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Una lezione di storia all'Aneb di Molfetta: come i piemontesi soppressero il Regno delle Due Sicilie, eccellenza in Europa
Le bugie dei libri scolastici sulla questione meridionale e sull'emarginazione del Mezzogiorno voluta dai settentrionali
13 gennaio 2016
MOLFETTA
- Da circa 150 anni i testi scolastici e i media nazionali hanno diffuso notizie alterate e disinformazioni vergognose sulla storia dell’invasione militare del Regno delle Due Sicilie, allora Stato libero ed indipendente. Nel 1860 contava poco più di 9 milioni di abitanti e – a differenza di quanto si possa oggi pensare o conoscere – era considerato in campo economico al primo posto in Italia ed al terzo in Europa. La moneta circolante era pari a circa 443 milioni di lire, oltre il doppio di tutte le altre valute circolanti nella penisola italiana. Per contro il Piemonte possedeva solo 20 milioni di lire. Ma di questa “verità” così come della lunga quanto sanguinosa “Resistenza del Sud” non si è mai fatto cenno nei libri di storia nelle scuole italiane. A fornire un focus chiarificatore sulla questione ci ha pensato la presidente dell’Aneb - prof.ssa
Annetta La Candia Minervini
–
attraverso l’organizzazione di un incontro presso la sede dell’associazione con la prof.ssa
Maria Luisa Grassi
(foto). Una vera e propria
lectio magistralis
, un excursus storico dal 1816 sino al 1861 alla scoperta dei primati che hanno caratterizzato il Regno Delle due Sicilie. Avvalendosi di autorevoli fonti di ricerca, la professoressa Grassi ha ricordato come in quel periodo Napoli rappresentasse il faro d’Europa sotto molti punti di vista. Infatti già dal 1818 l'industria tessile (seta, cotone e lana) e quella metalmeccanica (ferriera di
Mongiana
)
erano i due principali settori trainanti dell'economia duosiciliana, tanto che molti stranieri trovarono conveniente investire nel Regno.
Gli addetti alle grandi industrie erano 210.000 in quasi 5.000 opifici e costituivano circa il 7% della popolazione attiva. La politica industriale era stata insomma lungimirante e coerente, anticipando di un secolo in Italia la formula dell'iniziativa pubblica nell'industria. Per quanto riguarda la vita economica, i prezzi erano estremamente stabili e il Governo era sempre attento a garantire sia un'attività produttiva redditizia sia paghe adeguate al contesto socioeconomico. Rarissime erano le emigrazioni, poiché la disoccupazione era molto limitata.
Anche il settore agricolo decollò, aumentando del 120% la sua produttività e favorendo così risorse alimentari disponibili sia per la manodopera dell'industria sia per l'aumento della popolazione. Si iniziò a produrre il pomodoro San Marzano e insieme esplose la rivoluzione del gusto che si incentrò nel consumo di prodotti quali la pizza e gli spaghetti – ancora oggi portabandiera del gusto italiano. Un ulteriore primato è rappresentato dalla flotta mercantile, la prima d’Italia e seconda in Europa solo dopo quella inglese.
E ancora. Fu inaugurata la prima nave a vapore dell’Europa continentale e il primo transatlantico a vapore d’Italia. Nel Regno delle Due Sicilie venne anche inaugurata la prima
Compagnia di Navigazione del Mediterraneo
e conseguentemente il primo Codice Marittimo, redatto nel 1781 per il Regio Governo da
Michele De Jorio
, giurista di Procida. Inoltre i regnanti borbonici furono all’avanguardia anche per quanto riguarda quel che oggi definiamo
welfare state
. Dopo la caduta di
Napoleone
, l’unico a lasciare in vigore i codici francesi fu il sovrano
Ferdinando I
, il quale incaricò alcuni giuristi meridionali di rielaborarli e nel 1819 venne alla luce il
Codice per lo Regno delle Due Sicilie
,
che pose il Regno al primo posto anche dal punto di vista giudiziario e civile, in quanto grazie a quel testo fu instaurato il primissimo
sistema pensionistico
.
Da non sottovalutare – come ha ricordato la professoressa Grassi – la rivoluzione musicale che investì il periodo borbonico. Di fatti nel 1737 fu edificato a Napoli, per volontà di
Carlo di Borbone
il quale donò alla struttura un fondo di 2.500 ducati, uno dei più importanti teatri d’Europa. Si tratta del
Real Teatro di San Carlo
,
costruito in soli 270 giorni, il più antico teatro d’opera tutt’ora attivo in Europa. Si investì molto anche in cultura attraverso la realizzazione del
museo archeologico
e dell’
officina dei papiri.
