di rifi uti è ancora in funzione? È sempre l’Asm a gestirlo e, se non è l’Asm, qual è la società che si occupa di questa raccolta? Quali sono gli accordi contrattuali tra l’Asm e questa eventuale società? «Attualmente è la Trasmar, in collaborazione con gli operatori Asm, che si occupa del ritiro della plastica, dei cartoni e dei rifi uti ingombranti, società intercettata con un bando pubblico, dopo la conclusione del contratto con la cooperativa Progetto Ricicla. Rispetto al 2010 abbiamo implementato la raccolta degli ingombranti del 400%. Se l’anno scorso raccoglievamo 12 tonn. al mese, oggi ne raccogliamo 55-60, ovvero una piramide quattro per due metri. Sarebbe come riempire un tir e rimorchio d’ingombranti. Naturalmente, quando resta qualcosa di non raccolto, è perché gli uomini sono impegnati nella raccolta di altri rifi uti ingombranti». Sono state pensate programmazioni per potenziare la pulizia della città? «Sono già pronte due ordinanze sindacali. Una vieterà l’istallazione dei portavolantini al di fuori dei portoni, dunque quelli esistenti saranno riposti nei portoni e l’Asm fornirà dei contenitori per la raccolta della carta. L’altra stabilirà gli orari di conferimento dei rifi uti per i cittadini, con la possibilità che i verifi catori comminino sanzioni amministrative per i trasgressori. Attendiamo anche una terza ordinanza sui parcheggi alternati, soprattutto nella zona 167, per permettere la pulizia delle strade con l’autospazzatrice. Ma in questo caso occorrerebbe una maggiore vigilanza anche dei Vigili Urbani, con cui è già in atto un’intesa in merito. Quest’estate abbiamo fornito a Molfetta anche un altro servizio, che nessuno ha notato. Un operatore il sabato e la domenica dalle 19 alle 21,30 ripuliva dalle cartacce il Corso Umberto. Infi ne, stiamo intercettando il socio privato per cercare una società mista entro il 31 marzo 2012, secondo le indicazioni del legislatore ». Altro problema dell’Asm è il passivo di bilancio, nonostante l’impianto di prima lavorazione, selezione e stoccaggio della plastica sia il quinto d’Italia e Molfetta si collochi al vertice delle classifi che regionali per la raccolta cittadina. Quali le motivazioni? Presidente Mezzina, non le sembra un controsenso? «Purtroppo, le provvidenze che arrivano dalla proprietà sono inferiori ai costi sostenuti dall’azienda, soprattutto per lo spazzamento e il personale. A questo si aggiunga la variazione non preventivata delle tariffe dei luoghi dove conferiamo i rifi uti. Ad esempio, nel consuntivo 2010 si è registrato un aumento dei costi per il conferimento in discarica di circa 400/500mila euro proprio per queste variazioni. Inoltre, le precedenti amministrazioni aziendali hanno lasciato partite contabili in sospeso per un milione di euro, ma ci stiamo adoperando per sanarle. Lo stesso Comune di Molfetta non si è tirato indietro e il sindaco Azzollini si sta impegnando per intercettare fondi nazionali da destinare all’Asm, che, secondo la programmazione, dovrà essere presto autonoma. Infatti, nei prossimi mesi il servizio di raccolta sarà affi dato alla nascente New. Co. (una società costituita ad hoc) dei Comuni di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Corato, mentre l’Asm srl, che completerà la trasformazione il 23 novembre, si dedicherà completamente alla raccolta differenziata. Per questo motivo nella discarica di Coda della Volpe è in corso l’edifi cazione di un nuovo impianto di stoccaggio e differenziazione della plastica, i cui ricavi permetteranno all’azienda di essere autonoma, di non pesare sulla proprietà, dunque di implementare la raccolta differenziata e assumere nuovo personale». Ing. Binetti, sulla discarica di Coda della Volpe si sta, dunque, costruendo un nuovo capannone per stoccaggio e differenziazione della plastica. Ma la discarica è stata bonifi cata e/o messa in sicurezza? «Il conferimento dei