Negli ultimi tempi il sindaco-senatore Antonio Azzollini sembra essere precipitato in una grande confusione. Dopo la nota sceneggiata molfettese, ormai nota a tanti italiani, inizia una contraddittoria protesta contro la costruzione della nuova foresteria della capitaneria di porto. Provvedimento già approvato, con il suo contributo, da una precedente amministrazione di centro-destra; in pratica una rivolta contro se stessi. Si spera che, almeno questa volta, davanti a questo ennesimo scandalo, ci sia una forte reazione della cittadinanza; altrimenti avrà ragione il nostro Direttore Felice de Sanctis, che, nell'editoriale del precedente numero di Quindici, ha definito “docile” la società in cui viviamo (ovvero, una società dove non si ha un'opinione diversa da quella predominante, accettando, senza problemi, ciò che il padrone di turno suggerisce in questa nuova dittatura soft). Sull'argomento abbiamo ascoltato il parere dell'avv. Giovanni Abbattista, coordinatore cittadino del Partito Democratico, che ha denunciato con forza l'ulteriore episodio di cattiva amministrazione del sindaco Azzollini. Quali sono le valutazioni del suo partito su questo ennesimo pasticcio? «La vicenda della capitaneria di porto, come ho già avuto modo di dire in consiglio comunale, è sotto diversi profili emblematica. Questa maggioranza di governo ha organizzato una manifestazione pubblica in cui ha voluto condividere con la città la preoccupazione per i gravi inconvenienti prodotti dalla realizzazione della foresteria della capitaneria di porto, senza però spiegare alla gente come mai si sia prodotta questa situazione, di chi la responsabilità e come si sarebbe potuto evitare il problema. E' evidente che il Sindaco non poteva fornire queste spiegazioni, dovendo ascrivere a sé stesso la responsabilità di tutta la vicenda. Sul caso capitaneria di porto l'opposizione si è proposta innanzitutto di fare chiarezza e verità, perché è bene che la gente sappia come si è arrivati alla costruzione del manufatto e di chi la responsabilità di questa delicatissima vicenda». Il senatore, addirittura, l'ha definita la “Punta Perotti molfettese”, proprio il centro-destra che ha fatto sempre dell'edilizia il suo potere politico. Quali gravi errori si cerca di nascondere dietro questa propaganda populista? «Il sindaco ha enfatizzato proditoriamente la vicenda, definendola Punta Perotti molfettese, omettendo di fare informazione e lasciando immaginare che le responsabilità siano da addebitare a soggetti o enti non ben identificati. Il Piano Regolatore del Porto prevede la allocazione della foresteria proprio là dove oggi è stato realizzato il manufatto, sulla base di una precisa richiesta dell'autorità marittima accettata dall'amministrazione. Il sindaco non ha spiegato che il Piano Regolatore del Porto è stato adottato nel 2004 quando era azionista di maggioranza della coalizione di governo ed è stato approvato in via definitiva dalla Regione Puglia quando era già sindaco di Molfetta. Che cosa è successo tra il maggio 2006, epoca di approvazione definitiva del piano ed il maggio 2008, epoca in cui ha posto al Provveditorato alle OO.PP. il problema del trasferimento dell'opera? Il sindaco deve spiegare alla città le ragioni di un'inerzia durata ben due anni, deve spiegare perché, pur sapendo del sito previsto nel Piano Regolatore del Porto, non ha avviato un procedimento di variante. Questa maggioranza, prima di gridare allo scandalo per la Punta Perotti molfettese ed organizzare manifestazioni pubbliche, avrebbe dovuto spiegare le ragioni della propria inattività in un periodo in cui tutto si poteva fare senza costi per la comunità ». Avere un sindaco-senatore a Roma si sta rivelando poco utile. Invece di controllare al meglio provvedimenti che partono a livello romano, come lo è la costruzione della nuova Capitaneria, il mancato inserimento di Molfetta nelle Zone Franche Urbane, ci ritroviamo con maggiori problemi. Ritiene che la logica del sindaco del week-end, del sindaco che lavora da solo senza una squadra affiatata di assessori stia danneggiando, irrimediabilmente, la nostra città? «In questo scorcio di mandato abbiamo già la conferma della bontà delle nostre perplessità sul fatto che un uomo solo potesse svolgere adeguatamente le funzioni di parlamentare e di sindaco di una città importante con problemi complessi come Molfetta. Anche la gestione della realizzazione del porto, sempre al centro delle attenzioni di Azzollini, si è rivelata inadeguata. Il problema capitaneria di porto denuncia la mancanza di una visione d'insieme. L'errore commesso sul manufatto di cui ora si chiede l'abbattimento e il trasferimento è stato determinato proprio da una visione parziale del sistema porto. Il sindaco si è preoccupato solo di far procedere celermente i lavori relativi al porto commerciale, omettendo di affrontare le problematiche ben conosciute e determinate dalla ubicazione della foresteria. In realtà se Azzollini avesse avviato il procedimento per la variante del Piano regolatore del porto per ottenere la diversa ubicazione della foresteria, avrebbe dovuto bloccare anche i lavori di realizzazione del porto commerciale, ma questo evidentemente non era nei suoi programmi. Il risultato è che il tardivo approccio al problema di cui oggi discutiamo passa necessariamente attraverso l'assunzione da parte della comunità di costi che vengono quantificati approssimativamente in almeno un milione di euro». Ciò che appare strano a molti cittadini è che i lavori avrebbero potuto essere bloccati nella fase iniziale. Tutti si sono accorti dell'apertura del cantiere tranne il sindaco, che avrebbe anche il suo studio che si affaccia sull'area in questione. Possiamo comprendere la distrazione di chi viaggia tra Molfetta e Roma ma, comunque, si è