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A Molfetta Lillino Di Gioia come un toro scatenato contro tutto e tutti: veleni a piene mani, col rischio boomerang
01 novembre 2014

MOLFETTA – Si scatena l’ex assessore regionale della Dc ing. Lillino Di Gioia, già candidato sindaco per il centrosinistra a Molfetta. Con un manifesto (foto) diffuso a nome della lista civica “Il riscatto della città” dal titolo «Un suicidio politico e una mascalzonata» scarica veleni e carica come un toro contro tutto e tutti dall’assessore regionale Guglielmo Minervini, candidato alle primarie per la presidenza della Regione Puglia all’ex sindaco di centrodestra sen. Antonio Azzollini, al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, definiti “padrini” dei candidati al consiglio dell’area metropolitana, nel quale non è stato eletto alcun molfettese.

«Due avvenimenti politici hanno ultimamente caratterizzato negativamente questa già infelice stagione politica della nostra comunità – scrive Di Gioia, nel suo manifesto che potrebbe rivelarsi un boomerang –: la costituzione dell’area metropolitana e il pseudorimpasto della giunta comunale. Per la prima abbiamo dovuto registrare l’incapacità politica ed elettorale dei nostri “personaggi” locali. 3 candidature (Pd, Sel, FI) 3 sonore bocciature a dimostrazione che i rispettivi “padrini” (l’assessore regionale Pd Guglielmo Minervini, il presidente della Regione Puglia Vendola (Sel) ed il senatore Azzollini del centrodestra) hanno determinato la clamorosa esclusione della nostra città dalla dirigenza della importantissima area metropolitana. Un vero e proprio suicidio politico!

Per la seconda questione il negativo protagonismo del nostro Sindaco, impegnata più nei balletti e giochetti di potere che per la soluzione dei problemi della città, infierisce vigliaccamente su una vittima innocente designata (assessore La Ghezza) privandola della sua rappresentanza popolare. Un vera e propria “mascalzonata” politica. 2 sconfitte della politica, 2 mortificazioni per la città».

Vari i commenti in città a questo manifesto: dal fatto che Lillino Di Gioia non si rassegni ancora all’oblio politico, alla sua vecchia rivalità con Guglielmo Minervini, una ferita mai sanata fin da quando Di Gioia fu sconfitto al ballottaggio con Azzollini per l’elezione a sindaco nel 2006, sconfitta che Di Gioia ha sempre attribuito a Minervini. E quella sconfitta sembra bruciare ancora.

Tra gli altri commenti: la difesa di ufficio dell’ex assessore Serena La Ghezza, che il gruppo politico del quale fa parte anche Annalisa Altomare (consigliere comunale del Pd), assessore scelto dal sindaco Paola Natalicchio e non digerito da Di Gioia e Altomare, i quali avrebbero preferito indicare un altro nome, mentre oggi difendono l’assessore allora quasi rinnegato. E la resistenza al cambiamento della vecchia guardia ex Dc, che non vuole la trasformazione della città che sta tentando di portare avanti l’attuale amministrazione di centrosinistra. E qualcuno aggiunge: come mai Lillino Di Gioia parla del flop dell’area metropolitana, quando proprio Annalisa Altomare viene indicata come uno dei franchi tiratori del Pd?

Dall’altro lato, il sindaco Paola Natalicchio che con grande sicurezza e determinazione continua sulla sua strada, pur fra mille ostacoli, a cominciare dalla scarsa competenza e preparazione degli impiegati comunali che in più occasioni hanno tentato di boicottarla, facendo anche uscire dalla stanze del Comune, documenti riservati dati in pasto all’opposizione, come la stessa Natalicchio ha denunciato recentemente in un incontro pubblico nella sede di “Comitando”. Insomma, a parere del sindaco, ad essere inefficienti sono gli impiegati comunali e non la giunta di centrosinistra, costretta a fare il lavoro degli uffici, anziché quello di indirizzo e gestione amministrativa. E questo avrebbe rallentato molti dei provvedimenti urgenti.
Ma i cittadini si chiedono: come mai a Molfetta si è sempre l’un contro l’altro armati, con veleni diffusi ad ampie mani dall’interno del centrosinistra oltre che dall’opposizione di centrodestra? Come mai si continua a demolire, anziché costruire? Fino a quando le rivalità personali fra alcuni personaggi, continueranno a danneggiare il futuro di Molfetta? Come mai non si vuole dare fiducia ai giovani con i fatti, quando la si è proclamata per anni a parole?
Perché non prendere esempio dalla vicenda di Matera, eletta Capitale europea della cultura per il 2019, sconfiggendo fra le altre città anche Lecce. Ebbene, qui il sindaco di Matera di centrosinistra, Salvatore Adduce, non ha esitato a invitare il sindaco di centrodestra della città sconfitta, Paolo Perrone, a una collaborazione,  sottoscrivendo un’intesa, un vero e proprio progetto condiviso, una fusione tra le due idee e anche tra i due team.
Mentre a Molfetta continuiamo a farci del male: a “suicidarsi” saranno proprio i cittadini, come hanno già cominciato a fare negli ultimi 10 anni, contribuendo al crollo e al degrado di una città che era considerata una delle prime della provincia.

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