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30° Convegno Molfettesi nel Mondo: emigrati, amore e attaccamento alla città di Molfetta Cerimonia di inaugurazione del convegno. Bisceglie: anche Molfetta ha nostalgia dei suoi cittadini emigrati nel mondo. Uva: emigrazione giovanile, nuova piaga sociale
30 agosto 2011

MOLFETTA - Sembrano ormai lontani i tempi dell’emigrazione che caratterizzarono il XIX e il XX secolo, eppure gli echi di quegli spostamenti passati s’infrangono nel nostro tempo con un sentimento misto di orgoglio, insofferenza e nostalgia della propria terra d’origine. È così che la nostra Patria ha visto partire migliaia di cittadini che, muniti di una valigia di cartone e un bagaglio carico di speranze, hanno cercato altrove fortuna. 
È stato questo l’argomento principale che ha contraddistinto il XXX Convegno organizzato dall’Associazione «Molfettesi nel mondo» in onore degli emigranti che tornano a far visita alla propria città e dedicato al commendator Rodolfo Caputi (fondatore dell’Associazione) e a don Tonino Bello. L’incontro, patrocinato dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Bari e dal Comune di Molfetta, si è fregiato della partecipazione dei Dirigenti dell’Associazione, nonché del vicesindaco Pietro Uva.
Ad inaugurare il Convegno è stato il consigliere dell’associazione Gaetano Caputi, responsabile per i rapporti esterni, che ha rimarcato la necessità di stringersi intorno all’idea dell’identità culturale che lega i molfettesi e pertanto, «far riprendere quota» al desiderio che ha animato la volontà del fondatore dell’associazione.
Anche il presidente Francesco Pappagallo e il segretario Luigi Bisceglie, dopo aver salutato sentitamente gli emigranti molfettesi presenti, hanno sottolineato come il filo rosso che lega tanti molfettesi residenti in diversi continenti sia proprio il connubio di amore e attaccamento alla propria città. L’intervento del segretario dell’associazione ha evidenziato anche come la città di Molfetta abbia nostalgia dei propri cittadini emigrati nel mondo, definendoli «ambasciatori dei valori della città».
Un’ulteriore riflessione è stata condotta dal vicesindaco Pietro Uva, che ha ricordato come il fenomeno dell’ emigrazione è fatto dagli emigrati: uomini in carne ed ossa che con le loro storie, le loro speranze, le loro paure e debolezze, i loro diritti (e i loro doveri), la loro creatività, la voglia di rendersi utili, hanno dovuto affrontare tante peripezie per cercare lavoro e inserirsi in un nuovo contesto sociale, a loro del tutto estraneo. Ha inoltre fatto riferimento alla «convivialità delle differenze» di cui sempre parlava don Tonino, trovando in queste semplici parole la spinta per «trovare forme e sistemi per cercare di integrare i cittadini nel mondo costretti a lasciare la propria casa per cercare un posto che offra migliori opportunità».  
Non si è trascurato nemmeno il tema scottante dell’emigrazione giovanile, che oggi risulta essere una nuova piaga sociale, che potrebbe essere ridotta «movimentando la ricerca e sfruttando al meglio le potenzialità dei nostri intellettuali».
In ultimo, ci sono stati gli interventi di Tommaso Minervini, ex sindaco della città che per primo promosse il «Molfetta Day», e di Don Ignazio de Gioia, segretario particolare di don Tonino. A seguire è stato realizzato un concerto lirico classico\\napoletano eseguito dall’Associazione culturale e lirica «Respa».

© Riproduzione riservata
 
Autore: Angelica Vecchio
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