trattato di un cantiere che cresceva ogni giorno a vista di tutti. Perché solo ora si è chiesta la sospensione dei lavori, considerando che sono in uno stato, notevolmente, avanzato? Intanto i costi di spostamento del cantiere sono aumentati, ma a pagare ci pensano i cittadini. «Il sindaco ha posto il problema del trasferimento della capitaneria per la prima volta il 20.5.2008 con una nota indirizzata al Provveditorato alle OO.PP., mentre i lavori sono stati consegnati alla ditta appaltatrice il 9.11.2007. Certo anche rispetto a queste date l'intervento è del tutto intempestivo, ma secondo me l'amministrazione l'iniziativa avrebbe dovuto assumerla già prima, all'indomani della stessa approvazione definitiva del piano regolatore del porto, ovvero nel 2006 quando alla guida dell'amministrazione c'era sempre l'attuale sindaco Azzollini. Credo che nella gestione disastrosa di questa vicenda, che potrebbe costare ai contribuenti una somma enorme, abbia contribuito anche la sottovalutazione del problema, nel senso che, probabilmente, chi oggi governa si è accorto dell'entità del problema solo dopo la demolizione del vecchio manufatto e l'avvio dei lavori di costruzione della nuova capitaneria. Anche questo è l'effetto di una inadeguata attenzione ai problemi della città che hanno bisogno, per la loro complessità, di un impegno quotidiano e totalizzante, che oggi il sindaco non garantisce affatto alla città». A quanto sembra l'opposizione converge sul punto che la posizione in cui sta nascendo la foresteria, non è assolutamente adeguata per la costruzione di un lungomare di ponente e il rilancio turistico dello scalo. Ma lo spostamento dei cantieri comporterà dei costi per le casse comunali. Come intendete reagire al sistema del “prima facciamo e poi distruggiamo” del senatore? «E' evidente che il problema esiste. Quel manufatto interrompe sia la passeggiata che dovrebbe collegare il centro antico con la basilica della Madonna dei Martiri che il prospetto panoramico. Noi aspettiamo di capire quale sia la posizione dell'amministrazione che, pur sollecitata, non ha inteso rispondere nel consiglio comunale del 29 settembre scorso. Intanto tutti i consiglieri di opposizione hanno richiesto la convocazione d'urgenza del consiglio comunale per discutere di una vicenda così delicata che coinvolge anche i poteri dello stesso consiglio Comunale, visto che si deve discutere del trasferimento di un'opera allocata in una certa posizione dal Piano approvato dal consiglio Comunale. Dopo aver acquisito tutti gli elementi non ci sottrarremo a dare il nostro contributo alla migliore soluzione del problema, anche se, francamente, la colpevole intempestività del sindaco ha prodotto una situazione in cui si fa fatica ad intravedere una soluzione indolore». Molfetta è stata sempre conosciuta come una bella città peschereccia, dove c'è il pesce fresco, la città del padre del socialismo Gaetano Salvemini, di Don Tonino, qualcuno, ironicamente, la definisce come la città delle “belle donne”. Oggi i media nazionali si interessano di Molfetta non certo per fatti positivi: l'assenza di donne in Giunta, il sindaco che si esibisce in una ridicola commedia in vernacolo diffusa su YouTube e Studio Aperto e altre reti nazionali, gli sprechi con la nomina dell'ambasciatore dei molfettesi. Dove può portare questa degenerazione? «Certo i fatti da lei citati non danno un'immagine edificante di questa amministrazione. Io francamente non sono tanto preoccupato delle performance del sindaco, che possono essere giudicate da tutti senza che io faccia al riguardo considerazioni di sorta. Ciò che mi preoccupa, invece, è l'atteggiamento che Azzollini ha tenuto negli ultimi consigli comunali nel corso dei quali si è più volte rifiutato di rispondere alle richieste e sollecitazioni delle opposizioni, non accettando il confronto nel luogo a ciò deputato. Non rispondere alle opposizioni vuol dire non avere considerazione di quella parte di città che non lo ha votato, ma che egli comunque rappresenta. E' evidente che questo non è un bel segnale per le istituzioni». Abbiamo capito che, dopo i noti attacchi in consiglio comunale, tra lei e il sindaco non c'è un buon feeling. A parte questo, in questi primi mesi come valuta questa sua nuova esperienza da consigliere comunale. Si aspettava questo modo di fare politica a metà tra il tragico ed il comico? «Il feeling non c'entra e non mi piace personalizzare. E' evidente che abbiamo visioni e approcci diversi ai problemi della città. Sarebbe bello che le diverse opzioni potessero confrontarsi liberamente e correttamente. Sarebbe un bel segnale nei confronti della gente che segue la politica. Non sono stato il solo ad essere rimasto sorpreso dalle escandescenze del sindaco, ma complessivamente considero l'esperienza intensa e stimolante». Quali sono le prossime tappe del Partito Democratico per rilanciare l'attività politica in città e contrastare l'amministrazione Azzollini? «Il Partito democratico si propone di stare sui temi della città non solo attraverso i suoi referenti che operano in consiglio comunale, ma anche con un'azione visibile tra la gente. L'obiettivo che il partito democratico deve perseguire a Molfetta è quello di far uscire la gente dal torpore, di farle riacquistare la capacità di indignarsi per le cose che non vanno, per i numerosi problemi della quotidianità che rimangono irrisolti, per la gestione amministrativa sensibile ai soli interessi dei pochi. Mi piacerebbe insomma che il partito, in un momento così difficile per la politica, riuscisse a scuotere le coscienze, facesse uscire ognuno di noi dal proprio egoismo, dal proprio particolare, mi piacerebbe che le nostre sollecitazioni facessero sentire ognuno di noi un po' più interessato al proprio destino».
Autore: Roberto Spadavecchia