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Antenna 167: il Comune dimentica gli abitanti Abolito il Decreto Gasparri, gli abitanti chiedono l'eliminazione del ripetitore
15 novembre 2003

Nessuno sconto sull'antenna di via Martiri di via Fani. I residenti del quartiere 167 sono agguerriti, oggi più che mai, dopo la recente abolizione del decreto Gasparri, dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. “Il sindaco – ha detto una residente - può adesso riappropriarsi dei poteri che quel decreto aveva sottratto a Comuni e Regioni: è a lui che torniamo a rivolgerci perché i nostri lunghissimi mesi di opposizione al ripetitore Alcatel non vadano perduti”. E al sindaco questi cittadini si sono rivolti: nei giorni scorsi hanno di nuovo, per l'ennesima volta, varcato la soglia del Palazzo di Città per chiedere spiegazioni ed esporre le proprie ragioni su un caso che pare, a questo punto, essersi clamorosamente riaperto. Ma il sindaco, è stato detto ai residenti di via Martiri di via Fani, non può ricevere chicchessia prima del prossimo gennaio. Dovranno attendere l'alba del nuovo anno questi cittadini, per ottenere qualsiasi chiarimento dal primo cittadino. Frattanto l'antenna, attivata e funzionante, continuerà a riposare sulle loro teste. Indisturbata, come sempre. Appello al sindaco Cos'è accaduto negli ultimi mesi in via Martiri di via Fani? Quali sono le richieste che numerosi residenti della 167 intendono rivolgere al sindaco, a distanza di oltre sette mesi dall'attivazione del ripetitore Alcatel-Wind? In ballo non è solo l'uscita di scena del decreto Gasparri, sempre descritto come 'invalicabile ostacolo' a qualsivoglia iniziativa comunale contro antenne e ripetitori, e perciò, adesso, a seguito della sua abolizione, diventato 'monito' all'azione per sindaci ed enti locali. In gioco è anche il fattaccio del “tardivo consenso” richiesto dall'Ufficio tecnico comunale ai condomini della palazzina, quando ormai non solo l'antenna era già stata abbondantemente installata, ma la sua stessa attivazione era davvero questione di poche ore. E' il 25 marzo 2003 quando l'ing. Giuseppe Parisi, dirigente del Settore Territorio (Utc) firma una disposizione con cui si “dispone l'apertura di apposito procedimento finalizzato all'acquisizione del consenso del condominio di via Martiri di via Fani n. 5/E sulla installazione dell'impianto di cui in premessa (stazione radio base per telefonia cellulare mobile da realizzare sul lastrico solare del fabbricato, ndr)”. Consenso a cose fatte, insomma. Visto che l'impianto era stato già installato (il 28 agosto di due anni prima, con regolare concessione edilizia emessa dal medesimo Utc), senza che, naturalmente, ai residenti fosse data la possibilità di esprimere il benché minimo parere. Davvero curioso il ravvedimento del Comune di Molfetta: pur riconoscendo che nel 2001 “la concessione fu rilasciata in carenza dell'assenso del condomino” (recita sempre la disposizione dell'ing. Parisi) nonostante questo fosse “richiesto esplicitamente dall'art. 176 del Regolamento Comunale di Igiene per tale tipologia di installazione”, l'Utc si 'affrettava', con maldestro ritardo, a regolarizzare la propria posizione, tenuto conto che “è ipotizzabile l'imminente attivazione dell'impianto con conseguente s o l l e v a z i o n e degli abitanti” (si legge sempre nel testo del dirigente comunale) e che “qualsiasi concessione o autorizzazione deve essere subordinata all'assenso dei condomini e ciò indipendentemente dalla proprietà della parte di edificio sul quale l'impianto deve essere installato”. Dunque, spazzate via le disquisizioni in ordine alla proprietà e al possesso del solaio (che pure tanto hanno impegnato i condomini, costretti ad adire le vie legali), le perplessità o gli scontri accesi sui poteri di residenti e condomini: l'assenso dei condomini, ammette Parisi (tardi, troppo tardi!), è, in ogni caso, imprescindibile. Tutto questo, persino prim'ancora che si facesse tabula rasa del decreto Gasparri. Ma tanto imprescindibile l'Utc riteneva fosse l'assenso dei residenti, che quell'antenna, già installata, è stata pure attivata. E, di nuovo, senza che un solo sì fosse pronunciato da chi in quel palazzo abita. Anzi. I no, fortissimi, sono rimasti e permangono ancora. Il fatto è che l' “indispensabile assenso dei condomini” non solo non è mai arrivato, ma non è mai stato neppure richiesto, nonostante gli stessi residenti avessero tempestivamente chiesto chiarimenti in merito al sindaco. Aperto il procedimento per “l'acquisizione del consenso del condominio di via Martiri di via Fani”, il Comune ha semplicemente dimenticato di 'chiuderlo'. Anche questo hanno assodato i residenti della 167 alcuni giorni fa nelle stanze del Comune di Molfetta: che l'incaricato del procedimento (su sua stessa candida ammissione), aveva completamente rimosso dai suoi pensieri quell'adempimento, rimasto, così, lettera morta. Risultato: i