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Ancora sull'ospedale
15 febbraio 2002

Abbiamo ricevuto una valanga di lettere sull'ospedale, un argomento che ha interessato molto i cittadini molfettesi (Quindici è andato esaurito nelle edicole e, malgrado le altre copie rifornite successivamente, non siamo riusciti a soddisfare le richieste). Anche sul nostro sito Internet si è sviluppato un animato dibattito fra coloro che ritengono che sia necessario chiudere la struttura perché inefficiente e chi invece vuole conservarla, migliorandola. Sempre nel sito abbiamo un sondaggio sull'argomento. Perciò, per riprodurre tutte le lettere non avremmo spazio sufficiente. Ne abbiamo selezionate alcune, evitando quelle di contenuto identico. Questa volta diamo più spazio alle lettere perché, per ragioni di spazio, negli ultimi numeri, le abbiamo ridotte. Ospedale 1 Egr. Direttore, ho riflettuto a lungo prima di prendere carta e penna per chiederLe ospitalità sul Suo giornale, in risposta all'editoriale da Lei firmato in data 15.1.2002. In verità ritenevo che altri Dirigenti avrebbero dovuto risponderLe per puntualizzare alcuni concetti e considerazioni errate e gratuite del Suo articolo. Una premessa mi sembra doverosa: l'organizzazione della varie Unità Operative e Servizi della ASL BA/2 e le disposizioni interne emanate dal Direttore Generale e dal Direttore Sanitario sono tutte rivolte a favore dell'utenza, perché la stessa non abbia minimamente a risentire di problematiche connesse a carenza di personale, a mancanza di attrezzature od altro, in un momento in cui la sanità tutta regionale e nazionale ne sta risentendo. Voglio dire che, a fronte di alcune restrizioni, accorpamenti, ecc., il Direttore Generale e il Direttore Sanitario, con le loro disposizioni e con lo spirito di collaborazione di tutto il personale medico, infermieristico e tecnico della ASL affrontano i momenti più intensi e difficili mettendo l'utenza nelle condizioni migliori per essere assistita. Ed allora: - è vero che, come Ella afferma, a seguito di richiesta di ricovero urgente per peritonite per una paziente a Lei molto vicina, tutto è stato approntato già dal Pronto soccorso in tempi rapidi per l'utente (esami ematochimici ecc.)?; - è vero che, come Ella afferma, il chirurgo disponibile ha clinicamente diagnosticato un peritonite e la necessità di un intervento chirurgico urgente? - È vero che, come Ella afferma, è stata allertata l'équipe chirurgica e approntata una sala operatoria presso l'ospedale di Bisceglie pronta a risolvere il caso clinico, non potendo la paziente essere sottoposta in loco per mancanza di posti letto ? - È vero che, aldilà di considerazioni fantasiose la paziente ha avuto, in termini pratici, ciò che il caso chiedeva in maniera risolutiva? Ma, a sentire le voci dei soloni di caffè ed i soliti corvi o corvini che speculano su tutto pur di screditare il presidio ospedaliero di Molfetta, non Le sembra che alle due di notte il chirurgo disponibile fosse presente, non dormiva, non era stato colto da indolenza acuta e che ove ne avesse avuto la possibilità ad intervenire chirurgicamente, avrebbe operato, e che nonostante Ella volesse attendere le prime ore del mattino, ha insistito perché fosse operata subito? Lei afferma, poi, che in un ospedale mezzo vuoto il chirurgo disponibile poteva trovare un posto in ostetricia o altro reparto; mi scusi Direttore: è il colmo!!! Lei ora dimostra una scarsa sensibilità e poco rispetto verso il malato da operare atteso che trattavasi di intervento chirurgico serio stante le complicanze settiche per il ritardo con cui la paziente si è presentata all'osservazione sanitaria ed abbisognevole, pertanto, di controllo specialistico adeguato e competente (sbaglio, oppure la sintomatologia era iniziata una settimana prima)? Orbene qui non si tratta di parcheggiare un'auto nell'autosilo, o un pacco postale presso il deposito bagagli. Già, ora forse staremmo a parlare esattamente del contrario: - OPERATA D'URGENZA DI PERITONITE E “SBATTUTA” IN UN REPARTO VUOTO SENZA ASSISTENZA. - Voglio far notare, a titolo di cronaca, che pazienti chirurgici di Trani e Bisceglie vengono trasferiti presso l'Ospedale di Molfetta quando le rispettive Unità Operative sono sature o per motivi tecnici. Ebbene, caro Direttore, Lei forse dimentica che tutto il corpo sanitario, infermieristico e tecnico (e non mi riferisco solo al gruppo dei miei collaboratori) ha un alto senso di rispetto