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Al Liceo Fornari di Molfetta incontro con Pinuccio Fazio
15 dicembre 2019

 MOLFETTA - Il liceo “Vito Fornari” di Molfetta ha spalancato le sue porte, si è illuminato diventando porto che accoglie il grande “navigatore” Pinuccio Fazio e i numerosissimi ragazzi che hanno raccolto l’invito ad esserci, insieme ai loro genitori ai loro insegnanti, alla loro preside. Come è giusto che sia.

E allora tutti in silenzio, tutti attenti, in ascolto.

Quella di Michele Fazio, vittima innocente di mafia, è una storia che deve essere raccontata, gridata, ascoltata, perché tutti devono sapere, perché nel ricordo c’è speranza, nella condivisione del dolore un umano sentire che ci avvicina e ci stringe gli uni agli altri e ci rende famiglia, terra condivisa, sangue che scorre.

E ogni racconto riporta in vita chi quella vita non l’ha potuta vivere, in un eterno presente di assenza.

Mentre l’orchestra suona “Another brick in the wall”, i ragazzi del Fornari danno corpo e voce a tante vittime innocenti di mafia: Sergio Cosmai, Gaetano Marchitelli, Francesco Mizzi, Giovanni Carnicella, Raffaella Lupoli.

Michele Fazio prende vita dalle pagine del libro “Il grido e l’impegno”, scritto da Francesco Minervini, e i reading riportano parole a volte dure come macigni, difficili da digerire perché ripercorrono l’accaduto che resta incomprensibile. Come si può morire a 15 anni, così, per errore? Come si trasforma il dolore in impegno? Come si sopravvive?

E Pinuccio Fazio fino ad ora attento osservatore, inizia a parlare. È un fiume in piena, racconta di Michele, del suo impegno che è ormai missione, racconta di mamma Lella, madre coraggio, di come a testa alta pieni di quella libertà che sola rende orgogliosi abbiano continuato a lottare, soli, per riaprire un caso archiviato troppo in fretta.

Racconta dell’associazione, della sua Bari vecchia, parla di perdono e di riscatto. E tutti presenti, si scoprono ammaliati, affascinati dalla potenza di questo grande uomo, così vero, sincero, diretto, gli occhi diventano lucidi le mani strette a pugno. Michele è uno di noi si sente sussurrare nell’aria ormai immobile di un pomeriggio sospeso.

E gli abbracci a Pinuccio Fazio non si contano più. I ragazzi ringraziano, commossi, adesso sanno, e mentre la luce si spegne e l’androne del Liceo, prima gremito, lentamente si svuota, l’orchestra suona un ultimo brano di Fabrizio Moro:

“ci sono stati uomini che passo dopo passo hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno”.

Grazie Pinuccio Fazio. Michele, ora, siamo noi.

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