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7 Luglio 2006: 14 anni fa veniva ucciso il sindaco Gianni Carnicella Questa mattina cerimonia commemorativa al Comune
07 luglio 2006

MOLFETTA - E' una ferita che a distanza di 14 anni non accenna a rimarginarsi. Il 7 luglio del 1992, quattordici anni fa, veniva brutalmente ucciso sulle scale del Comune, con un colpo di arma da fuoco esploso dal fucile di Cristoforo Brattoli, Gianni Carnicella, all'epoca sindaco della città e segretario provinciale della Democrazia Cristiana. L'episodio sconvolse l'opinione pubblica cittadina, avendo una eco nazionale, e lanciò un'ombra sinistra sul livello di degrado etico e civile che Molfetta stava raggiungendo oltre che sulla pericolosità di un variegato mondo criminale che inquinava pesantemente la vita della città. Contro tutto questo e contro una certa protervia di chi riteneva di poter condizionare anche le scelte delle istituzioni, Gianni Carnicella si battè con tutte le sue forze, fino al punto di pagare, con la sua stessa vita, il prezzo più alto. Questa mattina, come ogni anno, si è svolta ai piedi delle scale su cui Gianni Carnicella fu colpito a morte, la cerimonia commemorativa alla presenza della famiglia e delle più alte cariche civili e militari. E' stato il primo cittadino, Antonio Azzollini (nella foto accanto alla moglie ed alle sorelle del compianto Carnicella) , a ricordare con un intenso e commosso discorso la figura dell'ex sindaco della città ed il valore del suo estremo sacrificio: “Porterò con me sempre vivo – ha detto Azzollini – il ricordo dei nostri memorabili scontri in Consiglio Comunale cui seguivano, poi, altrettanto memorabili riconciliazioni notturne, fuori dalla massima assise cittadina. Non avrei mai potuto immaginare che il tutto potesse essere troncato in quel modo. L'augurio che faccio è che, sempre, chi la pensa in maniera diversa da noi possa essere visto come un avversario politico, cui portare il massimo rispetto, pur nella diversità di opinioni, e mai come un nemico. Così accadeva tra me e Gianni”. Il sen. Azzollini ha anche voluto esprimere un impegno per la sua neonata amministrazione: “Ci sforzeremo di proseguire sul percorso di rigore, onestà e competenza amministrativa tracciato da Gianni Carnicella, cercando di ispirare la nostra azione al suo esempio. Non so se ci riusciremo, ma è quello che anche lui avrebbe voluto per permettere a Molfetta (città che amava) di andare avanti e di progredire nell'interesse della comunità”.
Autore: Giu. Cal.
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Credo che per ricordare Gianni Carnicella serva anche conoscere i fatti e i tanti nodi da sciogliere ancora.Molti ancora oggi non conoscono i fatti e i protagonisti dell'intera vicenda. Alle 14.30 del 7/7/92 il dott. Carnicella, Sindaco della Città di Molfetta, veniva raggiunto da un colpo di fucile a canne mozze ad opera di Brattoli Cristoforo. All'origine del grave fatto di sangue vi fu l'organizzazione di un concerto del cantante napoletano Nino D'Angelo e che tale ultima iniziativa, a sua volta. scaturì da una scommessa intervenuta tra lo stesso Brattoli ed alcuni esponenti di quel mondo variegato (e spesso ai margini della legalità) che in Molfetta andava comunemente sotto il nome di " Piazza Paradiso". L'imputato era " titolare di un'avviata azienda denominata "Trasporti e Servizi Palcoscenici Centro Sud", attrezzata per l'allestimento di palcoscenici per pubblici spettacoli. L'idea del concerto nasce in una festa privata di tale Fiore Alfredo (esponente di spicco della criminalità locale) ed altri convenuti che nell'occasione avevano posto in dubbio le capacità organizzative del Brattoli, sfidandolo a portare a Molfetta, il cantante Nino D'Angelo. Per l'organizzazione di tale concerto era stata costituita una società di cui facevano parte oltre che alcuni esponenti della " variegata realta di Piazza Paradiso" anche un esponente politico della Democrazia Cristiana, tale Saverio Petruzzella (subentrato come consigliere comunale al defunto Sindaco Carnicella in quanto primo dei non eletti nella lista della D.C.) La macchina organizzativa parte con la stipula del contratto per la prestazione artistica il 15/6/92, tra il Brattoli e l'impresario del cantante. Il concerto doveva tenersi nel campo sportivo del locale Seminario Regionale in data 18/7/1992. I problemi cominciano quando la Curia Vescovile richiama il reggente del Seminario affinchè annulli il concerto. Il responsabile del seminario, don Sergio Vitulano, è costretto dai propri superiori a far " saltare " il concerto e si rivolge al Sindaco Carnicella implorando il suo intervento affinchè lo aiutasse a tirarsi fuori dal " brutto guaio " in cui si era cacciato. In particolare don Sergio Vitulano, voleva che il Sindaco non autorizzasse il concerto in modo da non essere lui ad opporre un rifiuto al Brattoli. Nel contempo il Comandante della locale Stazione dei Carabinieri, M.llo Vito Lovino, con nota del 23.6.92, indirizzata alla Questura e al Sindaco, esprimeva parere nettamente contrario al concerto per ragioni di inidoneità del luogo prescelto (situato in