e di sensibilità verso l'utenza e non può prescindere da quei valori che hanno contribuito a formare ognuno di noi. Spero di aver chiarito a Lei e ai vari corvi quanta e quale verità è necessario far rilevare. Cordialità. Dott. G. D. Minervini Primario Chirurgo P.O. Molfetta Capisco il suo sfogo dott. Minervini, ma credo che la sua lettera sia perfettamente inutile o che quantomeno abbia sbagliato indirizzo. A chi avrebbe voluto scriverla: ai colleghi, ai dirigenti Asl, alla regione? Se altri dirigenti non hanno risposto, mentre noi abbiamo diverse lettere di consenso pervenute sia al mensile sia al nostro quotidiano in Internet (alcune le può leggere lei stesso anche nel forum e non sono tutte, perché molte ho preferito non inserirle in quanto troppo "pesanti") vuol dire che sono in disaccordo con lei oppure che hanno letto attentamente sia l'editoriale, sia l'articolo di Beatrice De Gennaro. Evidentemente lei lo ha letto in fretta e si abbandona ai soliti luoghi comuni sui soloni da caffè e sui corvi. Noi non vogliamo la chiusura dell'ospedale, altre cose avremmo potuto scrivere, notizie che abbiamo raccolto, con tanto di nome e cognome, ma non abbiamo ritenuto utile farlo per non danneggiare, in questo delicato momento, la struttura ospedaliere. ma tutto non si può tacere. nessuno ha contestato il comportamento dei medici e il funzionamento del pronto soccorso. Allora lei a chi si rivolge? Abbiamo semplicemente sottolineato che, in caso di urgenza, il problema è di intervenire subito, non pensare all'assistenza che, in molti casi, almeno quella non sanitaria, è assicurata dai parenti che trascorrono la notte accanto al malato, sapendo che l'ospedale non dispone si personale sufficiente. In questi casi un posto letto in un ospedale vuoto (e che non vuole chiudere) si rimedia e un infermiere che faccia quattro gradini da un reparto all'altro si trova (se si vuole). Risponda lei piuttosto a una domanda: se il paziente nel trasferimento a un altro ospedale (quando si trova) muore, di chi è la responsabilità. Allora avremmo fatto il titolo: MUORE PERCHE' NON C'E' POSTO IN OSPEDALE. E non sarebbe stato solo un titolo, glielo assicuro. Il guaio è che i medici possono sempre dire, come ascoltiamo spesso in televisione: "Un incidente o un caso di morte ogni tanto, capita. E' fisiologico". mentre non è fisiologico, e capita poche volte, che un medico risponda dei propri errori. I giornalisti per molto meno, e senza giocare con la vita umana, pagano pesantemente anche per un errore di stampa o per reati mai commessi. Ecco la differenza. E mi fermo qui. Non vorrei aprire un capitolo sull'ospedale, altrimenti ne avrei di cose da dire: dalla ginecologa senza laurea, all'intervento su un arto sano. E se decidessi di fare personalmente un'inchiesta, credo che salterebbero fuori tante altre storie. Ma ci teniamo alla nostra struttura ospedaliera, vogliamo solo che funzioni meglio (ecco le critiche costruttive), che ci sia più personale: questo dicevamo nell'articolo, non altro. Ma se si continua a fare come gli struzzi, a mettere la testa sotto la sabbia, temo che il destino dell'ospedale sia segnato. E questo è un errore che fa anche lei. Mi creda i corvi stanno dentro l'ospedale, non fuori. Cordialmente Felice de Sanctis Ospedale2 Caro Direttore, bene ha fatto "Quindici" ad affrontare decisamente il problema dell'ospedale di Molfetta, mettendo in evidenza carenze e insufficienze. Avete ragione nel dire: a cosa serve un ospedale "bello", se non è efficiente. Ma mi chiedo: perché i nostri parlamentari non sono riusciti a valorizzare la nostra struttura? Perché uno (il sen. Azzollini di F. I.) è di Molfetta e l'altro (l'on. Amoruso di An) è di Bisceglie? Angela Petruzzella Ospedale 3 Gentile direttore, è proprio vero quello che lei dice: l'ospedale di Molfetta è un malato terminale, ma si dovrebbe andare indietro per cercarne le ragioni nel clientelismo che ha favorito l'assunzione di personale scarsamente qualificato, senza che i sindacati dicessero nulla. Eppure sarebbe stato loro interesse rivendicare la professionalità per evitare che i dipendenti più efficienti venissero messi sullo stesso piano degli altri. Nessuna voce si è levata in questi anni, malgrado qualche scandalo e alcune discutibili gestioni. E' proprio vero: l'ospedale è un serbatoio di voti per tutti i partiti. E l'omertà paga in termini di consensi. Francesco De Gennaro
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