residenti sono stati imbavagliati ancora per altri mesi, pur avendo più volte espresso per via formali e informali il loro aperto dissenso all'antenna. Per parte sua, il Comune di Molfetta, con l'abile e semplice trovata di “aprire un procedimento”, se ne è, pur solo in parte, 'lavato le mani': poco importa se poi a quel procedimento non si sia mai dato seguito. L'errore, “umano”, è stato dell'impiegato, oberato di lavoro e di poco ferrea memoria. Si fa così quando lo scopo è: far restare le cose come stanno da un lato, e, dall'altro, cavarsela con poco. La pericolosità dell'antenna C'è poi un'altra questione. Quella dell'effettiva pericolosità dell'antenna e del 'carico' elettromagnetico determinato dalla sua presenza, tenuto conto che su quella zona insistono ormai altri ripetitori (quello per telefonini a teconologia Umts, recentemente installato e già attivato in via Salvo D'Acquisto). Anche a questo (e di nuovo con ritardo) pare abbiano pensato le istituzioni. Mancano pochi giorni a ferragosto, quando il ripetitore di via Martiri di via Fani (attivo già da mesi) viene raggiunto da una folta squadra dell'Arpa (Agenzia regionale per l'ambiente). Il mandato è: misurare le emissioni dell'antenna che tanto scalpore ha suscitato in città. “Siamo qui per tranquillizzarvi e rassicurarvi”, esordiscono i tecnici. Accanto a loro c'è l'ingegnere dell'Alcatel, la compagnia proprietaria del ripetitore. E' lui, stranamente, a fare gli onori di casa. Cosa tutt'altro che rassicurante. Quanto all'esito delle rilevazioni eseguite dall'Arpa, una promessa viene rivolta ai condomini, desiderosi di conoscere i livelli di emissione del ripetitore (se siano a norma di legge o no; se producano effetti di rischio per la propria salute): “presto vi faremo sapere”. Nessuna comunicazione, nessun rapporto, nessuna risposta, niente di niente è giunto ai condomini, da quel giorno fino ad oggi. Dove sono finiti i risultati di quelle rilevazioni? E' una delle domande che i cittadini avrebbero rivolto al sindaco se solo questi li avesse degnati di un appuntamento. Ma anche per questo, le riserve non potranno sciogliersi prima del 2004. Quando il ripetitore di via Martiri di via Fani avrà già poco meno di tre anni di vita alle spalle. Tiziana Ragno SCHEDA Tutta la storia del ripetitore di via Martiri di via Fani Tutto ha inizio il 28 agosto 2001 quando i tecnici dell'Alcatel-Wind danno avvio ai lavori di installazione del ripetitore. I residenti oppongono subito resistenza: di quell'antenna non sanno nulla, nessun consenso è stato loro richiesto. Si rifiutano di dare ai gestori le chiavi di accesso al lastrico. Ma nulla ferma l'antenna: viene montata una gru, si ignorano le proteste di piazza, le infuocate assemblee che i residenti per giorni tengono alla presenza del sindaco e dei dirigenti dell'ufficio tecnico comunale, colpevoli di aver rilasciato la concessione edilizia favorevole all'installazione di quel ripetitore, secondo i residenti. A settembre, il passo indietro del Comune, che vieta all'Alcatel di attivare l'antenna. Ma, qualche mese dopo, una sentenza del Tar dà ragione all'Alcatel Wind e di nuovo i residenti s'infiammano. Avviano un'azione legale per stabilire il possesso del solaio e un ricorso al Tar (a cui aderiscono 49 cittadini) per l'annullamento della concessione comunale sulla quale ritengono che sussistano pesanti irregolarità. Poi, dopo quasi un anno, con l'entrata in vigore del decreto Gasparri, salta un protocollo d'intesa che stava portando ad una soluzione alternativa, e il 10 ottobre scorso i gestori fanno sapere che hanno le leggi nazionali dalla loro parte: l'antenna di via Martiri di via Fani sarà attivata, anche con l'ausilio della forza pubblica. A bloccare l'attivazione dell'antenna, interviene questa volta una sentenza dei giudici: quel ripetitore è illegittimo, perché il possesso del lastrico solare appartiene ai condomini e non ai costruttori. Ma passa pochissimo tempo e la sentenza si ribalta in appello. Vince l'impresa edile Pansini & Gadaleta. Per via Martiri di via Fani non c'è scampo. L'antenna viene attivata: il 19 marzo di buon mattino i tecnici dell'Alcatel rimettono piede sul lastrico solare. Come al solito, non si curano delle proteste dei residenti. Non danno spiegazioni. Arrivano, alla spicciolata, anche assessori e consiglieri comunali. Vigili urbani e persino i Carabinieri. Qualcuno contesta la mancanza di alcuni documenti relativi alla messa in sicurezza dell'impianto. Si rimandano gli ultimi adempimenti all'indomani. Ma si tratta solo di “questioni formali”: il ripetitore di via Martiri di via Fani smette di essere un semplice fantasma e diventa un “mostro vivo” sulle teste dei cittadini. L'ing. Giuseppe Parisi dell'Utc una settimana dopo ammetterà: “l'assenso dei condomini è indispensabile”. Rivelando spiccate doti di tempismo. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
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