A Molfetta il docufilm sulla vicenda di Mimmo Lucano e di Riace
Serena Gramizzi e Gabriele Vilardi
MOLFETTA - “Trasformare un’eccellenza in un problema”. Questa potrebbe essere l’estrema sintesi della vicenda di Domenico Lucano, questa la storia di Riace che si intreccia con quella personale del suo sindaco, una vicenda di cui non è ancora stata scritta la parola fine.
Accusato dei peggiori capi di imputazione, condannato per la maggior parte dei capi d’accusa con una pena cumulativa di oltre 13 anni di carcere, pena che grava solo agli assassini o ai reati collegati ad attività mafiose, Domenico Lucano non molla e continua il suo sogno, un’utopia chiamata Riace.
Tutto inizia quando una mano misericordiosa spinge un barchino con profughi curdi sulle spiagge di Riace. Inizia una gara di solidarietà per accogliere famiglie, minori fuggiti dalla disperazione, dalla morte perché nessuno, nessuno, si imbarca su un mezzo di fortuna consapevole di un possibile naufragio se non per sfuggire alla morte.
Mimmo lo sa e inizia ad elaborare un progetto di accoglienza, inizia ad aprire case disabitate e botteghe chiuse, inizia a far rivivere un piccolo centro del Sud, ormai spopolato di quelle belle menti, di quella bella gioventù che deve emigrare per un posto di lavoro. Ed invece Mimmo trasforma la sua utopia in un progetto concreto: case, lavoro, asili dimostrando che, con pochi fondi, si può fare accoglienza ed integrazione a beneficio di tutti. Ma questo cozza con l’idea di accoglienza imposta dalle leggi e per Mimmo inizia una via Crucis giudiziaria che non è ancora conclusa.
“Un paese di resistenza” è il fedele racconto della vicenda. Il documentario è stato prodotto dalla partnership tra produttrici belga, francese e dall’italiana Serena Gramizzi e proiettato, in collaborazione con la sezione Sinistra Italiana e Conterosso Social Club. Dopo venti anni di accoglienza, quando Riace assurgeva a simbolo di integrazione e accoglienza, su Domenico Lucano si abbatte la scure dell’infamia, della calunnia, quella di aver rubato, di aver gestito in maniera fraudolenta i fondi per favorire l’immigrazione clandestina.
Introdotto dall’attivista Gabriele Vilardi, alla presenza di una delle produttrici Serena Gramizzi, il docufilm segue all’opera “Un paese di Calabria”, un sequel che testimonia l’attenzione sempre viva verso la vicenda politica di un paese e personale del suo sindaco, esempio di virtuosità. E non è un caso se i Paesi Bassi e la Francia hanno voluto produrre il film, segno di sensibilità maggiore rispetto al nostro Paese.
Un racconto senza orpelli, con le voci dei protagonisti, coi colori di una terra portata fisiologicamente all’accoglienza, di una terra che ha deluso il compagno Mimmo, amareggiato quando è stato eletto suo successore un sindaco appartenente alla Lega di Salvini, quel ministro dell’Interno assolto dall’accusa di aver bloccato l’approdo della Open Arms, tronfio del fatto di aver bloccato l’immigrazione clandestina.
Lucano rimane ancora in attesa della pronuncia definitiva della Corte di Cassazione ma per noi, per tutti è innocente senza possibilità di appello.
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Autore: Beatrice Trogu