rifi uti iniziò nel 1973, dopo l’acquisto da parte dell’Asm di un fondo rustico in località Coda di Volpe nei pressi dell’autostrada, la cui cava fu utilizzata come discarica. Si è trattato, però, di un conferimento non controllato, perché il Dpr in materia è stato emanato solo 1982. Terminato il conferimento nel 1993 perché la cava era ormai satura, il Comune di Molfetta affi dò la bonifi ca della discarica alla ditta Mazzitelli, all’interno del contratto per la gestione dell’impianto di compostaggio. L’operazione di bonifi ca e messa in sicurezza fu possibile solo dopo il 2000, quando il Comune ottenne dal prefetto di Bari Mazzitello, allora commissario, 6miliardi di lire. Dunque, la discarica è stata messa in sicurezza, con una copertura di guaina impermeabile, terreno vegetale e piantumazione. Del resto, tutta questa operazione è stata presentata al Consiglio comunale per il consuntivo 2009». Sono stati scaricati rifi uti pericolosi? Dopo la messa in sicurezza non è stato scaricato più nulla, anche a insaputa dell’Asm? «A noi risulta che sono stati conferiti rifi uti urbani dal ‘73 al ‘93 e dalla messa in sicurezza non è stato scaricato più nulla». Come mai Coda della Volpe è considerato ‘fondo rustico’, pur essendo una ex discarica? «Fondo rustico è una terminologia tecnica. Del resto, sia nel vecchio che nel vigente Piano regolatore generale quella zona è tipizzata come area 27 per servizi tecnologici generali. Perciò, può ospitare discariche, impianti di produzione, distribuzione e così via». Ing. Binetti, tornando al nuovo impianto in costruzione a Coda della Volpe, non era necessario eseguire degli studi sul suolo, per evitare di poggiare il capannone su basi poco sicure? «Le opere eseguite non hanno interferenze col sottosuolo, perché il capannone poggia sua una base superfi ciale ed è costruito sull’area non interessata dai rifi uti. Siccome era necessario avere un dato medio su una superfi cie molto ampia, non è stato eseguito un carotaggio, bensì una indagine geofi sica». Quando sarà ultimata la costruzione? «Contiamo di ultimare i lavori civili entro l’anno. Voglio precisare che dal 1° luglio 2010 Corepla ha cambiato le regole delle sue piattaforme. Perciò, abbiamo provveduto a realizzare questo impianto per la selezione della plastica degli altri Comuni. Saranno eliminate le frazioni estranee, come le tapparelle, mentre ciò che è considerato imballaggio sarà poi destinato all’impianto della zona industriale, dove sarà eseguita la selezione». Ing. Binetti, chi ha fi rmato il permesso a costruire? «L’ing. Rocco Altomare, allora dirigente del Settore Territorio». Mentre per il cartello dei lavori, che Quindici ha fotografato in bianco? «Riconfermo che è stato scritto davanti a me con un normale pennarello rosso, poi scolorito dal sole». Nei numeri di Quindici di febbraio e marzo 2011 abbiamo scritto due articoli su Coda della Volpe, ma subito dopo è scomparso un misterioso tubo. Abbiamo notato che quel tubo era stato poi incendiato colo. A cosa serviva quel tubo? «Si tratta di un tubo di irrigazione, la cui acqua piovana era distribuita sull’area della cava interessata dai rifi uti e poi messa in sicurezza, dove erano presenti degli oleandri, poi seccati». Come mai è stato bruciato? «Durante l’estate, in una fase di secca, il tubo ha preso fuoco, forse per un atto doloso o vandalico». All’ingresso dell’area abbiamo individuato anche un altro tubo di raccordo. «È un tubo di cavi elettrici collegati a una pompa che purtroppo è stata rubata. Infatti, all’ingresso dell’area c’è una zona pavimentata con un muro in calcestruzzo, usato per il travaso dei cassoni con i rifi uti organici raccolti dai fruttivendoli di Molfetta. Siccome potevano verifi carsi perdite di percolato, era presente un pozzetto di raccolta, con una pompa di raccolta e fuori il contatore. Quel tubo portava alla pompa i cavi di alimentazione. Poi