Allarme alcol, fenomeno in crescita a Molfetta
Intervista al dott. Fiorentino del Sert Asl Ba/2 (II parte)
Il mese scorso su QUINDICI ci siamo occupati del preoccupante fenomeno dell’alcolismo, argomento che, negli ultimi tempi, molti media stanno trattando con generosità ed attenzione, dopo aver dato per anni la precedenza, per così dire, ad altri tipi di dipendenze (cannabinoidi, barbiturici, cocaina, eroina, ecc.), quasi come se quella da alcol fosse, in un certo senso, più tollerabile, privata e meno pericolosa. Purtroppo così non è, e l’allarme sociale che l’alcolismo crea è vero e reale: tensioni familiari estreme, rapporti affettivi deteriorati, rese lavorative scadenti, incidenti sul lavoro e sulle strade, aumento dell’aggressività e della violenza, gesti estremi ed inconsulti nei casi peggiori.
Una recente indagine Doxa afferma che il 50% della popolazione in Italia fa uso di bevande alcoliche mentre il “Primo rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza” a cura di Eurispes e Telefono Azzurro, oltre a dimostrare l’aumento delle droghe in genere tra giovanissimi, sottolinea che, a 14 anni, il 20% degli adolescenti ha già avuto la prima sbornia. Comunque qualcosa sembra muoversi, dopo anni di silenzio e di immobilismo. La legge n. 125 del 30 marzo 2001, legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati, ha, tra le varie finalità, quella di favorire l’informazione e l’educazione sulle conseguenze derivanti dall’uso di alcolici e superalcolici; facilita l’accesso a trattamenti sanitari ed assistenziali; promuove la ricerca, la formazione e l’aggiornamento del personale addetto.
In questo numero pubblichiamo il seguito dell’intervista concessaci dal dott. Giuseppe Fiorentino del Ser.T. di Molfetta: con lui abbiamo parlato delle varie tipologie di etilismo, a seconda del sesso e dell’età; abbiamo commentato i dati del nostro territorio, recentemente pubblicati dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Ausl Ba/2 e discusso delle iniziative da esso intraprese a riguardo.
Voi avete varato un Protocollo d’intesa con il reparto Medicina e lo avete reso operativo dal novembre del 2000. Quali sono stati gli effetti?
“Gli effetti sono stati senz’altro positivi se si pensa che nell’aprile del 2001 risultavano essere 14 i pazienti che avevano fatto ingresso nel Ser.T assistiti dal reparto Medicina, di cui 8 ricoverati con urgenza grazie alla consulenza del Servizio di Tossicodipendenza e 7 attualmente agganciati alla terapia. E’ chiaro che solo interventi di tipo multidisciplinare, attuati su vari fronti, come quello farmacologico, medico e psicologico, uniti alla volontà ed alla disponibilità reale, da parte dell’alcolista, di un cambiamento del proprio stile di vita, possono risultare efficaci nella sua cura. Non dimentichiamo che l’approccio al rapporto con l’alcool è inizialmente di carattere psicologico e che nel 30% dei casi esso diventa un farmaco usato per calmare disturbi psichiatrici. Poi, purtroppo, è proprio il suo uso a creare psicosi e depressione sia negli adulti che nei giovani”.
Il DDP (Dipartimento dipendenze patologiche) della Aisl BA/2 afferma che su 1030 tossicodipendenti presenti nel 2000 sul territorio, 148 fanno uso di alcool. Quali sono le percentuali relative al sesso?
