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Antisommossa e luminarie kitsch, uno squarcio sulla festa patronale di Molfetta
10 settembre 2012

MOLFETTA - Come fossero confratelli o frati hanno accompagnato la Madonna dei Martiri nel suo transito dalla Basilica alla Cattedrale. Eppure, la loro inconsueta e misteriosa presenza ha suscitato incredulità tra i fedeli che hanno partecipato e assistito alla festa patronale.
Una decina di agenti antisommossa, scortati da un paio di Carabinieri in divisa, sono approdati sul Viale de Crociati (sabato alle ore 15), poco dopo l’uscita della Madonna dei Martiri, seguendo la processione fino al Molo Pennello. Qui avrebbero impedito ai marinai di accedere alla zona dell’imbarco. A quanto pare, si sarebbe verificato un breve tafferuglio con le Forze dell’Ordine, ma alla fine i marinai l’avrebbero spuntata e la festa avrebbe ripreso la sua naturale forma popolare.
Questioni di sicurezza, dopo la rissa dell’anno scorso (nessuno era riuscito a fare ordine), ma si stava rischiando non solo di rovinare la festa, ma soprattutto di snaturarla. Infatti, l’ingresso doveva essere impedito solo al pubblico, impaziente di avvicinarsi alla zona dell’imbarco, e non a coloro che sono l’icona folkloristica di questa festa patronale.
Gli agenti antisommossa si sono ripresentati anche allo sbarco del simulacro della Madonna dei Martiri alla banchina san Domenico (dopo alcune manovre errate e pericolose nei pressi dello Scoglio delle Monacelle). Un intervento inutile e molto scenografico, se negli ultimi anni non si sono mai verificati particolari episodi tali da richiedere un intervento di nuclei speciali delle Forze dell’Ordine.
Questa volta, però, sembrava dovessero proteggere (da possibili aggressioni di cittadini esasperati dalla sua gestione della città?) l’amministrazione Azzollini e il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, con i suoi sodali politici, subito attorniato dagli abbracci dei marinai e dai baci dei suoi “amici” appena salito sulle barche, come se il reale protagonista della festa fosse lui. Una scena (concordata?) molto lontana dal raccoglimento che il momento avrebbe richiesto, di fronte al vescovo, mons. Luigi Martella, salito anch’egli per pregare e glorificare con l’incenso il simulacro.
Insomma, uno sbarco kitsch nello stile della «Molfetta qasba». Lo stesso corteo istituzionale si è trasformato in una grossolana sfilata, fino alla “foto ricordo” in chiesa. Inoltre, molti cittadini hanno segnalato a Quindici la proliferazione di tende da accampamento nelle vicinanze di Corso Dante (nella foto, sul sagrato del Purgatorio).
Proprio per questo motivo, sarebbe opportuno che il Comune di Molfetta, oltre che autorizzare l’occupazione di suolo pubblico, garantisca le minime condizioni igieniche e sanitarie non solo per i commercianti ambulanti, ma anche per gli stessi cittadini, rispettando la normativa nazionale, regionale e comunale in materia e garantendo anche un minimo decoro pubblico. Questo tipo di iniziativa, potrebbe essere anche eseguita in collaborazione con le associazioni di volontariato di Molfetta (ad esempio, il Sermolfertta si occupa dei figli dei commercianti ambulanti stranieri nel periodo della fiera). Sarebbe stato necessario, insomma, provvedere a installare dei bagni chimici per le necessità fisiologiche degli ambulanti, magari in collaborazione con l'Asm.
Molto hanno fatto discutere le luminarie: diverse le impressioni, condivisibili o meno. Qualcuno ha considerato l’illuminazione di quest’anno maestosa e appropriata alla grandiosa e appariscente festa patronale, di contro a molti molfettesi che hanno contestato non solo l’eccessiva “luminosità” al Corso Dante (tipo discoteca). In particolare, alcuni elementi kitsch delle luminarie definiti alla molfettese «pacchiani»: dalle balconate ai lati del Purgatorio alla luminaria con l’immagine della Madonna, dalle “torri gemelle” tra la Cattedrale e la muraglia del centro antico alla pubblicità centrale (tra due aquile) della ditta che ha curato l’allestimento dell’illuminazione (a quanto pare, sarebbe questo il suo cliché).
Tra l’altro, il Comune di Molfetta ha stanziato per il Comitato Feste Patronali ben 30mila euro: un contributo esoso di fronte alla crisi economico-finanziaria (probabilmente, per questo motivo il comitato ha evitato la questua casa per casa). Sarebbe stato opportuno, invece, evitare questo tipo di sfarzo esagerato e solo pomposo, cercando maggiore sobrietà (anche spirituale) in un periodo di vacche magre per i contribuenti molfettesi e per le casse comunali. Perché non è con un’illuminazione o con artifici materiali, ridotti a mero atto pubblicitario fine a se stesso, che si cancellano le difficoltà lavorativo-economiche dei cittadini e si onora una santa patrona.
 
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Nessuno ha voluto stravolgere il senso della realtà, anzi, rispetto agli altri, abbiamo dato voce ai cittadini, sia per la presenza anomala degli agenti antisommossa, sia per le luminarie. Ad alcuni sono piaciute, ad altri no, e in questo secondo caso molti hanno motivato il loro giudizio: anche per questo, le opinioni sono condivisibili o meno. Lo abbiamo anche scritto: e chi non lo ha capito o non ha saputo (voluto) leggere, oppure, carico di stereotipi e pregiudizi nei confronti della testata, ha sparato a zero. Ma siamo a Molfetta dove l'omologazione alla linea è obbligatoria. Inoltre, l'aggettivo “pacchiano”, che sembra aver toccato le corde sensibili di qualcuno, è stato usato dagli stessi cittadini nel momento in cui sono stati sentiti dai nostri redattori. Quindi, prima di scrivere e criticare sarebbe opportuno rileggere l'articolo e sforzarsi di elaborare una semplice, limpida e disinteressata comprensione del testo. Quindici non ha mai elaborato letture distorte o imposto visioni della realtà, si è sempre attenuto ai fatti e all'opinione pubblica, come nel caso di questo articolo (basterebbe chiedere in giro). Tra l'altro, Quindici non è a priori contro l'amministrazione, ma, come “cane da guardia” delle istituzioni deve, per dovere civico, evidenziare tutti i provvedimenti "anomali" e le distorsioni fattuali della vita cittadina da parte degli amministratori e dei loro “sodali”. L'invito che, invece, vogliamo fare ai lettori e ai cittadini di Molfetta è quello di riscoprire il vero senso della festa patronale che, purtroppo, è stata ridotta a un effimero presenzialismo: le luminarie, le bancarelle, i fuochi, le giostre e tutti quegli aspetti mondani che nulla hanno a che fare con la spiritualità della festa e che nemmeno rientrano nella pietà popolare. Non crediamo che l'ipocrita mondanità materialista e finanziaria possa essere veicolo educativo di valori dell'autentica tradizione cristiana.














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