Riaffiorò il gusto per la classicità e si prestò grande attenzione ai siti di Pompei ed Ercolano con una sovvertimento di gusto che si tramutò anche in un rinnovato stile architettonico di cui capofila fu Luigi Vanvitelli.
Anche il processo di civilizzazione subì una forte impennata e nelle case dei più abbienti entrò l’acqua calda, il bidet e un moderno water con annesso sistema di smaltimento delle feci. All’apertura di un’industria del corallo e allo sviluppo della produzione vetraia e di cristalli, fecero seguito una serie di migliorie che portarono alla crescita del regno.
Ma il periodo borbonico, per contro, non rappresentò in toto un’isola felice e - quando nel 1861 il Regno delle Due Sicilie cessò di esistere – la conquista piemontese fece leva sulle falle di quel sistema per capovolgere la situazione a tal punto da dar vita alla cosiddetta “questione meridionale”. Fu così che nacque un movimento di uomini e di idee che lottò per ridare lustro ad un Mezzogiorno martoriato e sfruttato. Il movimento prese il nome di “Meridionalismo”. E come ha ricordato la prof.ssa Annetta La Candia Minervini – a conclusione dell’incontro – è stato utile approfondire l’argomento al fine di arginare la retorica risorgimentale che ha rovinato la cultura mettendo in luce, in maniera equa e con onestà intellettuale, pregi e difetti di un governo che ha guidato l’Italia meridionale in un periodo storico importante per la formazione storica, civile ed etica del nostro amato Paese. © Riproduzione riservata
Autore:
Angelica Vecchio
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Il Capo dei topi
19 Gennaio 2016 alle ore 18:15:00
Tranquilla Angelina, abbiamo già provveduto noi topi a masticare il Liborio. Squit.....squit!!!
Rispondi
Sahara
15 Gennaio 2016 alle ore 10:54:00
Non dimentichiamo il dottor Pino Aprile, il primo a scrivere e far sapere la "VERA"- "UNICA" Storia di tutto quello che è stato fatto perchè gli ITALIANI del Sud diventassero Meridionali. GRAZIE.
Rispondi
L'incendiario
15 Gennaio 2016 alle ore 10:48:00
...e meno male, meno male che non c'è Nerone, in questo martoriato Meridione!
Rispondi
angelina
15 Gennaio 2016 alle ore 01:01:00
....finalmente si incomincia a parlarne.....e dovremmo togliere subito la statua di garibaldi dal corso e cancellare il nome di liborio romano dalla toponomastica cittadina...
Rispondi
Eredi della Storia
14 Gennaio 2016 alle ore 10:04:00
Un elogio particolare va alla professoressa Marialuisa Grassi per aver riportato alla luce un'importante pagina di storia colpevolmente oscurata. Ancora oggi la verità storica è confusa con "fede politica" e negata proprio da chi dovrebbe essere al di sopra delle parti. Ringraziamo la professoressa e tutti i cittadini molfettesi che con le loro donazioni stanno arricchendo l'archivio storico dell'Ass. Eredi della Storia e Fondazione A.N.M.I.G., affinchè gli eroi d'Italia possano avere il giusto posto nella storia.
Rispondi
Cadillac
13 Gennaio 2016 alle ore 10:54:00
Bugie? M E N Z O G N E!!!!! Menzogne storiche, culturali, sociali, amministrative. E' ora di dire la verità, le future generazioni devono sapere.
Rispondi
Pinuccio Delle Bombole
13 Gennaio 2016 alle ore 10:54:00
E che dire di un tale e dei suoi mille tagliagole che hanno perpetrato un vero e proprio genocidio, alla stregua di un milosevic qualsiasi e di cui ahimè! abbiamo una statua o una via in ogni dove? Altro che risorgimento! Al Sud dovremmo chiamarlo con il suo vero nome: Annientamento.
Rispondi
Professor Occultis
13 Gennaio 2016 alle ore 10:49:00
Hanno disinformato e imbrogliato intere generazioni, e ora di cambiare del tutto i libri di testo in cui si parla della questione meridionale. Scrivere e dire la verità, rivalutare e onorare la memoria di coloro i quali furono tacciati di "briganti": erano "PATRIOTI". Senza nessuna rivalsa, solo per verità storica.
Rispondi
Il sonnambulo
13 Gennaio 2016 alle ore 06:37:00
Perchè la storia è stata scritta sempre dai vincitori, falsata da testimonianze molto filtrate dal vaglio del potere, dell'informazione e dal caso. Sarebbe tutta da rivedere ma, oramai, non interessa più a nessuno, è tutto cambiato, troppo tempo è passato. Molti "Tradimenti" sono stati definiti "Storia" e tali restano.
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