pieno centro cittadino) e per motivi di ordine pubblico (prevedendosi l'afflusso di malavitosi anche dai paesi limitrofi, potendo l'evento costituire occasione di pericolosi contatti tra le diverse organizzazioni criminali). Il Brattoli cerca altre soluzioni per svolgere il concerto, e chiede informalmente al Sindaco, per il tramite di altre conoscenze, di utilizzare un altro campo sportivo cittadino o quello della vicina città di Giovinazzo. Tenta anche la strada della Prefettura; si reca personalmente con un impiegato del Comune di Molfetta e, con un biglietto di " presentazione" del Sen. De Cosmo tenta di ottenere l'uso della struttura comunale "Campo Petrone" che non aveva ancora l'agibilità. Nella mattinata del 7.7.92 di ritorno dalla Prefettura, con esito negativo, tenta ancora di coinvolgere don Vitulano per intercedere presso il Sindaco Carnicella ed ottenere il campo Paolo Poli di Molfetta. I tentativi si protraggono senza alcun esito per tutta la mattinata fino alle 14.30 quando il Brattoli attende il Sindaco fuori dal Palazzo di Città, preleva dalla sua autovettura un fucile a canne mozze, lo impugna con entrambe le mani, punta il fucile prima verso l'autista del Sindaco, invitandolo ad allontanarsi, poi verso il Sindaco esplodendo un solo colpo a due metri di distanza dalla zona inguinale destra del Dott. Carnicella, che muore qualche ora dopo. Chi era ed è Cristoforo Brattoli, assassino del Sindaco Carnicella? Il Brattoli dopo un periodo giovanile decisamente turbolento e contrassegnato da numerosi precedenti penali, era riuscito a riscattarsi, creando dal nulla una azienda ben avviata e potendo contare sulla conoscenza ed amicizia con vari esponenti politici locali. Di tali amicizie il Brattoli ha fatto vanto anche in dibattimento, assumendo di aver curato la campagna elettorale di noti esponenti della D.C. locale ed affermando orgogliosamente di "essere di casa" nel Comune di Molfetta. Cristoforo Brattoli non aveva compreso che con il sindaco Carnicella era cambiata l'aria che si respirava in Comune, il capo Gabinetto Dott. Mezzina avendo in sede processuale riferito di coraggiose iniziative assunte dal dott. Carnicella con riferimento a fenomeni che i precedenti amministratori avevano lasciato marcire. Con l'avvento del Sindaco Carnicella, quindi, la correttezza dell'azione amministrativa, il rispetto della legalità e la trasparenza avevano soppiantato antiche pratiche di dubbia legittimità. La nuova atmosfera non era evidentemente gradita al Brattoli( ed a quanti, al pari di questi, del collateralismo avevano fatto la loro fortuna) ed al riguardo non possono tacersi le lontane responsabilità di altri, essendo evidente che l'imputato giammai avrebbe avanzato così assurde pretese se chi ne aveva la possibilità gli avesse a tempo debito chiuso la porta in faccia, anziché piegarsi per meschini tornaconti elettorali. - La celebrazione del dibattimento ha suffragato il convincimento che il Sindaco Carnicella fosse troppo solo in quel Palazzo e che la solitudine sia stata sua fedele ed unica compagna fino al momento estremo della morte.- Queste sono alcune note tratte dalla sentenza del processo del 3 novembre 1993. Rileggendo oggi gli atti processuali, contestualizzando quello che è accaduto pochi mesi dopo la conclusione del processo (vedi le operazioni antidroga "Primavera" e "Reset" che hanno portato in carcere circa 130 persone legate anche a quel mondo variegato di Piazza Paradiso", le rivelazioni del pentito Salvatore Annacondia, le stesse amare considerazioni che oggi la vedova e i familiari del Sindaco Carnicella esprimono, devono portare alla lucida riconsiderazione dell'esito del processo. L'omicidio Carnicella è stato dimenticato dalla città e da quella parte politica direttamente coinvolta perché faceva comodo pensare all'azione del Brattoli come un gesto sconsiderato e isolato di chi doveva difendere il proprio prestigio ed onore personale. Perché i giudici e gli inquirenti non hanno ritenuto di approfondire alcuni aspetti emersi nel dibattimento, l'interessamento di alcuni politici alla richiesta del Brattoli? Perché non sono stati interrogati tutti i protagonisti della "scommessa", che poi costituiscono una società per organizzare il concerto? Sembra strano che un gruppo di persone lanci la sfida-scommessa al Brattoli per avere la presenza di Nino D'Angelo a Molfetta, mettendo sul tavolo il pagamento di una cena per quaranta persone, in caso di perdita del Brattoli, e poi s'impegna direttamente nell'organizzazione del concerto? Potrebbe essere più verosimile che quel concerto rappresentava il salto di qualità della criminalità locale che doveva investire e riciclare il danaro proveniente dalle attività illecite di alcuni personaggi coinvolti nell'organizzazione? Il Brattoli e i politici che lo aiutavano erano forse le carte credenziali per far passare l'operazione come un normale evento artistico, che ha trovato alcuni impedimenti contingenti non previsti. Il concerto doveva farsi ad ogni costo e chi l'avesse impedito doveva pagare ad ogni costo. Matteo d'Ingeo



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