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Amnesty, manifestazione contro i diamanti sporchi
15 febbraio 2002

MOLFETTA – 15.2.2002 Il gruppo 236 di Amnesty International, avente sede a Molfetta in via D. Picca 30, organizza per domani, sabato 16, al Corso Umberto (altezza Galleria Patrioti molfettesi) a partire dalle ore 18.30 un momento di sensibilizzazione sul commercio illegale di diamanti. Inoltre il gruppo Amnesty 236 distribuirà delle cartoline da inviare ad alcune autorità governative italiane per sollecitarle ad adottare provvedimenti legislativi a livello nazionale diretti al controllo del commercio di diamanti. Saranno anche presentate delle petizioni da inviare a vari gioiellieri della zona con lo scopo di accertarsi sull'origine dei diamanti che vendono. Per molte persone i diamanti sono simbolo d'amore, felicità o ricchezza. Tuttavia, per molti altri, essi significano guerra, miseria e povertà. E' noto come il commercio illegale in questo settore costituisca un facile rifugio per chi intenda sfuggire alla trasparenza delle transazioni commerciali e possa diventare fonte di riciclaggio di denaro "sporco" per organizzazioni armate che controllano vaste porzioni di territorio. Nella sua edizione del 26 novembre 2001, "Il Sole-24 ore" (riprendendo una notizia del "Washington Post")citava come possibile la vendita di diamanti da parte del RUF in Sierra Leone a Al Qaeda (l'organizzazione terroristica di Bin Laden), transazione che sarebbe avvenuta tramite la Liberia e con pagamento in armi, cibo e medicine. Il RUF è un gruppo armato che detiene il controllo del territorio e dell'industria estrattiva dei diamanti di una parte significativa della Sierra Leone, e che si è reso responsabile, negli ultimi anni, di atrocità e abusi su vasta scala nei confronti di migliaia di persone (adulti, ma anche minori e bambini di pochi mesi), uccidendo, torturando, mutilando, reclutando bambini nelle forze da combattimento, sottoponendo a violenze sessuali sia ragazze molto giovani sia donne anziane. Purtroppo, questa realtà si sta allargando a paesi come l'Angola, la Repubblica Democratica del Congo, la Liberia, che acquistano ingenti quantità di armi, poi utilizzate per perpetrare gravi violazioni dei diritti umani, pagandole con gli introiti derivanti dal commercio illegale dei diamanti e di altre risorse naturali (petrolio, uranio, rame, legname, oro, coltan). Amnesty International non chiede un generico boicottaggio di tutti i diamanti, né di quelli provenienti da Angola, Repubblica Democratica del Congo e Sierra Leone. Amnesty International chiede un sistema trasparente e indipendente di controllo che istituisca un procedimento di certificazione sia per i diamanti grezzi estratti dalle miniere (allo scopo di accertare se provengono da zone di conflitto), che per quelli oggetto di prima importazione (ad es. dalle miniere alle aziende che li tagliano e lavorano), che di seconda esportazione (dalle aziende di lavorazione ai grossisti o ai commercianti). Adelaide Altamura
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