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“Alda, mia dolce, sensibile e altruista suur…”
15 febbraio 2021

Alda, mia dolce, sensibile e altruista suur... Ogni giorno, con la tenacia che solo l’amore profondo e incondizionato spinge, Renata si rivolge ad Alda, scomparsa tragicamente. “Alda era dolce, altruista, amante della vita, una che si donava, sempre pronta ad andare in aiuto verso gli altri, una giovane donna appassionata, che faceva volontariato, conosciuta da tanti. Alda era Alda semplicemente. Alda era mia sorella” Renata Tartaglia è bella, soprattutto quando sorride al dolore, perché è col sorriso che vuole ricordare lei, la sua anima gemella. I suoi occhi, però, raccontano di mancanze quotidiane, di assenze che sono presenze, di gesti, abitudini, riti tra sorelle, riti che non potranno essere più celebrati. Rimane solo un contatto, quello tra Renata, i loro adorati genitori, la famiglia e Alda, visite quotidiane al cimitero, per non fare sentire Alda sola, per non sentire la solitudine lasciata da Alda. E così succede che poco dopo la sua scomparsa ad ottobre 2020, iniziano a verificarsi “strani” eventi. Il luogo in cui Alda riposa, meta di visite di Renata, della sua famiglia, amici e parenti, è oggetto di atti che non è possibile definire se non con parole dure, di ribrezzo. Dalla tomba di Alda, quando ancora vi era una lapide provvisoria, iniziano ad essere trafugati con quasi quotidiana costanza i fiori che lei tanto amava. Ai fiori si aggiungono gadget, piantine, tutto ciò che può essere asportato. Renata inizia la sua battaglia fatta con i suoi mezzi, la dolcezza e la tenacia. I suoi post sui social si rivolgono sempre a lei “Alda, mia dolce, sensibile e altruista suur…” per chiederle il perché di tanta cattiveria nel toglierle un fiore. Renata continua perché continuano i furti. La crudeltà di questi individui si spinge a sottrarle un angelo che la sua amica Mary le aveva posato sulla tomba, perché Alda è un angelo meraviglioso. Renata pubblica un post con il quale spera nella restituzione, in maniera anonima. Ma l’angelo non è stato restituito ad Alda e, continua Renata, probabilmente, perché chi l’ha sottratto ne aveva “bisogno”; Alda stessa, secondo Renata, in un certo qual modo ne ha permesso l’asportazione considerando la sua propensione ad aiutare sempre chi ne aveva bisogno e chi era in difficoltà. Renata inizia a ricevere messaggi di familiari di deceduti che lamentano gli stessi furti. Una signora denuncia la forzatura del cancelletto d’ingresso alla cappella di famiglia. Altri dei portafiori, altri ancora le lampade di vetro. Ma Alda non è mai sola, c’è la sua famiglia, i suoi amici, c’è Mary che è costante e va a trovarla ogni fine settimana, tranne una volta in cui le fa visita una mattina di un giorno di metà settimana. Vede una donna di mezza età di spalle, raccolta, come Mary pensa, in preghiera davanti ad Alda. Mary, per discrezione non si avvicina e vede. La donna ha in mano un’orchidea “spostata” dai fiori di Alda che, sentendosi osservata, lascia cadere velocemente su un cero acceso. Solo l’intervento tempestivo della ragazza ha evitato che la situazione degenerasse. Renata, instancabile, minaccia di installare telecamere dove riposa Alda e da quel momento i furti sono terminati. Renata ha un obiettivo, grande, giusto, semplice: che i nostri cari siano lasciati in pace, che riposino in pace. Renata non è la sola ad aver visto aggiungersi dolore al dolore. Per quanto possa servire posso portare la mia testimonianza, avendo dei cari al cimitero di Molfetta a cui veniva sistematicamente asportato il portafiori. Sono stata avvicinata da soggetti che si offrivano di aiutarmi cercandone uno che faceva al caso mio e che casualmente avevano trovato in cambio di un piccolo riconoscimento. Il portafiori è ora costituito da una umile bottiglia di plastica che svolge egregiamente il ruolo di dare acqua ai fiori. Dal momento che ho deciso di non comprarne più e di sostituire il portafiori con la bottiglia di plastica tagliata nel mezzo, i furti sono terminati. La testimonianza inutile e non richiesta della sottoscritta e quella di Renata che rappresenta molte altre persone che hanno cura dei propri cari oltre la morte, vuole essere un grido di aiuto, quello affidatoci dai nostri cari, affinché sia lasciata loro la dignità del riposo dopo vite vissute, vite che hanno amato e sono state amate, che non devono essere sporcate da esseri che non sono degni neanche di avvicinarsi al luogo del riposo eterno. Renata è la loro voce, le parole sono quelle sussurrate da Alda, parole che non possono rimanere inascoltate, che abbiamo il dovere di fare nostre e denunciare. E non è possibile ignorare, far finta di non vedere e non sentire perché il loro silenzio, il silenzio dei nostri cari, urla ed è assordante. Desidero esprimere tutta la mia riconoscenza a Renata Tartaglia e la sua coraggiosa mamma per avermi fatta entrare nella loro storia. E ad Alda, un ringraziamento speciale, come lei. © Riproduzione riservata

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