Arte e religione verso il mistero della vita
Si è da poco conclusa nella cittadina sorta sul pendio di una collina delle Murge tarantine la “I Biennale Internazionale” di pittura, scultura, orefi ceria e ceramica che da giugno ha illuminato le coscienze dei visitatori tramite un libero ed ‘illuminato’ connubio tra arti fi - gurative e religione. Il tema portante della mostra, prima nel suo genere e tenutasi presso il chiostro del convento di San Francesco di Paola, è stato infatti ‘Il fare luminoso delle mani’, a voler signifi care che un atto creativo, privato di un signifi cato più profondo, si tuff a nel desolato mare della sterilità comunicativa. Le oltre 100 opere esposte, di 80 artisti provenienti da 14 Nazioni di tutto il mondo, sono state sapientemente scelte dal curatore della manifestazione, Mons. Pietro Amato, originario di Molfetta e ora direttore del Museo Storico del Vaticano. Mons. Amato ha sottolineato la non casualità di Grottaglie, nota ai più per l’artigianato della ceramica, come prima località ospitante la Biennale soprattutto per le diverse culture che fi no ai primi dell’Ottocento si sono avvicendate nel territorio e che hanno lasciato traccia indelebile. Una sorta di globalizzazione della cultura delle arti fi gurative che è stata promossa dalla Comunità dei Frati Minimi del convento in nome di quella luce che ogni artista può comunicare attraverso il messaggio più intimo della sua opera. Immagini che si susseguono nei vari spazi del chiostro con una continuità che avvolge il visitatore in una atmosfera intima guidando i suoi occhi verso una rifl essione che solo la vera poesia può regalare. Si sono potuti ammirare i diversi risvolti, consci ed inconsci, di molti abitanti del pianeta come ad e s emp i o quelli più drammatici del popolo romeno e armeno passando alla solarità delle tonalità spagnole. Tutti uniti dal fi lo invisibile del cammino della luce interiore trasmessa dalle mani operanti degli artisti. Tra gli invitati da Mons. Amato ad esporre, anche la nota pittrice molfettese Marisa Carabellese, presente con un dipinto olio su tela, ‘Congetture su Frank O. Gerhy’. Il quadro è uno dei frutti del suo periodo di esplorazione “congetturale” del mondo creativo degli architetti moderni dove la Carabellese è ispirata e insegue la poetica di uno dei massimi geni letterari del Novecento, l’argentino Jorge Luis Borges. La pittrice traspone sulla tela architetture che diventano plastiche, quasi ondeggianti, che s’incontrano in un velo blu che libera il tutto attraverso il volo, come un gabbiano. Amato nella giornata conclusiva di questa prima Biennale ha guidato i soci del Rotary Club di Molfetta, del presidente Pietro Facchini, attraverso la galleria d’immagini esposte con grande passione unita ad una profonda conoscenza nel campo dell’arte. Ha così costruito, con le sue parole, una parallela galleria immaginaria dove ognuno ha trovato nelle proprie emozioni quella luce creativa e metafi sica che ha mosso le mani dell’artista. La cornice della cittadina delle ceramiche ha incastonato alla perfezione le quattro arti plastiche in mostra e invitato alla rifl essione grazie alla sua antica veste rupestre e alle mani operose dei numerosi maestri ceramisti che continuano a far rivivere la bellezza della semplice e sacra meraviglia del gesto creativo.
Autore: Domenico Sarrocco