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A Molfetta ci sono 11.401 fessi Dibattito sul centro-sinistra
15 luglio 2001

Dopo l’esito delle ultime scadenze elettorali, avevo deciso di non scrivere nulla sull’argomento, prevedendo che altri l’avrebbero fatto con maggiore obbiettività e competenza del sottoscritto. Così non è stato. In seguito alla lettura del numero di giugno, e soprattutto di alcuni interventi, mi sono guardato allo specchio, io, uno dei 11.041 “fessi” che hanno votato Nino Sallustio, mi son detto che qualcosa non funzionava, e ho deciso, immodestamente, di dire la mia. Ringrazio intanto il Direttore per l’ospitalità. Cominciamo dall’antefatto. L’elettorato molfettese, attualmente, può suddividersi sommariamente in tre grandi fasce, più o meno fra loro equivalenti: la prima è stabilmente fedele al centro-sinistra, la seconda al centro-destra, la terza, suddivisa in varie frazioni, segue il suo procacciatore di favori dovunque, ripeto “dovunque”, egli decida di servire onorevolmente gli esclusivi interessi della città. L’esito delle competizioni amministrative è sempre deciso dall’orientamento dei cosiddetti pacchetti di voti. Chiunque governi Molfetta deve tenerne conto, e il suo spessore politico è direttamente proporzionale alla sua capacità di neutralizzarli. Questa è la prima delle “realtà effettuali”che le anime belle della Confraternita dei Delusi farebbero bene a tenere a mente. L’origine prima di tutte le difficoltà, le lungaggini, le inadempienze, le mediazioni, della passate amministrazioni di centro-sinistra risiede nella necessità di “tenere a bada”le richieste, le pretese, i ricatti di coloro che pretendevano contropartite “adeguate” al proprio pacchetto, indipendentemente dai programmi, dalle priorità, dagli accordi precedentemente presi e, sempre più spesso, dalla decenza A fronte di questa continua, devastante pressione che, a parte i sogni, è organica al governo di questa città, e posto di fronte all’alternativa di mollare tutto pochi mesi dopo, si badi bene, il primo insediamento, Guglielmo Minervini, non da solo, decise di onorare il mandato conferitogli fintanto che le redini del carro, del “suo” carro, restassero in ultima istanza nelle sue mani. Ebbene io credo che sia stata una decisione giusta, e che la partita sia stata giocata a un livello accettabile, dato il contesto, di coerenza e di onestà politico-amministrativa. Secondo strappo di capelli dei Confratelli, e Coro dei Purissimi: “Doveva andarsene subito a casa!” Ho sempre pensato che alla base di quelle violente geremiadi ci sia una componente nevrotica. Questi signori mi ricordano quegli adorabili bambini che, avendo chiesto un cono con cioccolato, nocciola e panna, ed avendo il gelataio finito quest’ultima, buttano il gelato in terra, battono i piedi, strabuzzano gli occhi e gridano per ore: “Voglio la pannaaa!” Con la stessa logica un medico, pur avendo la possibilità di guarire un paziente gravemente ammalato, prescrivendogli una terapia moderatamente rischiosa, dovrebbe invece negargliela, per evitare quegli eventuali danni minori. Vale a dire: meglio un bel cadavere che un vivente imperfetto. Proseguiamo. Come è noto, la coalizione di centro-sinistra si è questa volta presentata alle amministrative con liste “pulite” al loro interno, e scartandone altre, prevedibilmente molto consistenti in campo numerico, ma affette dalla sindrome dello Squalo. Per chi non lo sapesse, si tratta di una bestia che non può stare mai ferma, deve cambiare sempre fondali a caccia di prede. Se si ferma è spacciata. Naturalmente, hanno vinto gli altri. Terzo schiamazzo delle zitelle deluse: Ebbene, un risultato che onora i perdenti, una sconfitta che finalmente, e direi provvidenzialmente, ha segnato i confini fra due mondi profondamente diversi, viene invece derisa ed applaudita non dico dalla destra, che ne ha donde, ma nell’ambito stesso della coalizione di centro-sinistra. Una vergogna. Ancora qualche considerazione. Anche se i flussi più consistenti e determinanti per la vittoria di uno schieramento rispetto ad un altro sono quelli sommariamente prima accennati, è comunque probabile, anche se numericamente poco rilevante, che alla vittoria della destra abbia contribuito lo spostamento di quei settori della borghesia che Arcangelo Ficco definisce nel suo intervento “illuminata”. Sulla borghesia meridionale ha scritto molti anni fa parole feroci Gaetano Salvemini. Invito tutti coloro che avessero desiderio di documentarsi in merito, a rileggere quelle pagine terribili. Aggiungerò soltanto questo: almeno da due secoli i Lumi, sono appannaggio politico e culturale della borghesia che sta a sinistra: quindi se a Molfetta esiste una classe sociale di questo tipo, milita nelle file del centro-sinistra e ha votato Nino Sallustio anche nelle ultime elezioni. Su di essa “riposano”, hegelianamente, i valori e le sorti della democrazia molfettese. L’altra, quella inopinatamente folgorata da “effetti di ripulsa nei confronti dell’ultima amministrazione”, se, come prevedibile, ha votato a destra è molto poco illuminata, anzi è perfettamente al buio: e il buio, come si sa, è nero. E di questa zavorra si può fare tranquillamente a meno, a costo di restare dieci anni all’opposizione. Ancora qualche parola sulla lettera a “Quindici” di Giovanni Pani. Francamente, da un intellettuale come lui, e dalla sua formazione, mi sarei aspettato un approccio più cauto al fattore numerico, in tema di legittimazione dei risultati elettorali. Certamente, una volta accettate le regole del gioco, l’esito numerico decide in ultima istanza chi deve governare. Ma la legittimazione formale non sempre coincide con quella etico-politica. Sempre più frequentemente, il denaro messo in campo da uno schieramento, la sua provenienza, lo sfruttamento del bisogno, la debole consapevolezza culturale di larghe fasce di elettori, e tanti altri fattori, possono autorizzare a dubitare della legittimità di un risultato, nel senso sopra indicato. Se i numeri, da soli, non fossero la risultante meramente “tecnica”di una lotta economica e sociale, le più volte impari, che sta a monte, ma la “sostanza” del sistema rappresentativo, Pietro Pansini sarebbe stato “legittimamente”onorevole con i pestaggi dei salveminiani, e Hitler sarebbe stato “legittimamente” Cancelliere con i massacri dei comunisti e dei socialisti. Caro Giovanni, devo essere io a ricordarti le opinioni e gli argomenti di Marx sui numeri della democrazia borghese? Mi avvio alla conclusione. Nelle forze del centro-sinistra molfettese sono in atto delle iniziative che vanno sostenute e incoraggiate. Stupisce però che alcuni promotori di esse fondino il loro progetto su una critica aspra della passata amministrazione e sulle sue gravi manchevolezze, scoperte soltanto due minuti dopo l’esito delle elezioni. Quanto al rapporto fra partiti e movimenti, e sulla necessità in questa fase di privilegiare i primi, il tema è complesso e merita ben altro spazio. Ritengo comunque, in merito al noto tormentone consolatorio che si ripete dovunque, che non è possibile svuotare ciò che è già vuoto. Concludo con un saluto affettuoso a Peppino Panunzio. L’esordio del suo intervento alla riunione inaugurale di “Rinascere”, ed il suo irresistibile accenno ai mani di Samuel Beckett e del suo Godot aleggianti su quella manifestazione, costituiscono la conclusione più degna della trascorsa fiera dell’infantilismo e dell’ipocrisia. Ignazio Pansini
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