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A Molfetta i rifiuti della Campania? Intervista a Dante Mazzitelli sull’impianto comunale di compostaggio: battaglia legale per la proprietà
15 giugno 2001

Il caso è scoppiato appena qualche giorno fa. “A Molfetta i rifiuti della Campania”: questa la proposta avanzata dall’imprenditore barese Dante Mazzitelli, titolare dell’impresa che ha costruito e ha attualmente in gestione l’impianto di compostaggio dei rifiuti di Molfetta. Destinatario dell’appello (apparso sul “Corriere del Mezzogiorno”) a esportare i rifiuti della Campania per conferirli nell’impianto molfettese, era il governatore Bassolino, al quale Mazzitelli prospettava, inoltre, costi di smaltimento di gran lunga più bassi rispetto a quelli attualmente sopportati dalla regione Campania per inviarli in Germania. D’altra parte, però, le dichiarazioni di Mazzitelli suonavano come pesante rimprovero “all’indifferenza verso le tematiche ambientali” mostrata dai comuni del bacino, responsabili del funzionamento a basso regime dell’impianto. “Ho investito miliardi per realizzare questa struttura così innovativa e tecnologicamente avanzata”, ha detto Dante Mazzitelli, da noi intervistato. La realizzazione dell’impianto, infatti, finanziata con fondi provenienti dal Ministero per l’Ambiente (quindici miliardi), ha comportato costi superiori a quelli previsti: e così, per completare l’opera, l’imprenditore Mazzitelli ha dovuto “rimetterci” oltre un miliardo. Ma è assai curioso e singolare che oggi la base d’asta per l’appalto di un impianto delle stesse dimensioni e dotato di tecnologia persino migliore, sia stimata tra i cinque e gli otto miliardi. “Dopo l’attivazione dell’impianto mi sono inoltre scontrato con il disinteresse diffuso che investe la maggior parte dei comuni in materia di raccolta differenziata e gestione dei rifiuti. Il risultato? Arrivano all’impianto solo 25 tonnellate al giorno di rifiuti contro le 270 che la struttura potrebbe trattare”. In realtà i dati in nostro possesso riferiscono di circa 40 tonnellate di rifiuti altamente selezionati, provenienti dai comuni del nostro bacino e da quello attiguo (BA2), che confluirebbero nell’impianto per essere sottoposti a trattamento di compostaggio. Infatti, i rifiuti (parte organica) destinati a diventare compost vengono raccolti in modo strategico presso i grandi produttori di rifiuti organici (ristoranti, mense, mercati, fruttivendoli, pescherie), e perciò presentano un grado di impurezza (“sovvallo”, parte inorganica e perciò non compostabile) che si aggira intorno al 5 – 10%. “Attualmente la percentuale di sovvallo è dell’ordine del 20 – 30 % – ha continuato Mazzitelli, in contraddizione con i dati a nostra disposizione – anche se la qualità del compost prodotto migliora mese dopo mese e va di pari passo con i miglioramenti acquisiti dalla raccolta differenziata praticata dai vari comuni. E’ da appena un anno che i comuni si sono attrezzati per la raccolta della frazione umida, e alcuni si apprestano ad attuare la raccolta porta a porta che, io penso, segnerebbe un enorme passo in avanti anche per la qualità del compost”. Ma, altra contraddizione nella quale sembra essere caduto l’imprenditore, a Molfetta da due anni ormai (cioè da quando l’impianto di compostaggio è stato attivato), è in atto la raccolta differenziata dell’organico, come è possibile verificare dalla presenza degli appositi cassonetti posizionati soprattutto in prossimità di fruttivendoli e pescherie. L’invito a Bassolino Perché dunque Mazzitelli auspicherebbe l’arrivo a Molfetta dei rifiuti campani ? “Ho lanciato questo appello a Bassolino – ha tenuto a precisare l’imprenditore – per una semplice ragione: non ha senso continuare a pagare costi di gestione assolutamente elevati per un impianto che funziona molto parzialmente”. Tuttavia il decreto legge 500/99 fissa improrogabilmente il termine ultimo oltre il quale non sarà più possibile conferire rifiuti in discarica senza prima averli sottoposti a un pre-trattamento. Dopo il 16 luglio, infatti, le discariche non potranno più accogliere i rifiuti così come sono e nel nostro bacino l’unica struttura che potrebbe pre-trattare i rifiuti è, attualmente, l’impianto di compostaggio di Molfetta che così, dopo il termine fissato dalla legge, potrebbe essere utilizzato innanzitutto come impianto di stabilizzazione dei rifiuti indifferenziati. “Credo che nessuno pensi che ci si possa adeguare alle prescrizioni di questo decreto legge in tempi così brevi – ha aggiunto Mazzitelli – e perciò penso proprio che quel termine sia destinato ad essere prorogato. Del resto l’impianto di compostaggio di Molfetta non è abilitato a trattare rifiuti indifferenziati, anche se a breve intendo fare richiesta alla provincia dell’autorizzazione necessaria. Quel che è certo è che per il momento l’impianto giace in parte inutilizzato e occorrono al più presto provvedimenti opportuni”. Polemica col Comune L’appello rivolto da Mazzitelli alla regione Campania ha scatenato l’ennesimo atto di una polemica evidentemente destinata a continuare ancora a lungo, e che negli ultimi anni ha prodotto anche una complessa e intricata vicenda giudiziaria. Oggetto del contendere, la proprietà dell’impianto rivendicata e dal Comune di Molfetta (del resto così si evince dalla convenzione stipulata nel 1990 tra Comune e