Arte a Molfetta. Inaugurazione domenica alle 19
Gioco & Vanità: quando l'istante si congiunge con l'eterno… Esposizione di Magdalena Asteri, Franco Valente, Antonio Laurelli, Edoardo Iaccheo
MOLFETTA - Gioco significa spensieratezza, gaiezza, riporta ad una dimensione infantile e disinteressata. Vanità ha in sé qualcosa di puramente estetico, rimanda alla bellezza autentica, priva di scopi, ma non scevra di un'eco biblica (si ricordi la “vanitas vanitatum” di Qohelet).
Quando gioco e vanità diventano una diade inscindibile, il gusto dell'effimero riesce ad infrangere gli argini del momento e sfiora l'eternità.
Proprio all'eternità punta l'arte: il significato recondito di ogni opera deve restare impresso nella mente e nello sguardo ci chi osserva, la nuda emozione di un'effusione cromatica o di un'immagine deve sfidare l'orizzonte della razionalità e assumere i connotati dell'infinita ed indefinita bellezza.
“Gioco & vanità” è il titolo della mostra che domenica sera (ore 19) verrà inaugurata nello spazio privato concesso da Antonia Zaza, in Via Domenico Picca n. 35, e che coinvolgerà Franco Valente (foto), Magdalena Asteri, Edoardo Iaccheo e Antonio Laurelli.
Gli stessi artisti hanno esposto a Bari, fino alla scorsa settimana, presso la galleria “La nuova vernice” in Piazza Massari, diretta dal Prof. Bibbò.
I quattro artisti, che si definiscono in realtà un gruppo di amici che hanno voluto confrontarsi in questa rassegna, esprimeranno con la loro diversa e soggettiva personalità e cultura, una peculiare visione del mondo.
Così Iaccheo punterà su astrazioni attraverso i colori; Asteri, essendo greca, sulla scorta di De Chirico, esprimerà dei paesaggi più metafisici che reali, paesaggi dell'anima tramite la tecnica dell'acrilico; Valente mostrerà una pittura basata su cromatismi forti ed intensi; Laurelli partirà dal colore per rappresentare atmosfere da sogno.
Gioco e vanità dunque, per esprimere l'attimo dell'arte, attimo che fugge, ma non scompare, magari si nasconde per poi ricomparire. Perché le emozioni impresse su tela hanno qualcosa di fisico e al contempo immateriale; perché il miracolo artistico sta proprio in questo: potenza sensuale del godimento istantaneo, fusa con il lancio di un messaggio eterno.