hanno rubato tutto, ma per fortuna è rimasto il contatore». Presidente Mezzina, soffermiamoci su alcuni dubbi episodi. Come spiega il trasporto di una cassa di pomodori nell’auto aziendale? E alcuni dipendenti beccati a Barletta sempre con l’auto aziendale vicino ad alcune prostitute? «In base ad alcune indagini interne, abbiamo appurato che , all’epoca della foto, sulla statale 16bis si è rivoltato un camion il cui materiale, appunto casse di pomodori, si è riversato per strada. L’azienda è stata contattata per ritirare il materiale e, durante il deposito del materiale per il macero, sono state individuate 4 casse di pomodori in stato ottimale e il responsabile del servizio ha disposto che quelle casse fossero date in benefi cienza. Questo è quanto mi è dato sapere, per la vicenda delle casse di pomodori. Per quanto concerne il fotogramma del video, gli operatori aziendali erano diretti all’azienda Di Benedetto, ubicata proprio sulla strada per la Madonna dello Sterpeto, che rifornisce l’Asm di alcuni pezzi per le auto aziendali e su quella strada ci sono normalmente prostitute. Questo non vuol dire che i dipendenti si siano fermati a contrattare prestazioni. Del resto, i dipendenti preposti compiono dai 5 ai 6 viaggi a settimana a Barletta e quel video risale per giunta allo scorso inverno». In ultimo, nel febbraio 2011 sono stati arrestati 3 dipendenti Asm per lo scandalo dei furti di rame. Qual è stato il comportamento interno dell’azienda? «Nel momento in cui lo abbiamo saputo sono state attivate tutte le procedure per salvaguardare l’immagine morale dell’azienda e della proprietà. Inoltre, i tre dipendenti oggi non ricoprono più le stesse funzioni precedenti l’arresto». Ing. Binetti, che tipo di sanzioni sono state applicate? «5 giorni di sospensione dal lavoro. Non potevamo comminare altre sanzioni, con il rischio di essere poi richiamati dai sindacati. Inoltre, l’azione dell’azienda può essere solo di tipo disciplinare dal rimprovero verbale al licenziamento, passando per i vari gradi, in base ai risultati delle verifi - che interne. Ma noi abbiamo solo accertato negligenza nella emissione nella registrazione dei formulari e nella gestione di procedure interne, ma non siamo riuscito a provare il furto. Quando la magistratura emetterà la sentenza, applicheremo la sanzione indicata dal giudice». Ing. Binetti, a che punto sono i processi giudiziari pendenti che la riguardano? Quali le imputazioni? «Ho un procedimento pendente per fatti risalenti alla fi ne del 2006, contestati alla fi ne del 2007, per aver stoccato in un cassone dei frigoriferi, ritenuti rifi uti pericolosi, i rifi uti organici dalla raccolta differenziata, destinati all’impianto di compostaggio, dei pneumatici rivenienti dalla raccolta differenziata, delle lattine di plastica vuote che recavano etichette di rischio, infi ne per non aver inserito nel certifi cato prevenzione incendi la colonnina del distributore del carburante. Nel novembre del 2008 è stato ordinato il dissequestro perché questi reati sono stati ritenuti insussistenti dal Tribunale del Riesame. A giugno 2010 è stato notifi cato il rinvio a giudizio nei miei confronti e i processi sono in corso. Attendo serenamente l’esito, certo di essere innocente ». Presidente Mezzina, dunque l’azienda spende parecchi soldi per le spese legali per pagare gli avvocati, depaupera il bilancio e arricchisce alcuni professionisti, che magari esagerano nelle loro parcelle? «La prima settimana che mi sono insediato ho tagliato proprio queste spese, in particolare circa 30mila euro su 3 avvocati che chiedevano 85mila euro di parcella, per altro rateizzate nel 2011. L’azienda ha pagato meno di 60mila euro per le spese legali nel 2011, mentre per il 2010 si sono registrati solo 34mila euro, nel 2009 circa 40mila euro».

Autore: Marcello la Forgia
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