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Ammazza il rivale in amore con una coltellata al cuore
16 agosto 2001
MOLFETTA – 14.8.2001 Gli ha conficcato un coltello nel cuore perché la sua ragazza lo aveva preferito a lui. E’ successo a Molfetta nella tarda serata di ieri in via Trieste, una traversa della centralissima via Cavallotti. Michele 16 anni, non si era rassegnato al fatto che la sua ragazza Carmela, 15 anni, lo aveva lasciato preferendogli un giovane più grande, Raffaele Grosso, 21 anni (nella foto) e, dopo alcune minacce, ha deciso di affrontare la coppia in via Trieste, nei pressi della casa per ragazzi difficili, la comunità “Incontro”. Michele ha chiamato il rivale gridandogli “lei è mia, lasciala stare”, ma Leo, come lo chiamavano gli amici, non si è fatto intimorire e ha abbracciato più forte Carmela, la “bambola”, come è definita in paese, e si è allontanato con lei. A quel punto Michele, preso dall’ira, li ha inseguiti, ha tirato fuori un coltello e lo ha conficcato dritto nel cuore del rivale. Poi lo ha lasciato in una pozza di sangue ed è fuggito. I carabinieri lo hanno trovato qualche ora più tardi a vagare senza meta, sconvolto, tra le campagne in contrada “Nepta”: non ha opposto resistenza e si è fatto arrestare, ora è in stato di fermo a disposizione della magistratura, con l’accusa di omicidio premeditato, secondo il provvedimento emesso dal sostituto procuratore del Tribunale dei minori, Maria Saracino. Leo, la vittima, aveva un fratello gemello Sergio, insieme ad altri sei fratelli, ed era considerato un ragazzo tranquillo, lavoratore, aveva cominciato come garzone di fruttivendolo e poi aveva scelto di fare il muratore, “per guadagnare di più”. L’altro, l’assassino, viene descritto come un bullo: capelli biondi a spazzola, occhi azzurri, sempre accigliati, uno spaccone, uno sbandato. La ragazza, orfana di entrambi i genitori, era ospite della comunità “Incontro” in via Trieste (nella foto il luogo dell’omicidio, alcuni minuti dopo, affollato di curiosi)
per ragazzi difficile e aveva trovato in Leo quell’affetto che le era mancato in famiglia. Aveva preferito questo ragazzo all’altro, perché era più grande, si sentiva più protetta e il fatto che lavorasse, le sembrava aprire una prospettiva per un domani meno incerto. I genitori di Raffaele al momento dell’omicidio non erano a Molfetta: la mamma, Maria era partita per raggiungere il marito, marittimo sui traghetti, in Sardegna. Un anno fa il gemello di Leo, Sergio, aveva avuto un incidente con la moto ed era rimasto in coma, poi ce l’aveva fatta e per la famiglia Grosso questo episodio era ormai un ricordo. Oggi la signora Maria non riesce ad accettare questa assurda tragedia che sembra una storia del passato, ma che è una drammatica realtà di oggi.
Michele de Sanctis jr.
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GINO AMATO
19 Agosto 2001 alle ore 00:00:00
Cosa c'è da commentare in una triste storia del genere..... è la solita storia di ragazzi sfortunati che nella vita si imbattono nel momento sbagliato con le persone sbagliate...Il caso fa si che nè vigile nè carabiniere avrebbe potuto cambiare una storia forse già scritta.. Provo pena e dispiacere per entrambi...
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f f
18 Agosto 2001 alle ore 00:00:00
In una città senza proposta alcuna per i giovani si è arrivati a questa tragedia e speriamo che sia l'unica. Un'estate vuota in ogni senso anche se i molfettesi ci sono ma chi può va fuori nelle città vicine. E chi non può come questi giovani? Il NULLA! Abbandonati a loro stessi! Sono preoccupato.
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adrian bianchi
17 Agosto 2001 alle ore 00:00:00
in una città dove l'illegalità la fa da padrona e dove le Forze dell'Ordine non ci sono è il minimo che potesse accadere. É molto strano che lì dove è successo il fatto non vi fosse la solita motocicletta del solito "vigile urbano" ferma presso il solito "club di calcio" (a far cosa non si sà). Naturalmente la strada di cui si parla è via Trieste e non via Fiume.
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Carlo SERVILLO
17 Agosto 2001 alle ore 00:00:00
Sono un Com.te della suddetta nave da crociera,e, dall'Alaska ho saputo di questo assurdo omicidio! dico assurdo perche' sembra che questo "bullo" abbia tentato se non addirittura gia' molestato la ragazza del Grosso senza essere stato fermato dalle forze dell'ordine. E allora ? ..... bene i risultati si sono visti con un assurdo omicidio ! Insomma la prevenzione esiste ed e' valida in tutti i campi, pero' nulla e' stato fatto per evitare questo guaio. Chi e come si riuscira' a rassegnare la Signora GROSSO che non potra' piu' rivedere suo figlio solo perche' era innamorato di una ragazza che apparteneva ad un bullo di appena di 16 anni? Non ce l'ho con nessuno pero'....... da quello che si e' sentito e letto da questa terra cosi' lontana ....... SI POTEVA EVITARE !!!! Distinti Saluti. Carlo SERVILLO
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Lucia Minervini
16 Agosto 2001 alle ore 00:00:00
E' un'assurda tragedia, come si fa ad uccidere a 16 anni? Sono sconvolta. Dove stiamo andando?
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