“L’82,4% è di sesso maschile mentre il 17,6% femminile. Questo grosso divario è spiegabile anche con il fatto che l’etilismo femminile, improntato alla solitudine e a vari tipi di emarginazione (affettiva, domestica, sociale) è più difficilmente scovabile e identificabile perché quasi sempre collegato a sensi di colpa e di vergogna che tendono a negarlo o a rimuoverlo. Noi lo chiamiamo alcolismo “da Tavernello” perché il più delle volte è indotto da prodotti fortemente pubblicizzati, facilmente reperibili nei supermercati e nei negozi di generi alimentari dove le donne si recano a fare la spesa. Esistono comunque anche manager e donne in carriera che fanno uso di superalcolici o di liquori al latte: sia nell’uno che nell’altro caso si tratta di un alcolismo isolante e devastante all’interno del nucleo familiare o conseguente a problemi di relazione, legato spesso a fenomeni di abbandono, violenza o maltrattamenti. L’alcolismo maschile è, invece, più ostentato e, anche se può sembrare un luogo comune, viene vissuto con minori difficoltà, in bar e cantine, addirittura per strada, condiviso tranquillamente e più facilmente tollerato da un certo tipo di società benpensante; tuttavia, anche se apparentemente più “socializzante”, nasce sempre da frustrazione, incomunicabilità, problemi affettivi ed economici. Nasce da tutto questo e a tutto questo conduce, come in un circolo chiuso che non dà via di scampo”.
Recentemente il Parlamento europeo ha lanciato un grido d’allarme perché pare che in certi Paesi come la Gran Bretagna ed il Belgio (non quelli dell’area mediterranea, ndr) si sia abbassata la soglia dell’età di giovani e adolescenti dediti all’alcool. E’ proprio così? E’ vero, inoltre, che molti giovani scelgono miratamente l’alcool per lo “sballo”, come alternativa ad altre sostanze?
“Il problema dell’alcool nei giovani è senz’altro meno nascosto, almeno fino a quando esso viene vissuto come fenomeno di aggregazione sociale: i giovani sentono forte il desiderio di sentirsi più brillanti e di avere facilità nelle relazioni interpersonali, così, attraverso l’alcool, credono di superare disagi e paure e di diventare adulti. In fondo essi ricevono una sorta di battesimo trasgressivo, come quello della prima sigaretta, che porta alla separazione dell’individuo, ma anche all’accettazione dello stesso nel gruppo. Si tratta di legami a forte dipendenza psicologica e di ritualità quasi tribali che non vengono neanche verbalizzate ma solo agite. Anche se non tutti quelli che bevono diventano alcolisti bisogna ammettere che nei frequentatori abituali di discoteche e locali notturni il rischio esiste ed esiste anche un problema di sovrapposizione delle sostanze: si parla, infatti, di politossicodipendenza, per l’associazione di superalcolici con sostanze tipo extasy o spinello che creano gravi danni alla salute ed il famoso colpo di sonno che è la causa di tanti incidenti sulle strade”.
L'ESPERIENZA DELLE DISCOTECHE
Questo è venuto fuori anche da un’esperienza pilota che avete condotto lo scorso anno nel mondo delle discoteche…
“Sì, lo scorso anno abbiamo osservato lo stile di comunicazione dei giovani in un ambito ricreativo-strutturale quale può essere quello delle discoteche e abbiamo fatto delle interviste a gomito con piccoli questionari senza, però, raccogliere dati numerici. Nelle discoteche, dove si entra senza pagare il biglietto, bisogna consumare una certa somma al bancone del bar ed è quindi inevitabile che si consumino alcolici spesso mescolati a stupefacenti. Addirittura qualche giovane ha ammesso di arrivare in discoteca già ‘fatto’ di alcool”.
La legge n. 125 del 30 marzo 2001 (legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati) favorisce, tra l’altro, le organizzazioni senza scopo di lucro e le associazioni di auto-mutuo aiuto finalizzate a prevenire o ridurre i problemi alcolcorrelati. Che tipo di contributo danno queste associazioni?
“I Club degli Alcolisti Anonimi ed i Club degli Alcolisti in trattamento aiutano a reclutare gli alcolisti ma, affinchè la loro attività risulti efficace, deve essere integrata con una giusta ed attenta valutazione diagnostica da parte del Ser.T, che, una volta individuato il problema, può personalizzare ed individuare la terapia”.
Beatrice De Gennaro
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La prima parte è stata pubblicata sul numero di giugno