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Aido, cultura della solidarietà nella donazione degli organi
15 marzo 2014

Questo il nostro compito: dare informazioni certe ed obiettive. Essere strumento democratico di consenso e di garanzia rispetto ad una prospettiva offerta dal progresso scientifico; se ci riusciremo, potremo trasformare questo mare di contraddizioni in un oceano inesplorato fatto di solidarietà e di sollievo da grandi sofferenze umane, afferma il Presidente Michele Gadaleta, sintetizzando con queste poche, intense parole il ruolo dell’associazione A.I.D.O. (Associazione italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule). Il 2014 ha portato aria di rinnovamento per l’A.I.D.O. molfettese, che in seguito alla dolorosa perdita di due figure istituzionali come Bartolomeo Portoso e Nicola Azzollini, ha trovato la solidarietà dell’ing. Sergio De Ceglia (presidente dell’Opera Pia Monte di Pietà, istituto Gagliardi Gadaleta) insieme alla forza di rialzarsi, raggiungendo nella nuova sede, presso corso Umberto I 98, un numero di seicento iscritti. La ritrovata partecipazione, ha rianimato l’associazione molfettese da sempre impegnata in opere di prevenzione, sensibilizzazione, tese a far comprendere l’alto valore medico- scientifico oltre che umanitario dell’opera che ne coinvolge i membri. Salvare una vita è semplice: basta una firma, che permette di sottoscrivere la Dichiarazione di Volontà, con la quale i futuri donatori (censiti a Roma) otterranno il numero della tessera del donatore. La donazione, può essere effettuata da persone di qualunque età che muoiono in ospedale nell’Unità di Rianimazione a causa di una lesione irreversibile al cervello o di un prolungato arresto cardiaco, causante completa cessazione dell’attività cerebrale. Il soggetto “donatore”, regalando parte di sé dopo la morte, non subirà alcuna privazione, ma arricchitosi di “umana solidarietà” potrà dirsi parte della grande opera dell’A.I.D.O., scegliendo la legalità, abbattendo un mattoncino del muro del “traffico illegale di organi”, che riempie le tasche di coloro che, arricchendosi, intralciano le liste d’attesa. Tuttavia, la scarsità di organi donati, continua a far sì che la domanda sia superiore all’offerta e che migliaia di malati muoiano o vivano di stenti: soprattutto in Italia è l’ignoranza il fattore stagnante, la “non conoscenza del problema”. Poiché non è in vigore la legge del “silenzio-assenso”, l’ultima decisione sulle sorti del corpo del defunto spetta ai famigliari, che alimentano quell’onda di opposizione che in Italia blocca ancora il 40% delle Dichiarazioni di Volontà. Questo è un fenomeno culturale fervido soprattutto nel meridione – sottolinea il Presidente Gadaleta – dove la disperazione, la rassegnazione del momento, frena i parenti nell’interpretare coscienziosamente la volontà del defunto, impedendo che la sua memoria continui a camminare sulle gambe di un altro uomo. Nonostante l’A.I.D.O. sia un’associazione laica, il presidente Michele Gadaleta ricorda orgogliosamente il contributo dato in passato dallo storico iscritto Don Tonino Bello, e di come quasi tutte le religioni, al passo con i tempi, abbiano smesso di considerare la donazione come una sacrilega devastazione del corpo. E se come “ambasciatori di fede” si è consapevoli di dover curare le anime più che i corpi dei defunti e come cittadini è inevitabile riconoscere il diritto alla vita, come PERSONE è necessario riconoscere il valore dell’altro e rendersi solidale.

Autore: Gaia Giancaspro
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