impresa Mazzitelli), e, su opposto fronte, da Mazzitelli medesimo. A colpi di accuse e contro accuse, diffide inevase e persino mai notificate, continua a consumarsi uno scontro del quale ancora ignoto resta l’esito, nonostante l’evidenza dei fatti. L’ultimo passaggio della vicenda, quello delle dichiarazioni di Mazzitelli disponibile ad accogliere i rifiuti campani, ha indotto il neo-sindaco Tommaso Minervini a ribadire che: “è il Comune il vero proprietario dell’impianto di compostaggio” e al Comune spetta qualsiasi decisione che riguardi l’utilizzo dell’impianto. In realtà sarebbe legittimo sollevare il problema della proprietà anche in relazione al compost prodotto. Ma Mazzitelli non sembra affatto farsi carico di questo problema e dichiara: “Che fine fa il compost prodotto nell’impianto di Molfetta? una parte l’abbiamo utilizzata per effettuare interventi di ripristino ambientale; altro compost è stoccato nell’impianto”. Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno SCHEDA L’impianto di compostaggio In coerenza con una gestione dei rifiuti che punti a valorizzare il rifiuto, un impianto di compostaggio trasforma i rifiuti organici in compost che, se di buona qualità, può essere venduto e utilizzato in agricoltura come fertilizzante biologico. Il processo di trasformazione consiste nella decomposizione di materia organica in condizioni aerobiche, nelle quali, cioè, entrano in contatto la biomassa e l’aria. Per velocizzare le reazioni di trasformazione è possibile esasperare questo contatto attraverso l’introduzione di materiale organico di una certa consistenza (ad esempio rami secchi) che possa creare una struttura favorevole al passaggio dell’aria. La quantità di compost prodotta generalmente è circa pari a un terzo della quantità di rifiuti trattati. La qualità del compost, invece, è fortemente correlata al “grado di impurezza” dei rifiuti trattati: se cioè il rifiuto organico è inquinato in misura apprezzabile da materiale inorganico, ovviamente il compost ottenuto sarà di bassa qualità. Oltre a un’accurata raccolta differenziata, è possibile selezionare il rifiuto introdotto nell’impianto attraverso vagli meccanici e separatori che sono in grado di “filtrare” il rifiuto e trattenerne la parte inorganica. Il nostro impianto è stato concepito per il trattamento di rifiuti indifferenziati e, essendo dotato di due linee di trattamento (può cioè effettuare due processi di trattamento contemporaneamente), potrebbe essere utilizzato con successo da una parte per produrre compost di alta qualità (adoperando come materia prima la frazione umida proveniente da una raccolta differenziata “mirata”), dall’altra per stabilizzare i rifiuti indifferenziati che in questo modo subirebbero una considerevole riduzione di volume e peso: sarebbero così pronti per lo smaltimento definitivo in discarica, nel rispetto delle ultime prescrizioni legislative in materia di gestione dei rifiuti. Massimiliano Piscitelli SCHEDA 2 Una lunga storia Tutto iniziò undici anni fa. D’allora è stato un continuo susseguirsi di ordinanze disattese, diffide mai evase e richieste ad oggi rimaste inadempiute. A luglio del 1990 il comune di Molfetta affidò la progettazione, la realizzazione e la gestione dell’impianto alle due imprese “Ing. Orfeo Mazzitelli Spa” (impresa capogruppo) e “Newell Dunford Div. Tollemache”. La convenzione stipulata tra il comune e le due imprese concessionarie, venne confermata quattro anni dopo, quando a suggellarla fu il ministero dell’ambiente che tra l’altro fissò il termine (aprile 2000), entro cui l’impresa Mazzitelli avrebbe dovuto consegnare l’impianto di compostaggio all’ente proprietario (il comune di Molfetta). Ancora, ripetutamente dal 1998 è stato chiesto al concessionario di depositare copia del certificato di iscrizione all’albo nazionale delle imprese che possono effettuare attività di gestione dei rifiuti. Mai fatto, nonostante la richiesta, sostenuta anche da diffide, sia stata reiterata più volte. Sta di fatto che il 10 agosto 1999 l’impianto di compostaggio viene attivato e, nel rispetto delle disposizioni regionali, entra in regime di esercizio provvisorio per un periodo che sarebbe durato sei mesi, durante i quali tariffe e modalità di gestione sarebbero state sottoposte a verifica. Anche questo mai accaduto. Al direttore dell’Asm il comune dava facoltà sin dal 1999 di effettuare gli opportuni accertamenti sull’attività dell’impianto. Né mai nelle ordinanze sindacali o regionali è stata mai in dubbio la legittima appartenenza dell’impianto stesso al comune di Molfetta, ente proprietario. E anzi prima ancora della sua attivazione, il sindaco ordinava al concessionario Mazzitelli di fornire all’Asm, al comune, alla provincia e alla regione, i dati quindicinali relativi alla quantità e alla qualità della frazione organica proveniente dalla raccolta dei rifiuti affluiti all’impianto: questo era quanto ordinato anche dal commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Puglia (Di Staso) con l’ordinanza 18/98. E anche questo resta a tutt’oggi disatteso. Ultimo atto prima dell’appello di Mazzitelli a Bassolino è la diffida attraverso cui il Comune di Molfetta rivendica la proprietà dell’impianto; diffida mai notificata allo stesso Mazzitelli per un errore procedurale. Massimiliano Piscitelli
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